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Dl Sicurezza, oggi il voto finale al Senato: proteste delle opposizioni, il governo pone la fiducia.

Nessun emendamento esaminato su 131 proposte, scatta la protesta in Aula e nelle piazze. Il decreto introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti: stretta su occupazioni abusive, cannabis light, manifestazioni e detenute madri.

Dl Sicurezza, oggi il voto finale al Senato: proteste delle opposizioni, il governo pone la fiducia.

Nessun emendamento esaminato su 131 proposte, scatta la protesta in Aula e nelle piazze. Il decreto introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti: stretta su occupazioni abusive, cannabis light, manifestazioni e detenute madri.

Arriva oggi al voto finale nell’Aula del Senato il decreto sicurezza, approvato dalla Camera il 29 maggio scorso. Il governo ha posto la questione di fiducia anche a Palazzo Madama, come già avvenuto a Montecitorio, blindando il testo senza alcuna modifica. Il provvedimento, in vigore dall’11 aprile e da convertire in legge entro il 10 giugno, ha suscitato forti proteste da parte delle opposizioni, che hanno denunciato un grave vulnus democratico: nessuno dei 131 emendamenti presentati è stato esaminato né in commissione né in Aula.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha formalizzato la richiesta di fiducia in Senato. Accanto a lui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha difeso il provvedimento parlando di “misure necessarie per la tutela dell’ordine pubblico” e ha respinto le accuse di una deriva autoritaria: “Non si punisce il dissenso, ma si colpiscono comportamenti violenti o pericolosi”.

Cosa prevede il decreto sicurezza

Il testo, composto da 39 articoli, recepisce in larga parte il disegno di legge del 2023, integrato con modifiche derivanti dai rilievi del Quirinale. Il provvedimento introduce 14 nuove fattispecie di reato e 9 nuove aggravanti. Tra i principali punti:

  • Occupazione arbitraria di immobili: chi occupa abusivamente una casa destinata a dimora altrui rischia da 2 a 7 anni di carcere, con procedura d’urgenza per il rilascio.
  • Norma “anti-Gandhi”: introduce il reato di blocco stradale o ferroviario anche se pacifico, con pene da un mese fino a due anni. Per le opposizioni è una norma che criminalizza la protesta.
  • Cannabis light: vietata la vendita e la coltivazione per usi non industriali. Le infiorescenze vengono equiparate a stupefacenti tradizionali.
  • Rivolte in carcere e nei Cpr: nuove fattispecie di reato e aggravanti per chi incita alla disobbedienza o partecipa a disordini nelle strutture penitenziarie e nei centri per il rimpatrio.
  • Schede sim per migranti: obbligo di documento d’identità per l’acquisto, non più solo il permesso di soggiorno. Sanzioni fino a 30 giorni di chiusura per gli esercenti inadempienti.
  • Detenute madri: non più obbligatorio il rinvio della pena per le donne in gravidanza o con figli piccoli. Resta l’ICAM per i bambini sotto l’anno di età, ma per quelli tra uno e tre anni è previsto il carcere in alcuni casi. Il tema ha suscitato aspre polemiche in Aula.
  • Tutela per le forze dell’ordine: raddoppio delle spese legali fino a 10mila euro per agenti coinvolti in procedimenti penali legati al servizio. Estensione dell’uso delle bodycam e della videosorveglianza.
  • Aggravanti per reati contro opere pubbliche: previste nuove sanzioni per chi si oppone a progetti strategici come il Tav o il Ponte sullo Stretto.
  • Truffe agli anziani e accattonaggio: pene aumentate per chi commette truffe ai danni di over 65 o impiega minori nell’accattonaggio.
  • Terrorismo: reati per detenzione e divulgazione di istruzioni su esplosivi e sostanze tossiche a fini terroristici.

L’opposizione attacca: “Stato di polizia”

Il provvedimento ha spaccato il Parlamento. Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva hanno votato contro le pregiudiziali di incostituzionalità, poi respinte con 95 voti contrari e 61 favorevoli. Le opposizioni hanno attuato un ostruzionismo serrato, con la presentazione di 933 emendamenti, ricalcati da quelli già proposti alla Camera. Il clima è teso: in Aula sono scoppiate bagarre verbali, in particolare sulla norma relativa alle detenute madri.

Francesco Boccia (Pd) ha denunciato le parole del senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, che aveva detto: “Le donne che fanno figli per rubare non sono degne di farli”. Parole che hanno sollevato un’ondata di sdegno. “Per FdI i bambini stanno bene in carcere”, ha commentato Boccia.

Fuori dal Parlamento, intanto, cresce la mobilitazione: per sabato prossimo è attesa una manifestazione nazionale a Roma contro il decreto.

Piantedosi: “Nessun impatto sulle carceri”

Il ministro dell’Interno ha cercato di smorzare i toni. “Non credo che ci sarà un impatto rilevante sul sistema carcerario”, ha detto. “Molte delle nuove fattispecie erano già previste come reati, si tratta solo di un inasprimento parziale o di una maggiore specificità. Il carcere non è previsto per manifestazioni pacifiche, ma per blocchi stradali organizzati o per violenze”.

Tuttavia, le opposizioni restano sulle barricate: “Questo è un decreto ideologico – ha dichiarato il senatore Bonelli (Avs) – pensato per criminalizzare chi dissente e colpire categorie deboli come migranti, attivisti e detenuti”.

Il voto atteso a mezzogiorno

La fiducia sarà votata oggi intorno alle 12 con la chiama nominale dei senatori. A quel punto, salvo sorprese, il decreto sarà convertito in legge dello Stato. La maggioranza di centrodestra – Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia – ha numeri solidi e ha già annunciato voto compatto.

Come ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri: “Dopo oltre un anno di ostruzionismo in Aula, abbiamo scelto la via del decreto per dare finalmente strumenti efficaci a chi difende la legge. Chi protesta difende chi ferisce i nostri agenti. Noi stiamo dalla parte della legalità”.

La partita parlamentare, dunque, si chiude oggi. Ma quella politica – e sociale – è appena cominciata.

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