Missione del VPdC, Tajani vola negli Emirati Arabi Uniti
Il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, si è recato ieri, 18 giugno 2023, ad Abu Dhabi, dove ha incontrato il Ministro degli Affari Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Sceicco Abdallah bin Zayed Al Nahyan.
La missione, che si inserisce nel contesto di un progressivo consolidamento delle relazioni bilaterali fortemente voluto dal governo italiano, intende confermare l’eccellente livello del dialogo politico e della collaborazione economica tra Roma e Abu Dhabi.
“Siamo estremamente soddisfatti della nostra partnership strategica” ha commentato il Ministro Tajani “abbiamo iniziato una nuova fase del rapporto bilaterale, che oggi è più forte che mai”.
I due Ministri discuteranno anche di opportunità di business, in particolare in settori come l’economia verde e la transizione digitale, in linea con il ruolo degli Emirati Arabi Uniti come paese ospitante per l’imminente COP28.
Al centro dei colloqui vi sarà anche un punto sulle migrazioni nel Mediterraneo, una questione particolarmente sentita in entrambi i Paesi. Roma e Abu Dhabi sostengono entrambi un approccio globale al fenomeno migratorio, nella consapevolezza che il contrasto ai flussi irregolari e al traffico di esseri umani richiede uno sforzo condiviso di tutti i Paesi interessati.
Un approccio onnicomprensivo e inclusivo, volto allo sviluppo economico e sociale del Mediterraneo allargato e dell’Africa.
Tajani e Al Nahyan discuteranno infine dei principali dossier regionali, a cominciare da Libia e Tunisia, Paesi che stanno attraversando fasi particolarmente complesse, e nei quali sia Roma sia Abu Dhabi intendono giocare un ruolo di primo piano per individuare soluzioni sostenibili che ne garantiscano stabilità e sicurezza.
“Auspichiamo che gli Emirati Arabi Uniti possano esercitare la loro influenza per risolvere le criticità di questi Paesi” ha osservato il Vicepremier “Italia ed EAU possono svolgere un ruolo da protagonisti per facilitare la stabilizzazione ed evitare spirali negative con conseguenze imprevedibili, anche in termini di ulteriore pressione migratoria”.
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