CAMBIA LINGUA

Natale senza armi, l’appello di Papa Leone XIV: «una tregua di 24 ore in Ucraina e nel mondo».

Da Castel Gandolfo il Pontefice chiede un cessate il fuoco globale per il giorno di Natale e manifesta tristezza per il rifiuto russo, rilanciando un messaggio di pace che abbraccia anche Gaza e gli altri scenari di guerra

Natale senza armi, l’appello di Papa Leone XIV: «una tregua di 24 ore in Ucraina e nel mondo».

Alla vigilia delle festività natalizie, Papa Leone XIV ha rilanciato con forza un messaggio che intreccia spiritualità e politica internazionale, chiedendo una tregua globale di 24 ore in occasione del Natale. L’appello è stato pronunciato a Castel Gandolfo, al termine di una giornata di incontri, mentre il Pontefice si apprestava a rientrare in Vaticano. Un invito che non riguarda solo l’Ucraina, ma che si estende simbolicamente a tutti i teatri di guerra del mondo, affinché la nascita di Gesù possa essere celebrata almeno per un giorno senza il rumore delle armi.

La delusione per il rifiuto russo

Parlando ai giornalisti all’uscita di Villa Barberini, sotto una pioggia battente, il Papa non ha nascosto la propria amarezza. Tra le cose che gli causano «molta tristezza», ha sottolineato il fatto che la Russia avrebbe rifiutato l’ipotesi di una tregua natalizia. Un diniego che, secondo il Pontefice, pesa ancora di più nel contesto di una festività che richiama universalmente alla pace, alla riconciliazione e alla sospensione dell’odio.

Un appello universale alle “persone di buona volontà”

Il messaggio di Leone XIV non è stato rivolto esclusivamente ai governi o ai leader politici, ma a «tutte le persone di buona volontà». L’invito è chiaro: rispettare almeno nel giorno della nascita di Gesù una tregua di 24 ore, in Ucraina e nel resto del mondo. Un gesto minimo, ma fortemente simbolico, che il Papa considera essenziale per riaffermare il valore della vita umana e la possibilità concreta di un dialogo, anche nei contesti più lacerati dai conflitti.

Il riferimento a Gaza e al Medio Oriente

Nel suo intervento, il Pontefice ha allargato lo sguardo anche al Medio Oriente, ricordando la situazione drammatica della Striscia di Gaza. Leone XIV ha raccontato di aver parlato nel tardo pomeriggio con il parroco locale, descrivendo una comunità che tenta di celebrare il Natale in condizioni estremamente precarie. Ha espresso fiducia nel fatto che gli accordi di pace possano proseguire e ha ricordato la recente visita del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, alla parrocchia della Sacra Famiglia, definendola un segno di vicinanza concreta in mezzo alla sofferenza.

Il contesto internazionale e la guerra in Ucraina

L’appello del Papa arriva mentre la guerra in Ucraina continua senza tregua. Nelle stesse ore, nuovi attacchi russi con missili e droni hanno colpito diverse regioni del Paese. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato l’ennesima offensiva come un messaggio chiaro sulle priorità di Mosca, accusando il Cremlino di voler “regalare bombe per Natale”. Parole dure, che si inseriscono in un quadro di negoziati complessi e ancora lontani da una soluzione definitiva.

Pressioni diplomatiche e ruolo degli Stati Uniti

Kiev continua a confidare nella mediazione degli Stati Uniti, dopo colloqui definiti produttivi e segnali di collaborazione su alcuni punti chiave. Zelensky ha ribadito che l’Ucraina non intende essere un ostacolo alla pace, ma ha anche chiarito che la Russia deve dimostrare con i fatti di voler porre fine al conflitto. In caso contrario, secondo il presidente ucraino, saranno necessarie ulteriori pressioni internazionali per spingere Mosca verso una soluzione negoziata.

Il valore simbolico della tregua natalizia

Nel cuore del suo messaggio, Papa Leone XIV richiama un valore che va oltre la politica: la tregua natalizia come segno di umanità condivisa. Un richiamo che evoca episodi storici come la tregua spontanea del Natale 1914 durante la Prima guerra mondiale, quando soldati nemici deposero le armi per poche ore. Anche oggi, secondo il Pontefice, fermare i combattimenti, seppur temporaneamente, significherebbe riaffermare la centralità della dignità umana e la possibilità di una pace più duratura.

L’abbraccio di Castel Gandolfo e il ritorno in Vaticano

Prima di lasciare Castel Gandolfo, Leone XIV è stato salutato dalla comunità locale con canti natalizi e dalla musica della banda cittadina, ricevendo in dono un cesto di prodotti tipici. Un momento di semplicità e calore umano che ha fatto da contrappunto alla gravità delle sue parole. Il ritorno in Vaticano è avvenuto con un messaggio chiaro affidato alla comunità internazionale: anche solo un giorno di silenzio delle armi può diventare il primo passo verso una pace più autentica e condivisa.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×