Frosinone, Il nuovo edificio comunale sarà a Palazzo Munari
L'Amministrazione ha acquisito l'ex sede della Banca d'Italia e conta di inaugurare entro la tarda Primavera
Frosinone, “Con l’acquisizione di Palazzo Munari, ex sede della Banca d’Italia – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – la città sana, almeno in parte, la profonda ferita inferta, nel 1943, dai terribili bombardamenti che devastarono l’intero territorio, distruggendo anche il palazzo comunale, da sempre punto di riferimento per tutta la cittadinanza, simbolo della storia e delle tradizioni di un intero popolo. Diviene, quindi, emblematica e significativa la scelta dell’amministrazione comunale di ricollocare nel centro storico il nuovo palazzo comunale, restituendo alla città ciò che le venne tolto e cancellato da quel bombardamento”.
L’11 settembre costituisce, infatti, una data connotata drammaticamente per il capoluogo ciociaro: a partire dall’11 settembre 1943, infatti, il capoluogo registrò ben 56 bombardamenti alleati, fino a tutto maggio dell’anno successivo; a qualche chilometro di distanza, nel febbraio 1944, invece, si registrava il bombardamento alleato sull’abbazia di Montecassino, ritenuta, a torto, occupata dai tedeschi. Frosinone, per l’ottanta per cento, fu rasa al suolo, tanto da far esclamare ai soldati canadesi appartenenti al Loyal Edmonton Regiment in un messaggio al proprio comando, il 31 maggio del 1944: “La città è vuota e in rovina!”. A guerra conclusa, Frosinone risultò il capoluogo di provincia più devastato in rapporto al numero di abitanti ed al patrimonio edilizio.
Lo scorso novembre, l’amministrazione Ottaviani e l’istituto di via Nazionale hanno siglato l’atto notarile che ha sancito l’acquisizione dell’immobile all’interno del patrimonio del Comune di Frosinone con la formula del rent to buy: Frosinone, dunque, diventa la prima amministrazione in Italia ad adottare tale formula per una sede istituzionale e, in particolare, per il palazzo comunale. Tale tecnica finanziaria permette una combinazione di un contratto di locazione e acquisto, attraverso lo scomputo dei canoni annuali, corrisposti in acconto del prezzo.
All’interno della nuova casa comunale di piazzale Vittorio Veneto (con una superficie direzionale di circa 2000 mq, 500 mq per residenze e 300 per archivi), troveranno posto, al primo e secondo piano, alcuni uffici amministrativi; al piano terra, invece, saranno ubicate l’aula consiliare, la sala espositiva e la pinacoteca, aperte al pubblico. In quelli che, un tempo, erano i caveau della Banca, sarà realizzato l’archivio comunale.
L’edificio dispone anche di una ampia terrazza che domina la vallata circostante, dal quale si può ammirare una vista che comprende i diversi comuni del circondario. L’area, che presenta anche una torretta, a emergenza sanitaria conclusa, potrà ospitare eventi e potrà anche essere visitata liberamente da quanti vorranno godere del suggestivo panorama che offre. L’inaugurazione ufficiale, con l’apertura al pubblico – compatibilmente con il periodo di emergenza sanitaria – è prevista per la prossima tarda primavera.
Costruito a partire dal 1854, il palazzo della Banca d’Italia ha ospitato gli uffici del principale ente finanziario del Paese, fino alla chiusura avvenuta nel 2008. Già sede dei gendarmi pontifici, fino alla seconda guerra mondiale (nel corso della quale ha riportato, come tutto il territorio comunale, ingenti danni, senza ricevere poi aiuti dal governo per la successiva ricostruzione) ospitava la caserma dei reali carabinieri. La collocazione dell’edificio voluta dall’istituto di via Nazionale non sorprende: dalla prima sede in Firenze alle successive acquisizioni di edifici, le filiali della Banca d’Italia sono state sempre collocate nei punti più rappresentativi delle città, in palazzi storici che annoverano elementi architettonici e artistici di pregio. Nelle costruzioni edificate all’inizio del secolo scorso la Banca, basandosi sul linguaggio costruttivo e decorativo del periodo, ha inteso trasmettere un’immagine di sobrietà e solidità, di bellezza austera, che poco o nulla concedeva allo sfarzo, ma era sempre intimamente legata alla storia economica, sociale e culturale delle città e al prestigio dell’Istituzione.
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