Scicli: misura cautelare per maltrattamenti in famiglia.
Il GIP di Ragusa dispone il divieto di avvicinamento per un 39enne tunisino accusato di minacce, violenze e vessazioni familiari.
Scicli: misura cautelare per maltrattamenti in famiglia.
Su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa, il Giudice per le Indagini Preliminari del capoluogo ibleo ha emesso un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla parte offesa, eseguita dai militari della Stazione Carabinieri di Donnalucata, nei confronti di un soggetto straniero.
Il provvedimento riguarda un 39enne cittadino tunisino, fortemente indiziato – allo stato degli atti e fatti salvi i principi di presunzione di innocenza – di reiterati episodi di maltrattamenti nei confronti dei propri familiari. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le condotte contestate si sarebbero protratte sino al novembre 2025 e avrebbero incluso minacce, vessazioni e violenze fisiche e verbali.
Le indagini sono scaturite dalla denuncia-querela raccolta dai militari della Stazione di Donnalucata, che ha fatto scattare immediatamente gli accertamenti. Attraverso audizioni, riscontri documentali e altre attività investigative, gli inquirenti hanno ricostruito un quadro ritenuto coerente con le dichiarazioni delle presunte vittime. L’insieme degli elementi raccolti è stato considerato sufficiente dal giudice per disporre una misura cautelare volta a prevenire ulteriori episodi di violenza.
La decisione del GIP, eseguita tempestivamente dai Carabinieri, mira a garantire protezione alla moglie e ai figli minori dell’indagato, che – secondo gli atti – avrebbero vissuto un clima familiare segnato da tensioni e comportamenti prevaricatori. Pur non prevedendo la detenzione, la misura impone rigidi limiti di avvicinamento e comunicazione, finalizzati a evitare contatti potenzialmente rischiosi.
L’operazione si inserisce nell’impegno costante di forze dell’ordine e magistratura nel contrasto alla violenza domestica e di genere, fenomeno ancora emergenziale, affrontato anche grazie alla collaborazione con centri antiviolenza e servizi sociali territoriali per interventi tempestivi nei casi più delicati.
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