Verona. Cambiamento del volto della città: presentate le proposte degli architetti italiani sul futuro della città.
"Qualità della vita, primo punto nella nostra progettazione" sostiene il Sindaco.
Verona. Cambiamento del volto della città: presentate le proposte degli architetti italiani sul futuro della città.
Urbanisti, pianificatori, docenti universitari, professionisti, imprese, amministratori pubblici italiani e stranieri a confronto su come dovrà cambiare il volto delle città.
Sindaco: “Qualità della vita, primo punto nella nostra progettazione”.
Vicesindaca e assessora alla Pianificazione urbanistica: “Stiamo lavorando per una Verona, città condivisa”.
Lectio Magistralis di Carlos Moreno, pioniere delle città di 15 minuti, “ridefinire i nostri modelli di sviluppo e consumo per un futuro più sicuro e sostenibile“.
Confronto a tutto campo tra urbanisti, pianificatori, docenti universitari, professionisti, imprese e amministratori pubblici italiani e stranieri su come dovrà essere, in un futuro non lontanissimo, il volto delle nostre città. Lo ha avviato – partendo proprio da Verona, città che ha avviato una consultazione tra i cittadini sul Piano di Assetto Territoriale – il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) presentando “Progetto di futuro – In quali città e territori vogliamo vivere?”, con una serie di proposte alla politica sviluppate nel corso del convegno internazionale “Il futuro delle citta – ripartire dai quartieri” realizzato nell’ambito di Vivere Verona.
Proposte che, come ha spiegato Massimo Crusi, presidente del Consiglio nazionale consentano al Legislatore, alle pubbliche amministrazioni e all’opinione pubblica di riprendere il tema della rigenerazione urbana di città e territori immaginando nuovi modi di abitare, lavorare, spostarsi.
Un nuovo modello di città – esploso complice il Covid-19 e il concetto di prossimità e che ha ricevuto un impulso del tutto nuovo ed inaspettato – che in tutto il mondo si sta dimostrando ottimale per migliorare gli spostamenti, ridurre l’inquinamento, migliorare l’economia e trasformare lo spazio urbano, grazie anche ad un ruolo decisivo svolto dalla cura del paesaggio.
Un modello di città illustrato – in una lectio magistralis – da Carlos Moreno, professore alla Sorbona di Parigi e ideatore e teorico della città di 15 minuti.
“Di fronte alle crescenti crisi climatiche, economiche ed energetiche – ha detto – l’urgenza di adattare i nostri stili di vita è tangibile. Questo adattamento passa innanzitutto attraverso una ridefinizione delle nostre prossimità, trasformando i nostri ambienti in ecosistemi locali interconnessi dove la frugalità è la norma e dove nel frattempo si sviluppano l’economia locale e le relazioni sociali. Il concetto di città di 15 minuti e di territorio di 30 minuti è radicato in questa logica, offrendo una vita in cui il policentrismo e uno stile di vita più decarbonizzato promuovono anche l’occupazione locale e il consumo di risorse in una filiera corta“.
“Questa nuova geografia sostenibile di prossimità – ha detto ancora Moreno – diventa una traiettoria di resilienza, una risposta concreta alle crisi visibili e in via di peggioramento. Mira a sviluppare quartieri ricchi di interazioni e qualità di vita, ridefinendo la nostra quotidianità verso una maggiore solidarietà e interdipendenza. In questo approccio di prossimità felice, ogni passo verso un’organizzazione locale più integrata è un passo verso un futuro più sicuro e armonioso per tutti. Gli eventi meteorologici estremi e il continuo degrado delle risorse naturali aggiungono ulteriore emergenza a questo riorientamento. L’effetto devastante del COVID-19, così come la minaccia di nuove pandemie, accrescono la necessità di rafforzare la nostra resilienza locale“.
“Allo stesso modo, conflitti come la guerra in Ucraina e in Medio Oriente rendono indispensabile la rilocalizzazione di alcune attività economiche e una maggiore indipendenza dei nostri approvvigionamenti. Queste sfide globali rendono evidente la necessità di ridefinire i nostri modelli di sviluppo e consumo per un futuro più sicuro e sostenibile“, ha concluso.
“Sviluppare la prossimità urbana, affinché diventi una leva di trasformazione, secondo i principi guida dell’ecologia, della prossimità, della accessibilità, della solidarietà e della partecipazione è, per Giuseppe Cappochin, Responsabile del Dipartimento“.
“Legislazione Urbanistica e Futuro della Città”, una esigenza ineludibile. Le città di domani dovranno trovare nuovi modi di tessere relazioni tra, tempo e spazio, le due componenti essenziali della vita cittadina. Tutto ciò per garantire che la città, nel suo valore di bene comune, rappresenti concretamente il luogo dove si realizzano i diritti di cittadinanza. E bene ha fatto il Comune di Verona ad aver avviato, su questi principi e obiettivi, proprio il progetto di riscrittura del nuovo Piano di Assetto del Territorio della Città“.
Nel corso del convegno – che verrà replicato in altre due città italiane, una al centro e una al sud – sono stati anche presentati, su questi temi, gli obiettivi del Protocollo d’Intesa recentemente sottoscritto tra il CNAPPC e il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie (DARA) della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Il tema della qualità della vita nella città dovrebbe, e spesso non lo è nei fatti, il primo punto in una progettazione urbanistica – dichiara il sindaco –. La visione della città e del suo Piano urbanistico viene più volte visto secondo esigenze e con investimenti spesso privati senza una visione organica del bene comune. La cura, la cura della città nel suo insieme è invece uno dei punti fondanti su cui intende lavorare questa Amministrazione. Per farlo bisogna portare avanti in primis una fase di ascolto, con la raccolta delle sollecitazioni e delle sensibilità. Una fase che cerca di raggiungere nel modo più capillare possibile le percezioni che non emergono usualmente e che non hanno probabilmente un luogo dove esprimersi.
Serve essere tecnici o politici ? – si chiede il sindaco di verona- Dobbiamo sperare che tutti gli specialisti che hanno delle deleghe in un’amministrazione, abbiano una visione politica del loro ruolo e sentano la responsabilità in tal senso.
Certo è che se si portano avanti le scelte sempre e solo sulla base del riscontro con l’elettorato si rischia che le cose non vadano più avanti o che vengano portate avanti solo da chi non pensa al confronto elettorale.
L’istinto è quello di rincorrere il consenso attraverso un riscontro immediato, con la paura di fermarsi al primo commento o senza saper dialogare con mondi che possono problematici ma di cui serve tener conto. Progettazioni complesse che sappiano dare risposte lungimianti necessitano invece di tempi lunghi“.
“Una iniziativa d’avvero molto importante – sottolinea la vicesindaca e assessora alla Pianificazione urbanistica – frutto di un percorso avviato ormai un anno e mezzo fa, nell’ottobre 2022. Quello che stiamo portando avanti a Verona è una visione urbanistica che pone al centro donne, bambini, anziani, persone con disabilità di ogni tipo e, in particolare, i giovani. Il futuro è loro, che sono fra i soggetti a cui è rivolta la nostra attenzione, portata avanti in primis attraverso l’ascolto delle cittadine e dei cittadini. Colgo l’occasione per ricordare il contenuto di un libro meraviglioso e significativo, quello di Elena Granata: ‘Il senso delle donne per la città’, un viaggio attraverso il pensiero femminile che si fa pratico attraverso architette, urbaniste, pianificatrici, ma anche filosofe, sociologhe, scrittrici, giornaliste, che si sono occupate di città approfondendo i termini di prossimità e abitabilità degli spazi pubblici alla ricerca di nuove parità e reciprocità. Fra i punti da rilevare vi è il decalogo per arrivare ad una città condivisa, ovvero la città condivisa che puntiamo ad avere a Verona. I sottotitoli dei capitoli di questo decalogo sono diventati infatti la traccia della nuova visione urbanistica che stiamo portando avanti. Ovvero che ‘La città è fatta di persone e di relazioni’. Che dobbiamo ‘Imparare dai luoghi e dai paesaggi’. ‘Lavorare sulla natura ibrida e aperta degli spazi’. ‘Ripartire dal corpo e dalle sue abitudini’. ‘Promuovere ciò che ha valore, ma non ha prezzo’. Stabilire ‘La relazione fra i vari sensi’. ‘Costruire una nuova città per tutti’. ‘Cambiare il modo di parlare dei luoghi’. ‘Cercare lo spirito vitale dei luoghi’. ‘Pensare la città in modo ecologico”.
“Fra gli obiettivi principali di questa Amministrazione – precisa la vicesindaca e assessora alla Pianificazione urbanistica – vi è il mettere mano agli strumenti urbanistici generali, in considerazione del fatto che Verona ha un Piano di Assetto del Territorio – PAT del 2004/2007 e un Piano degli Interventi – PI del 2011. Per portare avanti questa revisione si è proceduto a potenziare la struttura comunale con un gruppo di lavoro multidisciplinare, che per ogni valutazione è partito da dati scientifici inoppugnabili oltre all’attivazione, mai effettuata prima, di un confronto partecipato con la cittadinanza. All’interno del gruppo di lavoro vi sono infatti, per la prima volta, esperti di partecipazione e trasportasti. Quest’ultimi perché crediamo che uno dei principali problemi della città sia la mobilità, ancora troppo incentrata sull’auto, che deve essere portata fuori dai quartieri, oggi troppo intasati dal traffico. Vanno poi valorizzate le infrastrutture naturali e monumentali della città. Nello specifico le infrastrutture: Blu – il fiume; Verde – i parchi; Monumentale, di cui fanno parte 100 ettari di territorio composti dalle Mura magistrali che puntiamo a far diventare una cerniera fra i quartieri, in una sorta di grande parco verde. Vi sono poi le Politiche di Housing, che spingono sull’edilizia di tipo sociale, con partenariato pubblico e privato“.
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