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Minori e social media, il Parlamento europeo alza la soglia a 16 anni: “Tutela urgente contro dipendenze, algoritmi e IA”

Il Parlamento europeo propone di alzare a 16 anni l’età minima per accedere ai social media e introduce nuove misure contro dipendenze digitali, algoritmi manipolativi e rischi legati all’intelligenza artificiale.

Minori e social media, il Parlamento europeo alza la soglia a 16 anni: “Tutela urgente contro dipendenze, algoritmi e IA”.

Bruxelles – Il Parlamento europeo ha lanciato un forte segnale politico sulla tutela dei minori online, chiedendo di fissare a 16 anni l’età minima per iscriversi ai social media, salvo autorizzazione dei genitori per la fascia 13-16 anni. La risoluzione, approvata con 483 voti favorevoli, 92 contrari e 86 astensioni, non è giuridicamente vincolante, ma indica in maniera netta la direzione che l’Unione vuole intraprendere in materia di sicurezza digitale e protezione dei più giovani.

L’iniziativa nasce da preoccupazioni ormai diffuse: secondo le ultime rilevazioni, il 25% dei minori mostra un uso considerato “problematico” dello smartphone, con sintomi assimilabili a una vera e propria dipendenza. Una condizione aggravata da meccanismi digitali altamente persuasivi, algoritmi di raccomandazione e pratiche di gamification presenti sui social e nelle piattaforme online.

Salute mentale e dipendenze: l’allarme dei deputati

Nella risoluzione, gli eurodeputati esprimono “forti preoccupazioni per la salute fisica e mentale dei minori”, evidenziando come molte piattaforme digitali utilizzino strategie manipolative studiate per aumentare il tempo di permanenza online. Scorrimento infinito, autoplay, aggiornamento trascinando la schermata verso il basso e sistemi di ricompensa continui vengono indicati come elementi che incidono sulla capacità di concentrazione, sulle relazioni sociali e sull’equilibrio psicologico.

Il Parlamento europeo chiede quindi un’applicazione più rigorosa del Digital Services Act (DSA), con la possibilità di imporre multe e perfino l’interdizione temporanea alle piattaforme che non rispettano gli obblighi di tutela dei minori.

Età minima a 16 anni e sistemi di verifica più affidabili

Il cuore della risoluzione riguarda il limite minimo di accesso ai social media, alle piattaforme video e ai chatbot basati sull’intelligenza artificiale.

L’obiettivo è duplice: tutelare i minori dalla pressione degli ambienti digitali e supportare i genitori nel gestire la presenza online dei figli. A tal fine, gli eurodeputati accolgono positivamente i progetti della Commissione per una app europea di verifica dell’età e per il futuro portafoglio europeo di identità digitale (eID).

Tuttavia, viene posto un paletto chiaro: tali strumenti devono essere “accurati, sicuri e rispettosi della privacy dei minori”. Nessun sistema tecnologico, inoltre, potrà esonerare le piattaforme dalle proprie responsabilità editoriali e di sicurezza.

In caso di violazioni gravi o reiterate, il Parlamento propone che i dirigenti delle piattaforme possano essere ritenuti personalmente responsabili, una misura pensata per aumentare la pressione sulla governance interna delle big tech.

Pratiche dannose e tecnologie persuasive: le nuove restrizioni

La risoluzione contiene un pacchetto articolato di richieste, che mira a limitare drasticamente i contenuti e le funzionalità più pericolose per i minori. Tra queste:

  • divieto delle pratiche digitali più dannose e disattivazione predefinita di quelle che creano dipendenza;
  • stop allo scorrimento infinito, all’autoplay e ai cicli di ricompensa per gli account di minori;
  • divieto di algoritmi di raccomandazione basati sul coinvolgimento;
  • interventi decisi contro le tecnologie persuasive, come pubblicità mirata e contenuti degli influencer, nell’ambito della futura legge europea sull’equità digitale;
  • applicazione del DSA anche alle piattaforme di videogiochi online, con il divieto di loot box, premi randomizzati, valute interne e meccanismi “pay-to-progress”;
  • maggiori tutele contro lo sfruttamento commerciale dei bambini influencer, vietando incentivi economici diretti;
  • contrasto urgente agli strumenti di IA generativa dannosi, come deepfake, agenti conversazionali, chatbot “da compagnia” e app che creano immagini manipolate o sessualizzate senza consenso.

La relatrice: “Tracciamo un limite, i servizi non sono pensati per i minori”

Durante il dibattito, la relatrice Christel Schaldemose (S&D, Danimarca) ha commentato con toni netti l’esito della votazione:
“Sono orgogliosa di questo Parlamento. Stiamo finalmente tracciando un limite. Diciamo chiaramente alle piattaforme: i vostri servizi non sono pensati per i minori. E questo esperimento finisce qui.”

La deputata ha poi sottolineato come un’applicazione coerente del DSA rappresenti lo strumento principale per garantire una protezione reale e non solo formale.

Un contesto europeo sempre più preoccupato

Il quadro emerso dai dati è allarmante: il 97% dei giovani europei usa Internet ogni giorno, mentre il 78% dei minori tra 13 e 17 anni controlla lo smartphone almeno una volta l’ora. L’Eurobarometro 2025 rileva inoltre che oltre il 90% dei cittadini europei considera urgentissimo agire su tre fronti:

  • impatto negativo dei social media sulla salute mentale;
  • diffusione del cyberbullismo;
  • accesso dei minori a contenuti inappropriati.

Già diversi Stati membri hanno avviato politiche autonome sull’età minima e sui sistemi di verifica dell’identità online. La risoluzione del Parlamento europeo punta ora ad armonizzare queste iniziative, garantendo un approccio comune all’interno dell’Unione.

Verso una nuova stagione di regolamentazione digitale

La richiesta dell’Europarlamento non chiude la questione, ma la rilancia sul tavolo della Commissione e degli Stati membri. La crescente pressione pubblica, supportata da dati allarmanti e da movimenti civici, rende probabile un’accelerazione sul fronte legislativo.

Se ciò porterà davvero all’introduzione di un limite di età uniforme a livello europeo, lo si capirà nei prossimi mesi. Intanto, la risoluzione segna un nuovo capitolo nel dibattito sulla protezione dei minori nell’ecosistema digitale, sempre più complesso e sempre più centrale nella vita quotidiana delle giovani generazioni.

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