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Ilaria Salis al Parlamento Europeo ottiene l’immunità per un voto

Con un solo voto di scarto, il Parlamento Europeo conferma l’immunità di Ilaria Salis. Decisivi i franchi tiratori del PPE e le astensioni che hanno ribaltato i pronostici di Strasburgo.

Ilaria Salis al Parlamento Europeo ottiene l’immunità per un voto

Oggi, 7 ottobre, alla plenaria di Strasburgo si è votato per la conferma dell’immunità dell’eurodeputata Avs, Ilaria Salis. L’europarlamentare aveva già ottenuto l’immunità nel 2024, ma l’Ungheria aveva richiesto la revoca di tale privilegio a causa dell’aggressione del febbraio 2023 da parte della Salis verso alcuni militanti neonazisti durante una manifestazione a Budapest.

A decidere il fato della Salis sono stati i franchi tiratori

A Strasburgo sarebbero dovuti essere 378 gli eurodeputati contrari all’immunità dell’europarlamentare. Questi sarebbero appartenenti ai gruppi di Partito Popolare Europeo (Ppe), Patrioti, Conservatori ed Europa delle Nazioni Sovrane. D’altro canto, 312 si sarebbero schierati con Salis, appartenenti ai gruppi: Socialisti, Renew, Verdi, The Left. Oltre a questi, poco meno di 30 non iscritti riconducibili però alle destre europee.

I voti a favore dell’italiana sarebbero però in fine stati 306 mentre quelli contrari all’immunità 305. I franchi tiratori, benché il voto rimanga anonimo, apparterrebbero con ogni probabilità ai membri del Ppe, nonostante il capogruppo del partito Weber avesse dichiarato: “Noi del Ppe siamo favorevoli al rispetto dello stato di diritto e quindi al rispetto del regolamento del Parlamento europeo: i nostri consiglieri giuridici ci hanno detto che è giusto revocare l’immunità a Salis perché il suo reato è stato commesso prima del suo mancato. Noi siamo per le regole, non bisogna politicizzare la questione”. Le delegazioni polacche, romene e ungheresi avrebbero votato a favore della deputata per evitare di consegnare la vittoria all’avversario politico Orban, e si sospetta qualche voto positivo anche da parte della delegazione tedesca.

Decisiva per la deliberazione anche la presenza di 17 astenuti e degli oltre 90 non votanti, che hanno appositamente fatto scendere il quorum.

10 minuti dopo il voto dell’aula, Matteo Salvini ha dichiarato: “Col trucchetto del voto segreto anche qualcuno che si dice di ‘centrodestra’ ha votato per salvare la signora Salis dal processo. Vergogna!” riferendosi verosimilmente a Forza Italia. Tajani ha risposto in merito: “Le calunnie e gli insulti non li accettiamo. Non c’è nessuno che tradisce. Siamo sempre stati leali, coerenti. Abbiamo detto quale era la linea del voto, poi a scrutinio segreto ci sono 700 e più parlamentari che votano”

Al contrario, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein si è detta felice che abbiano prevalso i principi dello stato di diritto, sostenendo che l’eurodeputata non avrebbe avuto un processo giusto in Ungheria.

Fratelli d’Italia si è limitato a sottolineare che i 24 eurodeputati erano tutti presenti, e il Co-Presidente del gruppo dei conservatori e riformisti europei, Procaccini, ha preferito attaccare la sinistra e accusarla di aver “legittimato con questo voto la violenza politica”. Procaccini ha aggiunto inoltre: “Oggi il potere legislativo ha invaso il campo di quello giudiziario. Budapest che è accusata di violazione del diritto, ha subito lei una gravissima violazione dello stato di diritto”. Anche per il capo delegazione di Fdi, Carlo Fidanza, il Parlamento Europeo “si è espresso sulla base delle appartenenze politiche e non sul diritto”. 

All’annuncio del responso, l’eurodeputata ha esultato alzandosi, con il pugno chiuso, tra gli applausi dei colleghi. “Questo voto è una vittoria per la democrazia, lo stato di diritto e l’antifascismo, dimostra che la resistenza funziona, siamo tutti antifascisti” ha dichiarato Salis.

D’altra parte, il primo ministro ungherese Orban sui social ha accusato Bruxelles di “proteggere i propri membri” e ha definito Salis “membro di un gruppo terroristico” insieme al leader dell’opposizione interna Péter Magyar. Il premier ha poi concluso affermando: “Ai burocrati di Bruxelles piace dare lezioni, ma i pezzi del loro puzzle dello Stato di diritto semplicemente non combaciano”.

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