Il giallo di Villa Pamphili: madre e figlia trovate morte nel parco, si cerca un uomo.
I corpi di una donna e di una neonata rinvenuti tra i cespugli della villa storica. La Procura indaga per omicidio. Si cerca un uomo dell’Est Europa, compagno della vittima.
Il giallo di Villa Pamphili: madre e figlia trovate morte nel parco, si cerca un uomo.
I corpi di una donna e di una neonata rinvenuti tra i cespugli della villa storica. La Procura indaga per omicidio. Si cerca un uomo dell’Est Europa, compagno della vittima.
Roma – Un dramma silenzioso, consumato tra i cespugli di uno dei polmoni verdi della Capitale. Due vite spezzate, forse da giorni, in una zona nascosta di Villa Pamphili, dove il verde fitto nasconde esistenze marginali e dolori invisibili. A essere trovate senza vita sono una donna di circa 40 anni e una bambina di pochi mesi, con ogni probabilità sua figlia. A distanza di ore dal ritrovamento, resta un’unica certezza: si tratta di un duplice omicidio, come ipotizzato dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo con questa imputazione. Ma su cosa sia accaduto davvero, tutto è ancora avvolto nel mistero.
Il ritrovamento e l’inizio delle indagini
È il tardo pomeriggio di venerdì 6 giugno quando alcuni passanti notano, tra le sterpaglie, il corpicino di una neonata vicino alla Fontana del Giglio, sul lato del parco che affaccia su via Leone XIII. La scena è agghiacciante: la piccola, senza vestiti, è a pancia in giù, graffi sulle braccia e una vistosa ecchimosi sulla nuca. In un primo momento, uno dei testimoni pensa si tratti di una bambola. Ma la terribile realtà si impone immediatamente. I soccorritori del 118 accorrono ma non possono far altro che constatare il decesso.
Due ore dopo, poco distante – circa 200 metri – gli agenti trovano un secondo corpo. È quello di una donna, coperta da un sacco nero, con un braccio che sporge. È già in stato avanzato di decomposizione. Le indagini si mettono subito in moto.
Le vittime: due “invisibili” ai margini della città
La prima ipotesi è quella di madre e figlia. Una relazione che i primi esami genetici stanno confermando. Lei è una 40enne dell’Est Europa, probabilmente romena, senza fissa dimora. Non era mai stata fotosegnalata, ma grazie a riscontri dattiloscopici è stato possibile risalire alla sua identità. Il nome tuttavia non è stato ancora reso pubblico. Della bambina si sa solo che aveva circa cinque mesi e che, come la madre, viveva in condizioni di estrema marginalità.
Secondo diversi testimoni, le due si erano accampate da qualche settimana all’interno di Villa Pamphili, in una zona appartata vicino a una fontana. Con loro, spesso, c’era anche un uomo, ora attivamente ricercato dalla Squadra Mobile. Alcuni lo descrivono come un clochard dell’Est Europa, probabilmente il compagno della donna o il padre della piccola.
I testimoni e l’uomo col fagotto
Tre adolescenti italiani, venerdì sera, vedono un uomo barcollare nella zona del parco, con un “fagottino” tra le braccia. “Ci era sembrato strano, camminava in modo strano e sembrava confuso”, raccontano. Solo il giorno dopo, appresa la notizia dei cadaveri, collegano i due eventi e chiamano il 112. La loro testimonianza viene considerata “decisiva” dagli investigatori.
Altri testimoni confermano la presenza di quella strana famiglia: madre, padre e figlia vivevano nascosti tra i cespugli. Alcuni frequentatori abituali del parco – tra cui un anziano e uno sportivo – raccontano di aver offerto loro del cibo e qualche parola di conforto. Ma nessuno conosceva i loro nomi. Nessuna denuncia di scomparsa è stata registrata.
Autopsie e accertamenti
L’autopsia, anticipata a sabato pomeriggio, rivela che la donna non presenta segni evidenti di violenza. Sul suo corpo sono stati disposti accertamenti tossicologici: non si esclude che possa aver assunto sostanze o che soffrisse di patologie non note. Il cadavere era in uno stato più avanzato di decomposizione rispetto a quello della bambina, suggerendo che la donna sia morta per prima. La neonata invece presenta ecchimosi e graffi sulle braccia, oltre a un livido sospetto sulla nuca. Gli investigatori non escludono che possa essere stata abbandonata ancora viva.
Nessun segno di trascinamento o di pneumatici è stato trovato nei pressi dei due corpi, escludendo l’ipotesi che siano stati trasportati da un mezzo. I luoghi dei ritrovamenti erano distinti ma relativamente vicini, segno forse di un abbandono deliberato e frettoloso.
La pista investigativa
Le attenzioni della Squadra Mobile si concentrano ora su un uomo dell’Est Europa, già avvistato con le vittime nei giorni precedenti. Si ipotizza possa essere il compagno della donna, o comunque una figura centrale nella vicenda. L’uomo – secondo alcuni racconti – avrebbe barcollato nel parco la sera della morte con la bambina in braccio. Al vaglio ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti tra i quartieri di Monteverde e Aurelio, nella speranza di individuare spostamenti sospetti o identificare il soggetto.
L’intera area è stata sottoposta a rilievi dettagliati, mentre il magistrato titolare delle indagini, Antonio Verdi, coordina gli accertamenti con l’ausilio della polizia scientifica e dei medici legali. Le indagini procedono su due binari: da una parte la ricostruzione della vita delle due vittime, dall’altra l’individuazione del responsabile o dei responsabili della loro morte.
Paura e sgomento tra i frequentatori del parco
Monteverde è sotto choc. Residenti e habitué di Villa Pamphili parlano di una presenza sempre più diffusa di senzatetto e di una “vita notturna fuori controllo” nel parco. «Tanti cancelli sono rotti, entrare di notte non è difficile – racconta una dipendente di un bistrot della zona –. Abbiamo sentito urla, anche alle nove di sera, e in più di un’occasione abbiamo chiamato la polizia». Il timore ora è che episodi come questo non siano isolati, ma solo l’apice di un disagio diffuso e non affrontato.
La morte di una donna e di una neonata, invisibili agli occhi dello Stato, apre interrogativi profondi sul degrado, sull’emarginazione e sulla sicurezza di spazi pubblici teoricamente protetti. La loro esistenza si è consumata in silenzio, come in silenzio rischia di essere archiviata la loro fine. Ma dietro il duplice omicidio di Villa Pamphilj non c’è solo una caccia all’uomo. C’è il volto di una città che si scopre più fragile e meno giusta.
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