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Draghi dà le dimissioni, Mattarella le respinge

La decisione di Draghi è arrivata dopo il rifiuto di votare la fiducia al Decreto Aiuti del Movimento 5 Stelle

Draghi dà le dimissioni, Mattarella le respinge.

Alla conclusione del  Consiglio dei Ministri tenutosi a Palazzo Chigi nel pomeriggio del 14 luglio, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha comunicato la decisione di rassegnare le dimissioni. Congedando i colleghi, Draghi ha ringraziato i Ministri per il lavoro svolto e per i risultati conseguiti.

Alle dimissioni di Draghi è seguito un comunicato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha formalmente respinto la richiesta di Draghi, rimandando il destino del Governo alla discussione del Parlamento.

Le dimissioni di Draghi

La decisione di Draghi arriva dopo un voto di fiducia al Senato sul Decreto Aiuti, un provvedimento necessario per aiutare gli italiani in difficoltà per i rincari sulle bollette di luce e gas e sul costo della benzina.

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Nonostante la fiducia incassata, il Governo ha subito lo strappo dei senatori Movimento 5 Stelle, che hanno abbandonato l’aula durante il voto. Tale gesto era già stato annunciato dal leader politico del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, non soddisfatto dai colloqui avuti con Draghi riguardo ai lavori futuri del Governo.

Draghi ha così ritenuto che il Governo abbia perso l’appoggio fondamentale di una delle sue parti costituenti e ha dato le dimissioni.

Mattarella respinge le dimissioni di Draghi

Tuttavia, nel corso della serata, il Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella ha diffuso un comunicato in cui respinge le dimissioni di Draghi.

Secondo Mattarella la caduta del Governo deve essere confermata dal Parlamento tramite una discussione – e probabilmente un voto – che dovrebbe avvenire mercoledì prossimo.

La decisione di Mattarella non significa uno scontro con Draghi. Piuttosto rispecchia il principio della superiorità del Parlamento. Se il Presidente ha il supporto dell’aula, può resistere al mancato sostegno di un gruppo parlamentare. Secondo questo principio, discussioni extra-parlamentari, non devono inficiare la tenuta della maggioranza.

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