CAMBIA LINGUA

Separazione delle carriere: il primo passo verso la riforma con i 174 sì della Camera

Primo via libera della Camera alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pm. 174 sì, 92 no. Ora il testo passa al Senato e agli ulteriori passaggi parlamentari.

Separazione delle carriere: il primo passo verso la riforma con i 174 sì della Camera

La Camera dei Deputati ha dato il primo via libera al disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il testo, approvato con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti, prevede modifiche significative al titolo IV della Costituzione, introducendo il principio delle “distinte carriere” e creando due nuovi organi di autogoverno per la magistratura: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.

A sostegno del provvedimento hanno votato i partiti della maggioranza di centrodestra, accompagnati da Azione e +Europa, mentre Italia Viva si è astenuta. Contrari il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra.

Le novità della riforma

Il disegno di legge, varato lo scorso maggio dal Consiglio dei Ministri e firmato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, apporta importanti cambiamenti all’assetto costituzionale:

  • Introduzione del principio di distinzione tra giudici e pubblici ministeri
  • Creazione di due Consigli superiori separati per l’autogoverno della magistratura.
  • Estrazione a sorte per la selezione di alcuni componenti dei Csm.
  • Istituzione di una nuova Alta Corte disciplinare, composta da magistrati e membri “laici“, con la funzione di giudicare i procedimenti disciplinari contro i magistrati.

Le tensioni durante la discussione

Il voto è stato accompagnato da forti critiche dell’opposizione, che teme che la riforma possa minare l’indipendenza della magistratura. In particolare, la Camera ha bocciato un ordine del giorno presentato dalla deputata del Movimento 5 Stelle Valentina D’Orso, che impegnava il governo a non adottare iniziative che indebolissero la dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dal pubblico ministero.

Secondo l’opposizione, il rifiuto di garantire questo principio rappresenta un segnale chiaro: «Con la bocciatura di questo ordine del giorno, il governo finalmente getta la maschera e mostra il reale disegno dietro la separazione delle carriere: sottrarre la direzione delle indagini al pubblico ministero per lasciarla nelle mani del governo», ha dichiarato D’Orso.

Gli ordini del giorno approvati

Nonostante le polemiche, alcuni ordini del giorno sono stati approvati con riformulazioni richieste dalla maggioranza:

  1. Concorsi separati: su proposta del deputato di Forza Italia Enrico Costa, il governo valuterà l’introduzione di procedure distinte per l’accesso alla magistratura giudicante e requirente.
  2. Parità di genere: a firma del deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo, impegna il governo a valutare misure per garantire la parità di genere nella composizione dei nuovi Consigli superiori della magistratura.

Prossimi passaggi 

Data la natura di riforma costituzionale, il testo in questione dovrà ora essere approvato dal Senato e successivamente sottoposto a una seconda votazione da entrambi i rami del Parlamento.

Se nella seconda votazione non si raggiungeranno i due terzi dei voti favorevoli, sarà necessario un referendum confermativo. Il governo punta a completare il percorso parlamentare entro la fine del 2025, con l’obiettivo di tenere il referendum nel 2026.

Separazione delle carriere: il primo passo verso la riforma con i 174 sì della Camera
Un dibattito acceso sul futuro della giustizia

La separazione delle carriere rappresenta uno dei temi più divisivi della legislatura. Per la maggioranza, il provvedimento è un passo avanti verso un sistema giudiziario più equo e funzionale, ma per le opposizioni e gran parte della magistratura il rischio è che la riforma possa compromettere l’indipendenza delle indagini.

Il dibattito proseguirà nei prossimi mesi, con i prossimi passaggi parlamentari destinati a riaccendere lo scontro politico e istituzionale sul futuro della giustizia.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×