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Minacce alla figlia di Giorgia Meloni: ondata di indignazione politica contro il clima d’odio

Minacce alla figlia della Premier Meloni: reazioni trasversali del mondo politico contro l’odio sui social. Appello all’unità per fermare il clima di violenza.

Minacce alla figlia di Giorgia Meloni: ondata di indignazione politica contro il clima d’odio.

Roma – Una nuova, gravissima pagina si aggiunge al già preoccupante clima di intolleranza e odio che attraversa il dibattito pubblico italiano. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha denunciato pubblicamente tramite un post su Facebook una minaccia rivolta a sua figlia Ginevra, comparsa sui social. Il messaggio, scritto da un presunto dipendente del Ministero dell’Istruzione, augura alla bambina “la sorte della ragazza di Afragola”, in riferimento al tragico femminicidio di Martina Carbonaro, assassinata dall’ex compagno.

Meloni ha commentato con parole ferme e cariche di preoccupazione:

“Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. È contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire”.

Una condanna bipartisan

La reazione del mondo politico è stata immediata e trasversale. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato di “atto da vigliacchi”, esprimendo solidarietà come padre e nonno e sottolineando la gravità di quanto accaduto.

Anche il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha definito l’attacco “disumano e inaccettabile”, ribadendo che

“quelle parole offendono non solo una famiglia, ma la dignità di tutti noi”.

Il titolare del dicastero dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha assicurato un intervento sanzionatorio nei confronti dell’autore del post, qualora si confermasse essere un docente.

“I comportamenti che tradiscono il decoro della scuola non possono più essere tollerati”.

Dura anche la presa di posizione del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha parlato di “minacce ignobili, aberranti e vergognose”, offrendo un abbraccio simbolico alla premier e a sua figlia.

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha esteso la sua condanna anche alle minacce ricevute dalla figlia del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, definendole “vergognose”.

Reazioni dal centrosinistra e dal Terzo Polo

Dalla parte opposta dell’emiciclo, Piero Fassino ha parlato di “immensa miseria umana” riferendosi all’autore della minaccia. Anche Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha ammonito sul ruolo della retorica politica esasperata:

“Chi semina odio arma la mano – o la tastiera – degli haters”.

Da Italia Viva, le presidenti di Camera e Senato del partito, Maria Elena Boschi e Raffaella Paita, hanno sottolineato che

“lo scontro politico non può mai giustificare simili mostruosità, tanto meno se coinvolgono bambini”.

Solidarietà è giunta anche da Angelo Bonelli (AVS), che ha definito il post “ripugnante” e ha rilanciato l’invito della premier a non superare i confini del rispetto civile nel confronto politico.

Una ferita che interroga la democrazia

L’episodio ha riacceso il dibattito sull’uso dei social network, sulla deriva del linguaggio pubblico e sulla necessità di ricostruire un’etica del confronto politico. È evidente che l’invettiva digitale ha oltrepassato ogni limite e ha colpito in un punto delicatissimo: la famiglia, e in particolare una bambina estranea al dibattito pubblico, diventata bersaglio solo per colpire la madre.

La risposta, come auspicato dallo stesso presidente del Consiglio, deve essere unitaria e trasversale:

“Esistono confini che non devono essere superati mai. Difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza”.

Un richiamo che oggi riguarda non solo la politica, ma ogni cittadino che crede nella convivenza civile e nel rispetto dell’altro, anche – e soprattutto – nelle divergenze.

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