Papa Leone XIV abbraccia Roma: “Per voi e con voi sono romano”.
Papa Leone XIV assume il titolo di vescovo di Roma: “Con cuore romano per servire la pace”. Solenne cerimonia al Campidoglio e a San Giovanni in Laterano.
Roma – In una giornata densa di simboli e significati, Papa Leone XIV ha compiuto ufficialmente il gesto della presa di possesso della Cattedra di San Giovanni in Laterano, diventando formalmente vescovo della diocesi di Roma. Un rito solenne ma vissuto con semplicità e vicinanza, che ha mostrato ancora una volta lo stile sobrio, accogliente e profondamente pastorale del nuovo Pontefice, eletto lo scorso 8 maggio.
Il saluto alla città ai piedi del Campidoglio
Prima di entrare nella Basilica lateranense, il Papa si è fermato ai piedi della scalinata del Campidoglio, in Piazza dell’Ara Coeli, per ricevere l’omaggio civile e istituzionale della città. Una tradizione antica, che non si vedeva dai tempi di Giovanni Paolo I, e che Papa Leone ha voluto riprendere per sottolineare il legame profondo e collaborativo tra la Chiesa di Roma e la sua amministrazione cittadina.
Accolto dal sindaco Roberto Gualtieri, il Pontefice ha pronunciato parole forti e affettuose: “Oggi posso dire che per voi e con voi sono romano”. Una dichiarazione che ha fatto vibrare di emozione la piazza gremita di autorità, fedeli e semplici cittadini, e che ha idealmente sancito la sua appartenenza alla comunità romana, una città “ineguagliabile per la ricchezza del patrimonio storico e artistico, ma che deve distinguersi anche per quei valori di umanità e civiltà che attingono dal Vangelo la loro linfa vitale”.
Appello per la pace e il dialogo
La giornata è stata segnata anche da un nuovo, forte appello alla pace. Durante il Regina Coeli, recitato per la prima volta dalla finestra del Palazzo Apostolico, Papa Leone ha ricordato i numerosi conflitti che continuano a insanguinare il mondo, in particolare la guerra in Ucraina. Nonostante il recente “gelo di Mosca” sulla proposta vaticana di facilitare i negoziati, il Papa ha insistito sull’urgenza di guardare alla sofferenza dei popoli colpiti: “La nostra preghiera abbraccia tutti i popoli che soffrono a causa della guerra. Invochiamo coraggio e perseveranza per quanti sono impegnati nel dialogo e nella ricerca sincera della pace”.
Parole che, come ha sottolineato il sindaco Gualtieri, “hanno attraversato l’intera città come un’onda gioiosa di speranza”.
Un pastore tra la gente
Con un tono misurato, quasi timido ma profondamente sincero, Leone XIV ha più volte ribadito la volontà di “camminare insieme” con la comunità romana. “Anch’io vi offro quel poco che ho e che sono”, ha detto, citando Papa Luciani, il suo predecessore ricordato con affetto. “Chiedo il vostro aiuto e la vostra preghiera. Il ministero che oggi inizio è grande e complesso, ma confidiamo nella forza del Vangelo e nella fedeltà del popolo di Dio”.
Il Papa conosce Roma da vicino: da due anni vive nella città eterna, e ha avuto modo di conoscere le sue sfide, le sue fragilità, ma anche il suo immenso potenziale di accoglienza, specialmente in vista del Giubileo ancora in corso. Ai pellegrini che in questi mesi affollano la Capitale, Leone XIV ha voluto ricordare che “questa città è come una grande casa aperta”, e che il suo compito sarà anche quello di renderla “più giusta, più solidale, più umana”.
Collaboratori nel bene comune
Nel suo discorso, il Papa ha riconosciuto il ruolo delle istituzioni civili, sottolineando la necessità di una stretta collaborazione: “Siamo collaboratori, ciascuno nel proprio ambito istituzionale, nella costruzione del bene comune”. Gualtieri ha risposto con gratitudine, evidenziando il contributo secolare della Chiesa allo sviluppo di Roma e riaffermando l’impegno dell’Amministrazione Capitolina nel portare avanti i progetti giubilari, come l’evento dedicato ai giovani previsto per fine luglio.
Il sindaco ha anche fatto appello alla responsabilità condivisa per la pace, ricordando le parole pronunciate dal Papa al momento della sua elezione: “La pace è la più forte vocazione universale di Roma”. Una città, ha detto, che deve saper governare le grandi trasformazioni sociali e tecnologiche in atto, a partire da quelle legate all’intelligenza artificiale, senza mai perdere di vista la dignità umana.
Conclusione alla Salus Populi Romani
La giornata si è conclusa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, con un momento di preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani, molto cara ai romani e anche al predecessore Francesco, che ha voluto essere sepolto proprio lì. Un gesto semplice, ma carico di devozione e continuità.
Con l’omaggio alla tomba di Francesco e la benedizione alla città, Leone XIV ha chiuso il suo “ingresso” ufficiale nella diocesi romana. Non con fanfare o discorsi roboanti, ma con la consapevolezza di essere un pastore tra il suo popolo, un uomo di pace in un mondo ferito, un vescovo che vuole servire e ascoltare. Roma lo ha accolto, e lui, con umiltà e determinazione, ha risposto: “Oggi sono romano, per voi e con voi”.
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