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Caso Garlasco: nuova analisi sull’impronta 33 e i nodi irrisolti dell’inchiesta riaperta

Nuove perizie riaccendono il dibattito sull’impronta 33 e sui profili genetici trovati sotto le unghie di Chiara Poggi: nel mirino le analisi che potrebbero riaprire scenari inattesi nel caso Garlasco.

Caso Garlasco: nuova analisi sull’impronta 33 e i nodi irrisolti dell’inchiesta riaperta.

Nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, si riaccendono i riflettori sull’impronta 33, la celebre traccia di un palmo di mano rinvenuta sul muro delle scale che conducono al luogo in cui fu ritrovato il corpo della giovane. Secondo i consulenti dei legali della famiglia Poggi, quell’impronta non solo sarebbe estranea alla dinamica omicidiaria, ma non sarebbe neppure attribuibile ad Andrea Sempio, nuovo indagato nella vicenda.

Una conclusione diametralmente opposta a quella raggiunta dagli esperti nominati dai pm di Pavia, i quali sostengono invece che l’impronta 33 corrisponda proprio al palmo di Sempio. Tuttavia, i consulenti della difesa del giovane puntualizzano che la traccia presenta solo 5 minuzie identificative, numero troppo esiguo per una corrispondenza certa, in contrasto con le 15 minuzie indicate dai consulenti dell’accusa come sufficienti per l’identificazione.

La richiesta rigettata e la questione del sangue

Gli avvocati della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, avevano chiesto che l’attuale incidente probatorio includesse ulteriori analisi sull’impronta 33, anche in seguito ad alcune ipotesi giornalistiche che suggerivano la presenza di sangue su di essa. L’obiettivo era chiarire definitivamente un elemento presentato pubblicamente come “decisivo”. Tuttavia, la richiesta è stata rigettata: la Procura ha ritenuto di riservarsi una valutazione autonoma e finale dei dati, a conclusione delle indagini su Sempio.

Dna e unghie: il vero punto cruciale

Il focus dell’inchiesta si è però spostato su due profili genetici ritrovati sui margini ungueali di Chiara. Si tratta del punto centrale del maxi incidente probatorio in corso, su cui i pm stanno ora puntando tutto, soprattutto dopo l’esito infruttuoso di altre analisi genetiche condotte su reperti della colazione, impronte (quasi 60) e oggetti di uso quotidiano del giorno del delitto. Nessuno di questi, finora, ha fornito riscontri utili all’accusa, e anzi alcuni risultati sembrano favorire Andrea Sempio.

Il prossimo passaggio è atteso il 4 luglio, quando i periti nominati dalla gip Daniela Garlaschelli, tra cui la genetista Denise Albani, comunicheranno le modalità e i tempi per la lettura e l’analisi dei tracciati documentali del Dna prelevato dalle unghie della vittima. Secondo l’accusa, uno dei due profili genetici combacerebbe con quello di Sempio (sulla base anche di una consulenza inizialmente affidata alla difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva), mentre il secondo profilo è ancora “ignoto”.

Albani e il suo team dovranno stabilire se, allo stato attuale della scienza forense, sia possibile utilizzare questi profili per comparazioni attendibili. Solo in quel caso si potrà passare a una nuova fase dell’indagine.

Altri accertamenti: campioni ematici e tracce trascurate

Intanto proseguono le analisi su altri reperti ematici: tra questi, tre tamponi prelevati dal corpo di Chiara (di cui uno mai esaminato finora) e tracce di sangue repertate su un frammento del tappetino del bagno, dove l’assassino avrebbe lasciato un’impronta insanguinata con la scarpa. Almeno uno dei campioni è confermato come sangue di Chiara, mentre un altro ha dato esito nullo. Verranno effettuati anche nuovi test su alcune tracce ematiche storiche (tra le oltre 100 raccolte nel 2007) che, all’epoca, non portarono a risultati.

È prevista anche un’analisi su un frammento di pelo o capello rinvenuto nella spazzatura, mentre nessun ulteriore accertamento sarà svolto sul cucchiaino che già mostrava un profilo genetico di Chiara.

La ricostruzione tridimensionale

Parallelamente, i carabinieri del Ris di Cagliari, dopo un sopralluogo effettuato il 9 giugno, stanno lavorando a una ricostruzione tridimensionale della scena del crimine e della dinamica dell’omicidio, nella speranza di ottenere nuovi elementi oggettivi.

Un caso ancora sospeso

A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco continua a essere un labirinto di ipotesi, contraddizioni e perizie discordanti. L’impronta 33, da possibile svolta, si è rivelata un elemento controverso e forse non decisivo. Ora l’attenzione è tutta concentrata sulle unghie della vittima, sulle nuove analisi genetiche e su quella verità scientifica che, dopo quasi due decenni, potrebbe cambiare ancora una volta il corso dell’inchiesta.

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