Il killer di Denisa aggredito in carcere con olio bollente: spunta l’ombra di altre vittime.
Vasile Frumuzache ustionato da un parente di Ana Maria Andrei. La procura indaga su sette anni di traffico telefonico e sospetta l’esistenza di complici e nuovi femminicidi.
Il killer di Denisa aggredito in carcere con olio bollente: spunta l’ombra di altre vittime.
Vasile Frumuzache ustionato da un parente di Ana Maria Andrei. La procura indaga su sette anni di traffico telefonico e sospetta l’esistenza di complici e nuovi femminicidi.
Prato – Ustionato al volto con dell’olio bollente da un altro detenuto, ricoverato in ospedale con lesioni di primo e secondo grado, rientrato in cella sotto sorveglianza rafforzata e al centro di un’inchiesta che si allarga ogni giorno di più. È il nuovo capitolo dell’agghiacciante vicenda di Vasile Frumuzache, il 32enne guardia giurata romeno reo confesso dell’omicidio di Maria Denisa Paun, uccisa e decapitata a Prato, e di Ana Maria Andrei, scomparsa nell’estate del 2024 e i cui resti sono stati recentemente rinvenuti.
L’aggressione in carcere: la vendetta di un parente
L’aggressione è avvenuta venerdì mattina, 6 giugno, nella casa circondariale “La Dogaia” di Prato. Frumuzache è stato colpito al volto con olio bollente, versatogli addosso da un altro detenuto, parente diretto di Ana Maria Andrei. L’uomo sarebbe riuscito a procurarsi il liquido ustionante in una delle cucine comuni e avrebbe agito con fredda determinazione, approfittando dell’assenza di sorveglianza nel nuovo reparto in cui Frumuzache era stato trasferito su richiesta di altri detenuti romeni.
Secondo la procura di Prato, l’episodio è di “particolare gravità”: il procuratore Luca Tescaroli ha denunciato pubblicamente l’accaduto, sottolineando che anche chi è accusato di crimini orribili ha diritto alla sicurezza, alla tutela della propria incolumità e al rispetto della propria dignità umana. Un procedimento penale è stato aperto contro l’aggressore.
Le incongruenze nella confessione e l’ombra dei complici
Mentre Frumuzache si trova di nuovo in cella, piantonato e in attesa dell’udienza di convalida fissata per sabato mattina, l’inchiesta sul suo conto prende una piega ancora più inquietante. Gli inquirenti stanno passando al setaccio ogni dettaglio delle sue dichiarazioni, e proprio alcune incongruenze nel racconto dell’omicidio di Denisa Paun hanno sollevato nuovi interrogativi.
Il killer ha detto di aver ucciso la giovane dopo un rapporto sessuale a pagamento in un residence di Prato, strangolandola e poi decapitandola. Tuttavia, nella stanza non è stata trovata alcuna traccia di sangue, né indizi di una pulizia successiva. Un’anomalia inspiegabile in un delitto di quella violenza, che porta gli investigatori a ipotizzare l’esistenza di uno o più complici, coinvolti nelle fasi successive al delitto: dal trasporto del corpo, occultato in un trolley in campagna, fino alla soppressione della testa, bruciata altrove.
Anche le immagini della videosorveglianza del residence sembrerebbero confermare “vuoti” e momenti non coperti, lasciando spazio all’ipotesi che Frumuzache non abbia agito da solo.
L’ipotesi del serial killer: sotto esame sette anni di traffico telefonico
Nel frattempo, la procura di Prato si muove con decisione per verificare se ci siano altre vittime. Durante la perquisizione della sua abitazione a Monsummano Terme, sono emersi nuovi elementi, meno eclatanti del ritrovamento della BMW di Ana Maria Andrei, ma sufficienti a far temere una possibile serie di femminicidi.
Gli investigatori stanno analizzando i casi di donne scomparse nelle aree frequentate da Frumuzache, non solo in Toscana, ma anche in Sicilia, in particolare nella provincia di Trapani, dove vive parte della sua famiglia. Uno degli strumenti chiave di questa fase d’indagine è l’analisi di sette anni di traffico telefonico, dai quali potrebbero emergere contatti con altre donne poi sparite.
Un precedente inquietante è già emerso: la scheda SIM di Ana Maria Andrei era stata riattivata proprio la sera del 15 maggio 2025, in coincidenza con il delitto di Denisa. Un elemento cruciale, captato dalla cella telefonica e finito nei tabulati, che ha permesso agli investigatori di incrociare i due casi.
La prima vittima: una scomparsa classificata come “allontanamento volontario”
Il corpo di Ana Maria Andrei è stato trovato nei pressi del casolare in cui giaceva anche Denisa, sotto i rovi, in un canneto a Montecatini. Quando scomparve, il 1° agosto 2024, era stata segnalata come allontanamento volontario: la giovane viveva nella periferia della città, vicino all’autostrada Firenze-Mare. Solo la confessione di Frumuzache ha portato al ritrovamento del suo corpo.
Un uomo insospettabile, una doppia vita
Fino al momento dell’arresto, Frumuzache appariva come un uomo irreprensibile. Guardia giurata in servizio presso il centro commerciale “Il Globo” della Valdinievole, sposato con una connazionale e padre di due bambini piccoli, era considerato da vicini e colleghi un padre presente e una persona riservata. Ma dietro quella facciata di normalità, secondo gli inquirenti, si celava una doppia vita, culminata in una spirale di violenza e morte. Le vittime, al momento, sono due donne romene, escort, uccise con modalità simili e con la stessa freddezza.
Le indagini proseguono senza sosta. L’obiettivo degli inquirenti è ora ricostruire con precisione la rete di rapporti e movimenti del 32enne, stabilire eventuali responsabilità condivise, e soprattutto verificare se si trovano di fronte a un serial killer che ha colpito più volte e in più luoghi, rimanendo nell’ombra per anni.
Domani mattina, alle 9:30, si svolgerà in carcere l’interrogatorio di convalida di Vasile Frumuzache davanti al giudice per le indagini preliminari. In quella sede, oltre al decreto di fermo per omicidio e soppressione di cadavere, potrebbero emergere ulteriori dettagli destinati a far luce su uno dei casi più agghiaccianti degli ultimi anni.
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