Meloni-Zelensky: l’Italia rafforza il suo ruolo nella diplomazia di guerra e nella costruzione della futura pace.
Dall’analisi dei negoziati alle garanzie di sicurezza, passando per il sostegno energetico e il ruolo europeo: l’incontro a Palazzo Chigi consolida l’impegno italiano e rafforza il posizionamento di Roma come potenziale facilitatore del dialogo internazionale.
Meloni-Zelensky: l’Italia rafforza il suo ruolo nella diplomazia di guerra e nella costruzione della futura pace.
La visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Palazzo Chigi ha rappresentato un nuovo punto di snodo nei rapporti tra Roma e Kiev, confermando il ruolo crescente dell’Italia come sostenitore politico, militare e diplomatico del fronte ucraino. L’incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durato circa un’ora e mezza, si è svolto in un clima definito da entrambe le parti “approfondito” ed “eccellente”, con un confronto serrato sulle prospettive del processo negoziale e sulle condizioni necessarie per arrivare a una pace che sia considerata giusta e duratura.
Lo stato dei negoziati e i prossimi passi verso la pace
Secondo quanto riportato in una nota ufficiale, i due leader hanno analizzato l’avanzamento del percorso diplomatico in corso, condividendo una tabella di marcia per i prossimi mesi. L’obiettivo dichiarato rimane quello di costruire un quadro negoziale solido, che includa garanzie di sicurezza credibili per Kiev e un impegno internazionale coordinato, in grado di scongiurare future aggressioni. Nella valutazione di Meloni e Zelensky, il dialogo con partner europei e americani resta una componente imprescindibile, tanto per esercitare pressione diplomatica sulla Russia quanto per mantenere l’allineamento strategico dell’Occidente. Zelensky, nel suo tour europeo, sta ultimando una versione aggiornata del piano di pace ucraino, ridotto a venti punti, che intende trasmettere agli Stati Uniti nel giro di poche ore. Lo stesso presidente lo ha definito un documento rivisto alla luce dei colloqui avuti nelle ultime settimane in Europa, compreso quello a Roma, considerato “molto significativo su tutti gli aspetti della situazione diplomatica”.
Il riconoscimento del ruolo italiano e la questione energetica
Il presidente ucraino ha espresso gratitudine per l’impegno italiano, in particolare per le forniture energetiche inviate nelle ultime settimane. Generatori, trasformatori e apparecchiature di emergenza stanno permettendo all’Ucraina di affrontare gli attacchi russi alle infrastrutture critiche, mantenendo operative reti essenziali per ospedali, scuole e abitazioni. Zelensky ha sottolineato come tali aiuti rappresentino un sostegno diretto alla vita quotidiana delle famiglie ucraine, colpite da continui bombardamenti. Parallelamente, Italia e Ucraina continuano a lavorare sul fronte della cooperazione strutturale attraverso l’accordo di sicurezza bilaterale firmato mesi fa, che va oltre l’assistenza militare e comprende programmi per la ricostruzione, il rafforzamento della resilienza energetica e la protezione delle infrastrutture vitali.
Unità dell’Occidente e ricerca di un equilibrio diplomatico
Durante il colloquio, Meloni e Zelensky hanno ribadito la necessità di una convergenza stabile tra Europa e Stati Uniti. La presidente del Consiglio ha insistito su un punto che ripete da mesi: nessuna soluzione diplomatica può prescindere dalla posizione di Washington e dalla capacità del fronte occidentale di presentarsi compatto nelle sue proposte. Di pari passo, Roma vuole contribuire alla creazione di un percorso europeo autonomo, ma complementare all’impegno americano, capace di esercitare un ruolo equilibratore. L’Italia mira a essere non solo un alleato militare e umanitario, ma un potenziale facilitatore di pace, anche grazie alla propria rete diplomatica e alla possibilità di agire da ponte con il Vaticano, che negli ultimi mesi ha intensificato la sua attività di mediazione.
La pressione su Mosca e il tema delle garanzie di sicurezza
Un punto centrale del confronto è stato quello delle garanzie di sicurezza. L’Ucraina chiede strumenti concreti per evitare che un eventuale cessate il fuoco lasci il paese vulnerabile a nuove aggressioni. Roma sostiene questa linea e insiste sull’importanza di mantenere la pressione sulla Russia affinché partecipi ai negoziati con spirito costruttivo. Intanto da Mosca giungono segnali di chiusura: Vladimir Putin ha ribadito che la Russia porterà la “questione alla sua logica conclusione”, rivendicando ancora una volta il Donbass come “territorio russo”.
Il quadro italiano e le tensioni interne sulla linea da seguire
Sul piano interno, l’Italia si muove in un contesto politico complesso. Il governo è determinato a confermare l’invio di armi e il sostegno a Kiev, ma nella maggioranza non mancano perplessità. La Lega chiede una revisione della strategia adottata negli ultimi anni, sostenendo che la guerra stia andando verso un esito sfavorevole per l’Ucraina e contestando l’idea di destinare ulteriori risorse a un conflitto giudicato “perso”. Voci critiche sottolineano la necessità di una svolta diplomatica immediata, arrivando a evocare concessioni territoriali che, però, lo stesso Zelensky continua a rifiutare categoricamente. Meloni, al contrario, ribadisce che la linea italiana resterà pienamente coordinata con gli Stati Uniti, anche perché ogni iniziativa europea deve poggiare su un quadro comune e sull’appoggio dell’alleato transatlantico.
Il nodo degli asset russi e il fronte europeo
Restano aperte le discussioni sul possibile utilizzo degli asset russi congelati per finanziare la ricostruzione ucraina. La questione sarà al centro del Consiglio europeo del 18 dicembre e vede l’Italia più prudente rispetto ad altri stati membri. Roma teme implicazioni giuridiche e finanziarie difficili da controllare. Kiev, però, continua a fare pressione affinché questi fondi diventino un pilastro del programma di sostegno europeo. Il ministro degli Esteri ucraino, dopo i colloqui con la Farnesina, ha ribadito che per l’Ucraina è “cruciale” poter contare sul pieno utilizzo di tali beni.
Le prospettive future e il ruolo italiano come potenziale mediatore
La conclusione dell’incontro a Palazzo Chigi non segna soltanto un ulteriore tassello del sostegno italiano all’Ucraina, ma indica una traiettoria più ambiziosa. L’obiettivo di Roma è occupare uno spazio significativo nel futuro processo di pace, contribuendo a definire soluzioni condivise e sostenibili. L’Italia mira a essere riconosciuta come attore in grado di influire tanto sulle dinamiche europee quanto su quelle transatlantiche, offrendo — quando le condizioni lo permetteranno — una piattaforma credibile di dialogo. Per ora, la priorità resta duplice: rafforzare la capacità ucraina di resistere agli attacchi russi e, parallelamente, preparare il terreno per il momento in cui la diplomazia potrà tornare al centro della scena.
Una fase decisiva per Kiev, Roma e l’intero quadro europeo
La visita di Zelensky in Italia arriva infatti in un momento di grande fluidità. L’Ucraina sta rielaborando le sue proposte di pace, gli Stati Uniti premono per una trattativa che tenga conto della situazione militare sul campo, l’Europa discute le modalità del sostegno economico e politico a lungo termine, e all’interno dei governi occidentali emergono divergenze sempre più nette. In questo scenario, il ruolo italiano potrebbe diventare più influente rispetto a pochi mesi fa. Non si tratta solo di assistenza, ma della possibilità di guidare — insieme ad altri attori — un percorso diplomatico complesso, capace di conciliare sovranità ucraina, sicurezza europea e stabilità internazionale.
L’incontro tra Meloni e Zelensky, quindi, non si limita a rafforzare l’asse tra Roma e Kiev, ma si inserisce in un quadro più ampio dove l’Italia prova a definire il proprio posto: partner affidabile, attore responsabile e, forse, futuro mediatore.
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