Per la Tunisia arrivano preoccupazioni anche dagli Usa che sono disposti a sollecitare il Fmi
Entro la fine del mese prevista una visita di Meloni alla Casa Bianca
Per la Tunisia arrivano preoccupazioni anche dagli Usa che sono disposti a sollecitare il Fmi
Gli Usa condividono le preoccupazioni dell’Italia per la Tunisia e sono anche disposti a sollecitare il Fmi, affinché sblocchi il pacchetto di aiuti per evitare il collasso del Paese, però il primo passo deve farlo il presidente Kais Saied.
Resta dunque lo stallo, dopo il vertice a Washington tra il segretario di Stato Antony Blinken e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, nonostante la solidarietà manifestata dagli americani. Il capo della Farnesina poi ha proposto la creazione di un Consiglio Nato-Ucraina, per avviare il processo di ammissione di Kiev già dal vertice dell’Alleanza in programma a Vilnius a metà luglio.
Entro la fine del mese dovrebbe avvenire anche la visita alla Casa Bianca della premier Giorgia Meloni, per la quale gli italiani hanno proposto tre date.
Blinken ha riconosciuto la “forte leadership” della presidente del Consiglio sull’Ucraina, e l’impegno del suo governo per la pace e la stabilità in Africa.
Tajani ha aggiunto: “Ho informato del viaggio di Meloni in Tunisia. Vogliamo buone soluzioni, essere pragmatici, continuare a parlare con i tunisini per trovare un accordo con l’Ue, l’Italia e il Fmi”.
Il segretario di Stato ha risposto così: “Condividiamo la preoccupazione dell’Italia per la situazione economica in Tunisia. E apprezziamo il lavoro della delegazione guidata da Giorgia Meloni e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen”.
Poi però ha aggiunto: “Le decisioni che servono per avere i fondi dal Fmi spettano a Tunisi. Vogliamo si risollevi, ma il governo deve decidere dove andare. Italia e Usa lavorano a stretto contatto sulla questione”.
I motivi per cui il Board del Fmi non ha ancora approvato il prestito da 1,9 miliardi di dollari concordato ad ottobre dallo staff sono due: primo, serve la ragionevole certezza di ricevere indietro i soldi, e l’impegno dei Paesi membri ad aiutare la sostenibilità del debito; secondo, il Paese beneficiato deve volere i fondi e accettare un programma di ristrutturazione.
Sul primo punto ci sono passi avanti, ma sul secondo il presidente tunisino Saied si rifiuta di agire. Ad esempio non vuole tagliare i sussidi per l’acquisto dei carburanti, nel timore che ciò provochi una rivolta.
L’Italia chiede al Fmi di essere pragmatico, perché il collasso della Tunisia non conviene a nessuno, ma il Fmi e gli Usa rispondono che un passo deve farlo anche Saied, per incontrarsi nel mezzo. Questo ha sollecitato Blinken, dicendo che il governo locale deve decidere dove andare.
Sull’Ucraina c’è piena convergenza, perché come hanno detto entrambi “Vogliamo la pace, ma deve essere una pace giusta”, ossia che ristabilisca l’integrità territoriale del Paese aggredito.
Usa e Italia appoggiano l’ingresso nell’Ue, ma Tajani si è spinto avanti con la proposta del Consiglio Nato-Ucraina, perché gli europei non credono che Kiev possa entrare nell’Unione senza la protezione dell’Alleanza: “Bisogna continuare a seguire il percorso avviato già da qualche anno perché abbia una membership operativa. Il primo passo è stabilire una sorta di consiglio per rafforzare uno scambio di informazioni e politico”.
Washington invece è più prudente, perché una volta garantita a Zelensky la protezione dell’Articolo V, se Putin aggredisse ancora il Paese gli Usa dovrebbero intervenire con i loro soldati.
Per la visita di Meloni alla Casa Bianca gli americani hanno chiesto tre date, e gli italiani le hanno proposte tutte entro luglio. Il problema ora è trovarne una che funzioni per tutti, tra il vertice Nato di Vilnius e quello dell’Onu sui Sistemi alimentari che Roma ospiterà dal 24 al 26 del mese.
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