Referendum 2025, nessun quesito supera il quorum: affluenza al 30% e polemiche politiche
Nessuno dei cinque quesiti referendari ha raggiunto il quorum: affluenza ferma al 30,58%. Il governo rivendica il successo, l’opposizione parla di boicottaggio.
Referendum 2025, nessun quesito supera il quorum: affluenza al 30% e polemiche politiche.
Roma, 9 giugno 2025 – Il referendum 2025 si chiude con un dato inequivocabile: nessuno dei cinque quesiti proposti ha raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. L’affluenza definitiva si è fermata al 30,58%, con picchi minimi registrati in Trentino-Alto Adige (22,70%) e in Sicilia (23,11%). Un risultato che ha immediatamente scatenato reazioni contrastanti tra maggioranza e opposizioni, con il governo che rivendica una “vittoria politica” e le opposizioni che denunciano boicottaggio e chiedono una riforma dello strumento referendario.
Governo: “Una sconfitta per la sinistra, il governo è più forte”
Tra i primi a commentare è stato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha parlato senza mezzi termini: “Le opposizioni hanno voluto trasformare i referendum in un voto contro il governo Meloni. Il responso è chiaro: il governo ne esce rafforzato, la sinistra indebolita”.
Sulla stessa linea anche il vicepremier Antonio Tajani, che ha puntato il dito contro i promotori: “Grande rispetto per chi è andato a votare, ma questo è stato un tentativo fallito della sinistra di scardinare l’esecutivo con lo strumento referendario. Serve rivedere la legge: troppi soldi sprecati per schede che sono tornate bianche”.
Duro anche il commento del leader della Lega Matteo Salvini, che ha definito l’idea della cittadinanza accelerata “una proposta bocciata dagli italiani”, sottolineando l’importanza di “più controlli e meno ideologia”. Per Silvia Sardone, eurodeputata e vicesegretaria del Carroccio, il flop è stato “devastante per Schlein, Landini, Conte e compagni. Altro che sfratto”.
Le opposizioni: “Non è una sconfitta, ma una mobilitazione importante”
Diversa la lettura nel campo dell’opposizione. La segretaria del Pd Elly Schlein ha voluto rivendicare il risultato della partecipazione: “Oltre 14 milioni di persone sono andate a votare. Più di quelle che hanno mandato Meloni al governo. Questo dato merita rispetto, non derisione”.
Anche Giuseppe Conte, leader del M5s, ha difeso il significato politico del voto: “Chi esulta per l’astensione offende 15 milioni di cittadini che hanno scelto di partecipare. È tempo di abbassare il quorum e riformare la legge. L’Italia soffre di un astensionismo cronico, e chi detiene l’informazione ha volutamente oscurato questi quesiti”.
Conte ha anche rilanciato l’importanza dei temi posti all’attenzione degli elettori: “Oltre 12 milioni di sì per maggiori tutele sul lavoro non sono numeri irrilevanti. Noi continueremo la battaglia in Parlamento”.
Più autocritica la posizione del Pd europeo, con Pina Picierno che ha parlato di “una sconfitta profonda e un regalo a Meloni”, invitando la sinistra a “uscire dalla propria bolla e tornare ad ascoltare il Paese”.
Infine, il segretario di +Europa Riccardo Magi ha parlato di “astensionismo organizzato”, ma ha rivendicato il merito di “aver riportato al centro del dibattito pubblico la questione della cittadinanza”, uno dei temi più dibattuti tra i quesiti referendari.
Il tema del quorum torna centrale nel dibattito politico
Il mancato raggiungimento del quorum ha riaperto un dibattito mai sopito sull’utilità e l’efficacia dello strumento referendario. Le parole di Conte trovano eco in una fetta crescente dell’opinione pubblica e persino tra alcune voci della maggioranza che riconoscono la necessità di una revisione legislativa, in un contesto dove l’astensione resta il primo partito del Paese.
Con una partecipazione tra le più basse della storia repubblicana, il referendum 2025 si chiude dunque con un nulla di fatto giuridico, ma con conseguenze politiche potenzialmente profonde. Se da un lato il governo Meloni canta vittoria, dall’altro le opposizioni promettono battaglia, soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche. E l’ombra dell’astensionismo resta una sfida aperta per tutte le forze in campo.
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