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Piacenza, primario accusato di abusi in corsia: “Le convocava con l’altoparlante e chiudeva a chiave la porta”.

Il primario di Radiologia dell’ospedale di Piacenza avrebbe abusato sistematicamente di dottoresse e infermiere: 32 episodi documentati in 45 giorni, emersi grazie alla denuncia di una collega.

Piacenza, primario accusato di abusi in corsia: “Le convocava con l’altoparlante e chiudeva a chiave la porta”.

Il primario di Radiologia dell’ospedale di Piacenza avrebbe abusato sistematicamente di dottoresse e infermiere: 32 episodi documentati in 45 giorni, emersi grazie alla denuncia di una collega.

Un orrore a lungo taciuto, nascosto tra le pareti dell’ospedale ‘Guglielmo Da Saliceto’ di Piacenza. Un primario, stimato e noto alla stampa locale, è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata e atti persecutori. Secondo gli investigatori, in appena 45 giorni il medico, Emanuele Michieletti, 60 anni, avrebbe compiuto 32 episodi di abuso ai danni di dottoresse e infermiere del suo reparto, la Radiologia.

A innescare l’indagine, la denuncia coraggiosa di una collega. La donna si era recata nel suo studio per discutere del piano ferie. Una situazione di ordinaria amministrazione che, secondo quanto verbalizzato, si è trasformata in un incubo: Michieletti avrebbe chiuso la porta a chiave, spinto la dottoressa contro un mobile e l’avrebbe violentata. A interrompere l’aggressione fu solo il provvidenziale arrivo di un altro medico che bussò alla porta. La vittima, sconvolta, si rivolse alla direzione dell’Ausl e alla Questura, dando il via a un’indagine delicatissima.

La Squadra Mobile di Piacenza ha attivato un’operazione investigativa supportata da telecamere nascoste nello studio del primario e da intercettazioni ambientali e telefoniche. In un mese e mezzo, sono stati documentati 32 episodi di abusi sessuali sistematici, spesso avvenuti durante l’orario di servizio.

Secondo gli inquirenti, il medico abusava di quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo ufficio, in un contesto descritto come “gravemente omertoso ed autoreferenziale”. Alcuni rapporti sarebbero stati apparentemente consenzienti, ma la posizione di potere del primario e il clima di timore che aleggiava nel reparto rendono difficile distinguere la reale volontarietà.

A rendere il quadro ancora più allarmante è l’atteggiamento del primario, che si vantava delle sue “conquiste” con alcuni colleghi uomini. In alcuni casi, avrebbe persino ricevuto “suggerimenti” su come gestire le donne convocate nel suo studio.

Nonostante le prove schiaccianti, il timore di ritorsioni ha spinto alcune vittime a ritrattare o a non denunciare, come nel caso di una dottoressa che aveva sporto denuncia salvo ritirarla poche ore dopo, spaventata dalle conseguenze lavorative e familiari.

L’Ausl di Piacenza, che ha licenziato il primario, ha dichiarato: “Piena fiducia nella Magistratura. Esprimiamo solidarietà alle vittime e ribadiamo che il rispetto della persona è principio fondante della nostra missione”.

Intanto, il medico si trova agli arresti domiciliari, in attesa di rispondere in tribunale delle pesantissime accuse. Ma resta il dramma silenzioso di chi, per anni, ha lavorato in corsia convivendo con la paura, il ricatto e l’umiliazione.

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