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Meloni indagata per peculato e favoreggiamento. La premier si difende e promette di andare avanti: “Non sono ricattabile”.

Giorgia Meloni indagata per peculato e favoreggiamento nel caso Almasri: la premier si difende, ribadendo la propria determinazione e ricevendo il sostegno compatto del centrodestra.

Meloni indagata per peculato e favoreggiamento. La premier si difende e promette di andare avanti: “Non sono ricattabile”.

La premier Giorgia Meloni è stata raggiunta da un avviso di garanzia per i reati di peculato e favoreggiamento, in relazione al caso del rimpatrio del libico Almasri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli. La notizia, diffusa dalla stessa presidente del Consiglio tramite un video sui social, ha immediatamente scatenato reazioni politiche e acceso il dibattito pubblico.

Le accuse e il contesto del caso Almasri

La vicenda ruota attorno al rimpatrio di Almasri, eseguito dal governo italiano dopo che il capo della polizia giudiziaria di Tripoli era entrato in territorio italiano. Secondo Meloni, il mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Almasri non era stato trasmesso al ministero della Giustizia italiano, motivo per cui la Corte d’Appello di Roma aveva deciso di non procedere con l’arresto.

In mancanza di un provvedimento esecutivo, il governo ha deciso di espellere Almasri e rimpatriarlo immediatamente per motivi di sicurezza nazionale. Tuttavia, questo atto ha spinto la Procura di Roma a indagare non solo la premier, ma anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

Meloni indagata per peculato e favoreggiamento. La premier si difende e promette di andare avanti: “Non sono ricattabile”.

Meloni: “Non sono ricattabile”

Nel video pubblicato sui social, Giorgia Meloni ha spiegato la propria posizione, difendendo l’operato del governo e attaccando indirettamente la magistratura. “Non mi faccio intimidire, non sono ricattabile”, ha dichiarato con fermezza, aggiungendo che il suo obiettivo è continuare a lavorare per il bene dell’Italia e per la sicurezza nazionale.

Meloni ha poi sottolineato la tempistica sospetta del mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale, emesso proprio quando Almasri era già in Europa e pronto a entrare in Italia. Ha inoltre criticato l’assenza di una comunicazione ufficiale al ministero della Giustizia, circostanza che avrebbe complicato ulteriormente la gestione della situazione.

Le reazioni politiche

La notizia ha suscitato una levata di scudi nel centrodestra, che ha interpretato l’indagine come un attacco politico al governo. Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso pieno sostegno alla premier e agli altri esponenti coinvolti, definendo il procedimento giudiziario come una “ripicca” per la riforma della giustizia promossa dall’esecutivo.

Matteo Salvini, leader della Lega, ha affidato ai social un commento di dura condanna, definendo l’indagine una “vergogna” e ribadendo l’urgenza di una riforma della magistratura. Anche Forza Italia, attraverso il portavoce Raffaele Nevi, ha parlato di un “attacco eversivo” da parte di una magistratura politicizzata che, a suo dire, utilizza la propria autonomia come strumento per fare politica.

La questione della riforma della giustizia

Le indagini su Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano riaccendono il dibattito sulla necessità di una riforma della giustizia. Secondo i rappresentanti del governo, episodi come questo dimostrano l’urgenza di riequilibrare il rapporto tra politica e magistratura, garantendo una netta separazione dei poteri e prevenendo presunti abusi o interferenze.

Le implicazioni politiche

L’indagine rappresenta un momento delicato per il governo Meloni, che deve affrontare non solo le sfide legate all’opinione pubblica, ma anche le critiche di chi intravede in questa vicenda un possibile elemento di debolezza dell’esecutivo. Tuttavia, la fermezza mostrata dalla premier e l’appoggio compatto della coalizione di centrodestra sembrano indicare che l’esecutivo è intenzionato a proseguire sulla propria strada senza cedimenti.

La vicenda del caso Almasri, con le accuse mosse alla premier e ad altri esponenti del governo, pone interrogativi importanti sulla gestione della sicurezza nazionale, sul rapporto tra politica e magistratura e sulle riforme necessarie per garantire una giustizia equilibrata e imparziale. Giorgia Meloni, dal canto suo, ribadisce la propria determinazione a non farsi intimidire, confermando la volontà di proseguire nel percorso intrapreso a difesa degli interessi del Paese.

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