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Roma: Il Tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania

La premier Giorgia Meloni, durante un punto stampa a Beirut, ha descritto la decisione come "pregiudiziale" e ha convocato un Consiglio dei ministri per discutere le prossime mosse.

Roma: Il Tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania.

Negli ultimi giorni, l’Italia è tornata al centro del dibattito europeo sui diritti umani e sulla gestione dei migranti. La sezione per i diritti della persona e immigrazione del Tribunale di Roma ha emesso una decisione cruciale che ha immediatamente sollevato polemiche politiche e giuridiche. La corte ha deciso di non convalidare il trattenimento di dodici migranti all’interno del centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania. Questa sentenza pone interrogativi significativi sul futuro delle politiche migratorie italiane e sull’accordo con l’Albania, progettato per gestire le richieste di asilo e i rimpatri.

La decisione del Tribunale di Roma

Il 17 ottobre, i giudici hanno stabilito che i migranti, originari di Bangladesh ed Egitto, non potevano essere trattenuti in Albania, considerato che i loro Paesi di origine non sono riconosciuti come “sicuri”. Questa valutazione si basa su criteri giuridici stabiliti dalla Corte di giustizia europea, secondo cui un Paese deve garantire diritti fondamentali e sicurezza per tutti i suoi cittadini, senza discriminazioni.

La sentenza ha portato all’ordine di rientro dei migranti in Italia, dove possono esercitare il loro diritto di richiedere asilo. Questa decisione si inserisce in un contesto più ampio: i migranti erano stati trasferiti in Albania da una nave della Marina militare italiana, la Libra, nell’ambito di un’operazione costosa, che ha richiesto circa 20.000 euro a migrante e che nel complesso è costata quasi un miliardo di euro allo Stato italiano negli ultimi cinque anni.

La Procedura di trasferimento e le implicazioni legali

Il tribunale ha sottolineato che, in virtù della normativa europea, i Paesi di provenienza dei migranti non possono essere considerati sicuri. Il protocollo che regola le procedure di rimpatrio stabilisce che, se non è possibile considerare un Paese come “sicuro”, i migranti devono essere riportati nel Paese di prima accoglienza — in questo caso, l’Italia.

Questa interpretazione delle leggi europee implica una sfida per le politiche migratorie italiane e mette in discussione l’efficacia dell’accordo Italia-Albania. I giudici hanno affermato che la mancanza di sicurezza nei Paesi d’origine rende inapplicabile la procedura di frontiera, obbligando l’Italia a riaccogliere i migranti, che ora hanno diritto a una revisione delle loro richieste di asilo.

Le dichiarazione della premier Giorgia Meloni

Reazioni politiche e critiche all’accordo

La reazione del governo italiano è stata immediata e accesa. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso il suo disappunto, affermando che il governo presenterà ricorso contro la decisione del tribunale. Piantedosi ha insistito sul fatto che la sicurezza dei confini italiani è una priorità e ha ribadito che l’Italia sta cercando di costruire un modello di gestione dei migranti che possa essere applicato in tutta Europa.

Roma: Il Tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania

La premier Giorgia Meloni, durante un punto stampa a Beirut, ha descritto la decisione come “pregiudiziale” e ha convocato un Consiglio dei ministri per discutere le prossime mosse. Meloni ha affermato che è compito del governo determinare quali Paesi siano considerati sicuri, non dei giudici, sollevando così questioni di separazione dei poteri e di competenza.

Roma: Il Tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania

Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha aggiunto che è fondamentale che il potere giudiziario rispetti le decisioni del governo. La sua affermazione sottolinea una crescente tensione tra le istituzioni politiche e giuridiche italiane, con alcune voci nel governo che suggeriscono che la magistratura stia interferendo nelle politiche migratorie.

Critiche dall’opposizione e questioni di trasparenza

L’opposizione ha subito colto l’occasione per criticare il governo. Elly Schlein, leader del Partito Democratico, ha descritto l’accordo con l’Albania come “fuorilegge” e ha messo in evidenza i costi enormi associati alla sua attuazione, suggerendo che tali fondi potrebbero essere stati meglio impiegati in ambito sanitario e sociale. Schlein ha parlato di un possibile danno erariale, poiché oltre 800 milioni di euro sono stati spesi senza ottenere risultati efficaci.

Un’interrogazione parlamentare è stata presentata per chiedere chiarimenti sulla trasparenza e sulla legalità degli appalti legati alla costruzione dei centri di rimpatrio in Albania. Gli interrogativi riguardano non solo i criteri di selezione delle imprese coinvolte, ma anche la gestione delle risorse destinate a questi progetti.

L’impasse delle politiche migratorie italiane

La decisione del tribunale rappresenta un punto di stallo per le politiche migratorie italiane e l’accordo con l’Albania. Il governo, pur mantenendo una posizione ferma sulla necessità di rafforzare i confini, deve ora affrontare la realtà che le sue strategie potrebbero non essere compatibili con il diritto europeo.

Il Consiglio dei ministri convocato da Meloni rappresenta un tentativo di risolvere queste problematiche, con l’intenzione di rivedere le procedure di richiesta di asilo e di accelerare i processi decisionali. Ciò potrebbe includere la modifica delle leggi esistenti per conferire maggiore potere alle commissioni che esaminano le domande di asilo, ma resta da vedere se tali cambiamenti possano realmente superare le obiezioni giuridiche sollevate dai giudici.

 

Centro di permanenza di Gjader, in Albania
Centro di permanenza di Gjader, in Albania
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