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Padre uccide per vendetta l’assassino del figlio: era tornato libero due anni fa

Dramma della vendetta a Rocca di Papa: un uomo ha sparato e ucciso colui che anni prima aveva tolto la vita a suo figlio. L’omicida si è costituito subito dopo. La comunità sotto shock.

Padre uccide per vendetta l’assassino del figlio: era tornato libero due anni fa.

Aveva atteso a lungo quel momento, forse troppo. Quando l’ha visto rientrare verso casa, ha tirato fuori la pistola e ha premuto il grilletto. Un colpo solo, fatale, che ha chiuso una ferita mai rimarginata.

È successo a Rocca di Papa, alle porte di Roma, dove Guglielmo Palozzi, 61 anni, ha freddato Franco Lollobrigida, 35 anni, mentre rientrava a casa. Lollobrigida era l’autore del pestaggio che nel 2020 aveva causato la morte di Giuliano Palozzi, allora trentiquattrenne. Dopo una condanna a dieci anni, era stato scarcerato nel 2023 per buona condotta.

Quella libertà concessa a chi gli aveva tolto l’unico figlio, Guglielmo non l’ha mai accettata. Ne parlava poco, ma chi lo conosceva bene sapeva che covava un dolore sordo, incistato. Giuliano era morto dopo cinque mesi di coma, a causa di un’aggressione avvenuta fuori da un bar per futili motivi. Da allora, il padre aveva smesso di vivere. Negli ultimi mesi, con Lollobrigida tornato in paese, la tensione era salita. Fino a questa mattina.

Il delitto si è consumato in piazza della Repubblica. Lollobrigida stava tornando a casa dopo aver fatto la spesa. Palozzi lo ha atteso davanti al portone e ha fatto fuoco. Il trentacinquenne è morto all’istante. Alcuni testimoni hanno udito lo sparo e visto l’uomo allontanarsi con calma. Poco dopo, Guglielmo si è presentato spontaneamente dai carabinieri, consegnando l’arma e confessando l’omicidio. Ai militari ha detto: “Non potevo più sopportare che fosse libero”.

La comunità è attonita. A Rocca di Papa tutti ricordavano la morte di Giuliano e le polemiche seguite alla sentenza che aveva permesso a Lollobrigida di uscire dal carcere in meno di cinque anni. Ora, la ferita si è riaperta nel modo più brutale. Il dolore di un padre si è trasformato in vendetta. E quel gesto estremo, che non ha restituito la vita al figlio, ha distrutto la sua.

La procura di Velletri ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario premeditato. Palozzi è detenuto a Rebibbia in attesa dell’interrogatorio. Le telecamere della zona e le testimonianze raccolte sembrano confermare una dinamica già definita. Restano invece aperti, e profondi, gli interrogativi etici e sociali: può il dolore giustificare la vendetta? E quando la giustizia viene percepita come ingiusta, cosa accade?

Altri casi recenti mostrano dinamiche simili. A Lamon, in Veneto, un padre ha ucciso il figlio minorenne per punire la moglie. A Lamezia Terme, un uomo ha tolto la vita al figlio per disperazione, dopo anni di violenze familiari. A Ornavasso, nel Verbano, un padre ha sparato al figlio al culmine di una lite violenta. Ogni vicenda ha la sua storia, ma tutte raccontano un confine sottile tra disperazione, vendetta e giustizia privata.

A Rocca di Papa oggi regna il silenzio. Un silenzio carico di dolore, di domande senza risposta, e del peso insostenibile di una tragedia annunciata.

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