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Meloni riunisce Usa e Ue a Roma: “Un nuovo inizio” nei rapporti transatlantici.

Vertice a Palazzo Chigi con JD Vance e Ursula von der Leyen: al centro del colloquio la crisi dei dazi e la guerra in Ucraina. La premier italiana si candida a fare da "pontiera" tra Trump e Bruxelles.

Meloni riunisce Usa e Ue a Roma: “Un nuovo inizio” nei rapporti transatlantici.

Vertice a Palazzo Chigi con JD Vance e Ursula von der Leyen: al centro del colloquio la crisi dei dazi e la guerra in Ucraina. La premier italiana si candida a fare da “pontiera” tra Trump e Bruxelles.

Roma Attorno a un tavolo bianco nel salottino di Palazzo Chigi, le bandiere americana, europea e italiana fanno da cornice a un incontro trilaterale che ambisce a segnare una svolta: il vicepresidente americano J.D. Vance, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la padrona di casa Giorgia Meloni si sono ritrovati per discutere di dazi, Ucraina e futuro delle relazioni transatlantiche. Una riunione definita “costruttiva”, in cui Roma ha cercato di posizionarsi come mediatrice strategica tra Bruxelles e Washington.

Il vertice arriva a poche settimane dalla visita della premier italiana alla Casa Bianca, dove Meloni aveva proposto un incontro strutturato tra Unione Europea e Stati Uniti. “Sono molto orgogliosa di ospitare due leader per iniziare un dialogo che possa rappresentare un nuovo inizio”, ha dichiarato la presidente del Consiglio, rimarcando come le relazioni tra Usa e Ue siano “fondamentali per un Occidente che vuole mantenere la sua unità e la sua forza”.

La regia italiana

Nonostante l’assenza del presidente statunitense Donald Trump, la regia dell’incontro resta chiaramente targata Meloni. La premier ha avuto sabato una telefonata con il tycoon, centrata sull’Ucraina e sul quadro generale dei rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea, in vista del colloquio – annunciato da Trump – con Vladimir Putin previsto per lunedì. Una mossa diplomatica che rafforza il profilo internazionale della leader italiana, che si propone come interlocutore credibile sia per Washington sia per Bruxelles.

“Trump non c’era, ma è come se ci fosse stato”, si mormora nei corridoi di Palazzo Chigi, dove era presente anche il segretario di Stato americano Marco Rubio. Il vicepresidente Vance, delfino politico dell’ex presidente Usa, ha elogiato Meloni definendola “una buona amica” e “una costruttrice di ponti tra Europa e Stati Uniti”. E ha confermato: “Siamo grandi fan suoi e dell’Italia”.

Dazi, il nodo al centro del tavolo

Il cuore dell’incontro resta però il dossier commerciale. Dopo la sospensione di 90 giorni delle tariffe doganali imposte dall’amministrazione Trump, l’orologio del negoziato ha ripreso a ticchettare. La finestra utile per raggiungere un accordo scade a inizio luglio. “Vogliamo un buon accordo per entrambe le parti”, ha detto von der Leyen, sottolineando l’intenso lavoro tecnico già avviato. “Il diavolo è nei dettagli”, ha aggiunto, ma il clima tra le parti è stato descritto da fonti diplomatiche come “ottimo” e “in sintonia su tutti i dossier”.

Anche Vance ha mostrato ottimismo: “Spero che questo sia l’inizio di negoziati a lungo termine che portino vantaggi reciproci”, ha detto, ricordando che “tra amici a volte ci sono divergenze, ma anche molte opportunità per collaborare”.

Ucraina e difesa comune: convergenze strategiche

Se i dazi hanno dominato l’agenda economica, non è mancato il riferimento ai grandi temi geopolitici. La presidente della Commissione ha ribadito il sostegno all’Ucraina, annunciando che “la prossima settimana sarà cruciale” per il futuro del conflitto. Ha anche ricordato che la Commissione europea ha stanziato fino a 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni per rafforzare la difesa comune. “Un’Europa forte significa anche una NATO forte”, ha dichiarato von der Leyen.

Prima del trilaterale, Vance ha incontrato a Roma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre Meloni lo ha salutato calorosamente in piazza San Pietro, dopo le recenti tensioni legate all’assenza dell’Italia dal vertice dei cosiddetti “Volenterosi” in Albania.

La coreografia del dialogo

L’occasione per riunire i leader è stata offerta dall’insediamento di Papa Leone XIV in Vaticano, evento che ha riportato a Roma molte figure chiave del panorama internazionale. Un’opportunità colta da Meloni per dare concretezza a quella che definisce una “giornata perfetta”, suggellata da un simbolico abbraccio tricolore tra le bandiere Usa e Ue.

Una quarta sedia, forse destinata a Rubio, era collocata lateralmente durante lo “spray”, la breve fase aperta alla stampa. Poi, porte chiuse e confronto a tre.

Le critiche dell’opposizione

Non sono mancate, come prevedibile, le critiche interne. La segretaria del PD Elly Schlein ha parlato di una “messa in scena”, sottolineando come “i leader europei parleranno con Trump domani, e l’Italia non ci sarà”. Matteo Renzi ha invitato Meloni a “tornare al tavolo che conta”, alludendo alla chiamata tra il presidente Usa e i leader di Francia, Germania e Regno Unito.

Meloni però tira dritto: “L’Italia intende fare la sua parte per rilanciare il dialogo tra Unione Europea e Stati Uniti”. Libertà, democrazia e centralità della persona, dice, sono i valori su cui costruire “un futuro più sicuro, prospero e stabile”.

Il vertice di Roma non ha ancora prodotto risultati concreti, ma ha segnato una mossa diplomatica rilevante. In un momento di forti tensioni commerciali e geopolitiche, l’Italia ha cercato di ritagliarsi un ruolo da protagonista e da mediatore, puntando a trasformare la tregua temporanea sui dazi in un nuovo capitolo della cooperazione transatlantica. Se davvero sarà “un nuovo inizio”, lo diranno le prossime settimane.

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