Roma, muore dopo una liposuzione in un centro non autorizzato: tre indagati per omicidio colposo.
La vittima è Ana Sergia Alcivar Chenche, 46 anni. L’ambulatorio operava senza autorizzazione da 13 anni. Il chirurgo ha precedenti. Nessuna chiamata al 118 dopo il malore.
Una donna di 46 anni, Ana Sergia Alcivar Chenche, di origini ecuadoriane, è morta dopo aver accusato un malore durante un intervento di liposuzione in uno studio di medicina estetica situato in via Franco Roncati, nella zona di Torrevecchia a Roma. Il centro, secondo quanto accertato dalle autorità, era privo di qualsiasi autorizzazione sanitaria da oltre 13 anni. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati tre persone: il chirurgo estetico, l’anestesista e un’infermiera presenti durante l’operazione.
Il malore durante l’intervento e la gestione dell’emergenza
Secondo la ricostruzione degli investigatori, la donna ha iniziato a manifestare gravi sintomi – perdita di coscienza, ipotensione marcata e uno stato di shock – nel corso dell’intervento. Invece di allertare tempestivamente i soccorsi, i tre operatori sanitari avrebbero cercato di rianimarla autonomamente, ritardando l’intervento medico qualificato. Solo dopo diverse ore è stata chiamata un’ambulanza privata con un medico a bordo, ma senza mai attivare il numero di emergenza 118.
Quando la paziente è arrivata al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, intorno alle 20.30, era già in arresto cardiocircolatorio, intubata e sottoposta a massaggio cardiaco sul mezzo di soccorso. I tentativi di rianimazione da parte del personale ospedaliero sono proseguiti per oltre un’ora, ma senza successo. Il decesso è stato constatato poco dopo l’arrivo in sala rossa.
Il centro privo di autorizzazione da 13 anni
L’ambulatorio in cui è avvenuto l’intervento era formalmente privo di autorizzazione sanitaria dal 2012. L’ultima concessione risale al 2007 ed era valida per cinque anni. Da allora, la struttura ha continuato a operare in assenza dei requisiti previsti dalla normativa regionale. L’appartamento adibito a studio medico è stato immediatamente posto sotto sequestro.
Gli inquirenti stanno verificando anche l’eventuale assenza di dispositivi salvavita obbligatori, come il defibrillatore, e la conformità igienico-strutturale dei locali.
Il chirurgo aveva già precedenti
Il titolare dello studio, il chirurgo plastico e ricostruttivo José Lizarraga Picciotti, 65 anni, peruviano, è regolarmente iscritto all’Ordine dei Medici in Italia ma risulta avere precedenti penali. Era già stato denunciato per lesioni da pazienti che si erano sottoposte a interventi di chirurgia estetica nel 2006 e nel 2018. Anche l’anestesista risulta avere precedenti, seppur per reati non collegati all’attività medica.
L’allarme dei medici: «Serve una stretta sulla chirurgia estetica privata»
«La medicina estetica va messa in sicurezza. Quanto accaduto a Roma segue altri episodi simili e non possiamo più ignorare la necessità di una regolamentazione rigorosa», ha dichiarato Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri). «I cittadini devono sapere che chi mette loro le mani addosso è qualificato per farlo. Occorre definire percorsi formativi obbligatori e registri professionali verificabili».
Le indagini continuano
Le indagini, condotte dalla Polizia di Stato, mirano a chiarire con precisione cosa abbia causato il decesso e se si sia trattato di negligenza, imperizia o mancato rispetto dei protocolli. Fondamentale sarà stabilire quanto tempo sia intercorso tra il malore e l’arrivo dell’ambulanza, e perché non sia stato contattato il 118. La Procura valuterà eventuali aggravanti e ulteriori responsabilità.
Intanto, il caso riaccende l’attenzione su un settore in forte espansione ma ancora troppo spesso al di fuori di un adeguato controllo normativo, con conseguenze che – come in questo caso – possono rivelarsi tragiche.
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