Difesa europea e Patto di Stabilità: Giorgetti punta al 2% del PIL senza deroghe
L’Italia punta a investire il 2% del PIL nella difesa senza sospendere il Patto di stabilità UE. Le dichiarazioni di Giorgetti all’Ecofin di Varsavia e i commenti su dazi, euro digitale e rating.
Difesa europea e Patto di Stabilità: Giorgetti punta al 2% del PIL senza deroghe
In un contesto geopolitico sempre più complesso, l’Europa affronta il delicato equilibrio tra investimenti in sicurezza e stabilità economica. Alla riunione informale dell’Ecofin tenutasi a Varsavia, il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti ha chiarito la posizione del governo: raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL destinato alla difesa, senza attivare la clausola di sospensione del Patto di Stabilità e Crescita dell’UE.
«L’obiettivo è raggiungibile anche senza attivare la clausola nazionale di salvaguardia», ha dichiarato Giorgetti, rispondendo a una domanda diretta sull’ambizione del 2% per la spesa militare. Una posizione che segna una linea prudente, ma determinata, nel contesto delle pressioni internazionali e delle scadenze europee.
Il vertice di Varsavia: focus su sicurezza e difesa
La riunione dei ministri delle Finanze dell’UE si è svolta in un luogo altamente simbolico: il Museo dell’Esercito Polacco, a nord di Varsavia. Il tema centrale è stato il finanziamento della difesa europea, considerato dalla presidenza polacca come «la questione più urgente per l’Europa oggi». Il ministro polacco Andrzej Domanski ha accolto con favore la proposta della Commissione Europea, che prevede prestiti fino a 150 miliardi di euro per sostenere il riarmo comune e introdurre maggiore flessibilità nelle regole di bilancio.
A supporto delle discussioni, è stata presentata una relazione elaborata dal think tank di Bruxelles Bruegel, contenente raccomandazioni specifiche che i ministri hanno esaminato per valutare le possibili misure future.
Patto di stabilità: sospensione solo in caso di recessione
Giorgetti ha chiarito che l’attivazione dell’articolo 25, che prevede la sospensione del Patto di stabilità, non è sul tavolo se le attuali condizioni economiche restano invariate. «Se sono vere le previsioni disastrose per le conseguenze della politica commerciale e si va verso la recessione, a quel punto mi sembra abbastanza scontata la clausola generale. Se invece queste queste conseguenze disastrose non ci saranno, perché questa guerra commerciale non parte evidentemente l’articolo 25 non sarà attivato», ha sottolineato.
Tuttavia, il ministro non esclude del tutto lo scenario: «Nel caso in cui si vada realmente verso una recessione, la sospensione sarà inevitabile. Ma al momento non ci sono i presupposti». Il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha infatti ribadito che, in assenza di un significativo rallentamento, non sussistono le condizioni per applicare la clausola di salvaguardia.
“Nessuna manovra correttiva” e il rating migliorato
Sulle previsioni di crescita contenute nel DEF – riviste allo 0,6% – Giorgetti ha escluso la necessità di manovre correttive. «Le nostre previsioni sono prudenziali, ma coerenti. Il rating migliorato di S&P conferma la nostra linea: seria, responsabile, umile».
S&P ha infatti alzato il rating dell’Italia a BBB+ con outlook stabile, un risultato accolto positivamente anche dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta: «Non sono sorpreso. Le condizioni dell’economia e del sistema bancario sono migliorate».
Difesa comune europea: dubbi sullo strumento “Safe”
Nonostante l’appoggio iniziale, Giorgetti ha espresso cautela sul nuovo strumento europeo Safe, pensato per erogare i 150 miliardi per investimenti nella difesa. «Ci sono ancora molte incognite. Il think tank Bruegel solleva dubbi sulla convenienza reale dello strumento. Dobbiamo capirne bene la struttura prima di impegnarci».
Dazi, dollaro ed euro digitale: i nodi del commercio globale
Sul piano internazionale, Giorgetti ha lanciato un monito sui dazi doganali, in particolare quelli imposti da Cina e USA, che potrebbero avere effetti negativi sull’economia italiana. «I dazi, espliciti e impliciti, fanno molto male. Meritiamo molto, ma non ci aspettiamo nulla», ha commentato in riferimento al prossimo incontro tra Meloni e Trump.
Il governatore Panetta ha invece puntato l’attenzione sulle ripercussioni dei dazi sul ruolo del dollaro e sull’urgenza di un euro digitale: «Lo Stato non può essere assente nella moneta digitale. È ora di fare questo passo, senza rinunciare alle banconote fisiche ma affiancandole con strumenti digitali pubblici, gratuiti e sicuri».
Verso una sovranità europea: titoli comuni e mercato dei capitali
Infine, Panetta ha rilanciato l’idea di un titolo sovrano comune europeo, che renderebbe l’Europa più attrattiva per gli investitori. «Senza l’euro, nemmeno la Germania avrebbe oggi un peso rilevante. Abbiamo un’economia che rappresenta il 20% del PIL mondiale: un titolo comune e un mercato dei capitali europeo rafforzerebbero il nostro ruolo globale».
Mentre l’Europa discute nuovi strumenti finanziari e misure per affrontare le minacce globali, l’Italia si mostra prudente ma decisa, consapevole della necessità di una sovranità europea più forte, che passi anche attraverso un’integrazione economica e finanziaria più profonda.
Riproduzione riservata © Copyright La Milano

