Roma, scontri al corteo Pro-Pal: due arresti e oltre 40 feriti tra le forze dell’ordine.
Roma, 5 ottobre – Si è conclusa con scontri, arresti e decine di feriti tra le forze dell’ordine la manifestazione Pro-Palestina che si è svolta nella Capitale. Al termine del corteo, degenerato in violenti tafferugli, la Questura di Roma ha fermato 262 persone, di cui due arrestate per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Due arresti per violenza e resistenza
Secondo quanto riferito dal Ministero dell’Interno, dopo i primi approfondimenti investigativi, due dei soggetti fermati – entrambi provenienti da altre province – sono stati arrestati su disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Le accuse nei loro confronti sono gravi: violenza e resistenza a pubblico ufficiale, commesse nel corso delle azioni che hanno provocato gravi turbative dell’ordine e della sicurezza pubblica. Durante il fermo, i due avrebbero tentato di sottrarsi agli agenti scagliando contro di loro elementi dell’arredo urbano, tra cui una sedia.
La loro posizione è ora al vaglio degli inquirenti e sarà oggetto di ulteriori approfondimenti, anche grazie alla straordinaria mole di immagini acquisite dalla Digos della Questura di Roma. Il materiale video e fotografico costituirà la base per individuare altri responsabili delle violenze.

Scontri e bilancio dei feriti
Il bilancio degli scontri è pesante. Secondo i dati ufficiali diffusi in serata, 41 appartenenti alle forze dell’ordine sono rimasti feriti durante gli incidenti: 35 agenti della Polizia di Stato, 3 operatori della Guardia di Finanza, 2 militari dell’Arma dei Carabinieri e uno della Polizia Penitenziaria.
Tutti hanno fatto ricorso alle cure mediche dopo essere stati colpiti da oggetti contundenti, pietre e petardi lanciati da gruppi di manifestanti. Le autorità parlano di “gravi comportamenti violenti e illegali” messi in atto da frange estremiste che si sono infiltrate nel corteo.
Le violenze al termine del corteo
Gli scontri più gravi si sono verificati nella fase finale della manifestazione, quando un gruppo composto da alcune centinaia di persone, incappucciate e con il volto travisato, ha tentato di dirigersi verso il centro storico della Capitale, puntando ad alcuni obiettivi sensibili.
Le forze dell’ordine sono intervenute rapidamente, bloccando i facinorosi tra piazza Santa Maria Maggiore e via Lanza. Tutti sono stati identificati e successivamente rilasciati, mentre proseguono le verifiche per accertare eventuali responsabilità penali.
Complessivamente sono 262 le persone identificate: per tutte sarà valutato il deferimento all’autorità giudiziaria per reati che vanno dal danneggiamento all’adunata sediziosa, fino alla resistenza a pubblico ufficiale.

Auto incendiate e cassonetti in fiamme
Nelle successive fasi di deflusso, la situazione è nuovamente degenerata. Diversi gruppi di facinorosi appartenenti alla frangia antagonista hanno dato alle fiamme due autovetture e incendiato numerosi cassonetti. Altri hanno lanciato oggetti contundenti e petardi contro gli agenti in assetto antisommossa.
Per questi episodi, 12 persone sono state fermate, sottoposte a fotosegnalamento e avviate al deferimento all’autorità giudiziaria per gli stessi reati contestati ai due arrestati principali.
Le indagini della Digos
La Digos di Roma ha già avviato un intenso lavoro di analisi delle immagini raccolte durante e dopo il corteo. Si tratta di un archivio imponente, composto da riprese video, filmati di sorveglianza e materiale multimediale fornito anche da testate giornalistiche e privati cittadini.
L’obiettivo è quello di identificare ulteriori responsabili delle violenze e ricostruire la catena di comando dei gruppi organizzati che hanno partecipato agli scontri. Le indagini, secondo fonti investigative, “andranno avanti senza sosta” nelle prossime ore.
Allarme sicurezza e tensione politica
L’episodio rilancia il dibattito sulla sicurezza nelle manifestazioni pubbliche e sul rischio di infiltrazioni di gruppi estremisti all’interno di cortei di carattere politico o sociale.
Il Viminale, in una nota, ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine ferite e ribadito che “la libertà di manifestare non può mai trasformarsi in un pretesto per atti di violenza o per minacciare l’ordine democratico”.
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