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Proteste in Israele per gli ostaggi: «Bibi vattene». Scontri tra polizia e manifestanti

Trascorsi sei mesi dall'inizio della guerra

Proteste in Israele per gli ostaggi: «Bibi vattene». Scontri tra polizia e manifestanti.

A sei mesi dall’attacco di Hamas del 7 ottobre ai kibbutz nel sud di Israele e dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, una tregua appare ancora difficile, così come un nuovo scambio di prigionieri.

Nelle prossime ore riprenderanno al Cairo – anche su forte pressione del presidente statunitense Joe Biden – i contatti indiretti tra Israele e una delegazione di Hamas, guidata dal responsabile Khalil Al-Hayya, attraverso i mediatori dell’Egitto e del Qatar.

Eppure, dopo sei mesi di angoscia per gli israeliani prigionieri a Gaza e dopo il ritrovamento del corpo senza vita di uno di loro, si moltiplicano le manifestazioni in diverse parti di Israele per chiederne la liberazione e invocare le dimissioni del premier Benyamin Netanyahu ed elezioni anticipate: 100mila persone sono scese in piazza, nella sola Tel Aviv, secondo gli organizzatori, un numero che non si vedeva dalle proteste anti governative del sabato sera prima della guerra.

I manifestanti di Tel Aviv hanno acceso diversi fuochi in Kaplan Street, nei pressi del ministero della Difesa, che sono stati rapidamente spenti dalla polizia con estintori. La polizia ha usato la forza per allontanare i manifestanti mentre gli speaker del corteo cercavano di riprendere il controllo.

Intanto Teheran afferma: «La vendetta è inevitabile, decideremo dove e quando». E mette in guardia gli Usa di «stare lontani da Israele per non farsi male». Secondo i media americani, le truppe iraniane sono «in massima allerta». Per l’emittente Cbs, Teheran aspetterà la fine del Ramadan per attaccare con droni e missili lo Stato ebraico.

Nelle stesse ore, Hamas rifiuta di fare marcia indietro e ribadisce la sua posizione per un accordo: «Cessate il fuoco permanente, ritiro dell’esercito da Gaza e scambio di prigionieri». I miliziani hanno comunque accettato di inviare una delegazione per rinnovare i colloqui al Cairo questo fine settimana.

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