L’Intelligenza Artificiale ha preso il controllo degli Studi Dentistici: evoluzione o pericolo?
A cura del Dottor Luigi Russo - Odontoiatra
L’Intelligenza Artificiale ha preso il controllo degli Studi Dentistici: evoluzione o pericolo?
Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale ha compiuto passi da gigante, arrivando a ricoprire ruoli che, fino a poco tempo fa, erano prerogativa esclusiva degli esseri umani. Oggi non è più fantascienza immaginare uno studio dentistico gestito interamente da AI, senza la presenza di personale umano. Dalla segretaria all’assistente alla poltrona, fino al dentista stesso, tutto è sotto il controllo di umanoidi perfettamente programmati.
L’efficienza di questa innovazione è indiscutibile. Un dentista AI non arriva mai in ritardo, non ha bisogno di fare pause, non si ammala e soprattutto è aggiornato in tempo reale sulle più recenti terapie e tecniche odontoiatriche. Le diagnosi vengono elaborate in pochi secondi, con una precisione che riduce al minimo il margine di errore. L’intero studio funziona come un meccanismo perfetto: gli assistenti AI accolgono i pazienti con cortesia impeccabile, registrano i dati in un istante e preparano la sala operatoria con un’anticipazione millimetrica delle esigenze del medico. La sterilizzazione degli strumenti è automatizzata, l’igiene è sempre impeccabile e il rischio di contaminazione è praticamente azzerato. Insomma, un mondo in cui l’errore umano è stato completamente eliminato.
Eppure, per quanto tutto sembri straordinario, c’è un prezzo da pagare. Il primo e più evidente è la totale assenza di empatia. Un sorriso programmato, per quanto realistico, non trasmetterà mai lo stesso calore di un sorriso spontaneo. Un paziente ansioso che entra nello studio non troverà un dentista in grado di rassicurarlo con una battuta o uno sguardo comprensivo, ma solo una macchina che, per quanto avanzata, non prova emozioni. Questo può creare una distanza emotiva difficile da ignorare, soprattutto per chi ha paura del dentista e avrebbe bisogno di un contatto umano per sentirsi a proprio agio.

C’è poi la questione della flessibilità. Un umanoide è perfetto nel seguire protocolli e procedure standardizzate, ma cosa accade di fronte a un imprevisto? Un’intelligenza artificiale potrebbe impiegare troppo tempo a elaborare una soluzione in caso di emergenza, mentre un medico umano si affiderebbe alla sua esperienza e al suo intuito per prendere una decisione immediata. Inoltre, per quanto sofisticati, i sistemi informatici non sono infallibili: un malfunzionamento o un errore nel codice potrebbero bloccare l’intero studio, senza possibilità di intervento se non da parte di un tecnico specializzato.
Ma forse l’aspetto più inquietante è la perdita del rapporto umano tra medico e paziente. Andare dal dentista non è solo una questione di cura fisica, ma anche di fiducia. Sapere che il proprio medico è una persona, con esperienza e sensibilità, crea un legame che va oltre la semplice esecuzione di un trattamento. Un mondo in cui anche la medicina è completamente automatizzata rischia di diventare freddo e impersonale, trasformando il paziente in un semplice numero in un database.
Quindi, il futuro sarà davvero fatto solo di AI?
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