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Grande Solenghi alias Villaggio

È stata un’ora e mezza di risate, sorrisi, ricordi che nemmeno Tullio Solenghi, unico protagonista sulla scena arrivato sul Palco del Carcano per “leggere” Fantozzi in “Una serata pazzesca” riusciva a concludere. E così quell’ora e mezza si è dilatata e nella mente e nei ricordi dei meno giovani sono sfilate le immagini di Paolo Villaggio, di Fantozzi il suo personaggio o alias, ma insieme anche di un grande Solenghi con i suoi amici del Trio, di altri ricordi “comprimari” tutti legati a Villaggio, a Genova, ad un cabaret televisivo che forse non c’è più. Solenghi ha letto brani dei libri di Paolo Villaggio che sbancarono le classifiche dei librai negli anni 70 superando persino Calvino in Russia. In quelle pagine c’era già Fantozzi, nella sua enorme tragicità comica e c’era Villaggio, “un mostro” di ironia e di grandezza scenica come lo definisce l’amico e discopolo Solenghi. C’è l’imitazione di Fantozzi e quella di Villaggio scanzonato ed eccessivo persino quando faceva il presentatore in tv, o quando andava a ritirare un premio con altri amici in kaftano. Un Villaggio che poteva permettersi di prendere in giro chiunque perché prendeva in giro se stesso. «Potrò dirmi felice solo quando realizzerò nella mia vita l’ironia», ha detto lo stesso Solenghi. Un’ironia che come diceva Pirandello è sentimento del contrario ma che proprio perché genera il riso, fa riflettere. E così Solenghi racconta episodi di vita reale ai limiti del paradossale i cui protagonisti sono Raimondo Vianello, Villaggio stesso, il trio e la grande Anna Marchesini. Non c’è che dire: Solenghi ha reincarnato per una sera Villaggio, il suo maestro e mentore, ma soprattutto ha dimostrato di essere un grande istrione.

di laura Marinaro

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