Open Arms, la Cassazione chiude il caso: assoluzione definitiva per Matteo Salvini.
Respinto il ricorso della Procura di Palermo. Per i giudici non sussistono i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Bongiorno: “Un processo che non doveva neppure iniziare”.
Open Arms, la Cassazione chiude il caso: assoluzione definitiva per Matteo Salvini.
La Corte di Cassazione mette il punto finale sulla vicenda Open Arms e rende definitiva l’assoluzione di Matteo Salvini. I giudici della Quinta Sezione Penale hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo, confermando integralmente la sentenza di primo grado che aveva assolto l’allora ministro dell’Interno “perché il fatto non sussiste”. Cadono così in via definitiva le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio legate ai fatti dell’agosto 2019.
La decisione dei giudici supremi
Con la pronuncia della Cassazione si chiude un procedimento durato quasi cinque anni, che ha attraversato un intenso dibattito giuridico e politico. La Suprema Corte ha sostanzialmente accolto la linea già tracciata dal Tribunale di Palermo e fatta propria dalla Procura generale, che aveva chiesto di confermare l’assoluzione evidenziando l’assenza degli elementi costitutivi dei reati contestati. In particolare, secondo i giudici, non è stata dimostrata la sussistenza del dolo necessario per configurare il sequestro di persona.
Il caso Open Arms e i fatti del 2019
La vicenda risale all’estate del 2019, quando la nave della ong spagnola Open Arms rimase per 19 giorni in mare con a bordo 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale. Salvini, allora titolare del Viminale, aveva negato l’assegnazione di un porto sicuro, sostenendo che la competenza spettasse allo Stato di bandiera della nave. Dopo un lungo braccio di ferro istituzionale, lo sbarco avvenne solo in seguito all’intervento della magistratura di Agrigento.
Le motivazioni della sentenza di primo grado
Nelle motivazioni depositate dal Tribunale di Palermo, poi confermate dalla Cassazione, i giudici avevano chiarito che l’Italia non era giuridicamente obbligata ad assegnare il Pos alla Open Arms. Secondo il collegio, l’obbligo di coordinamento e assistenza ricadeva sulla Spagna, Stato di bandiera della nave, anche alla luce delle indicazioni fornite da Malta e dei report sul coordinamento dei soccorsi. In questo quadro, la condotta dell’allora ministro non è stata ritenuta penalmente rilevante.
Bongiorno: “Un processo che non doveva iniziare”
Soddisfazione netta da parte della difesa. L’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha parlato di una sentenza “importante e definitiva”, ribadendo che il procedimento “non doveva neanche iniziare”. Secondo la penalista, il ricorso della Procura era basato su una ricostruzione dei fatti distorta rispetto a quanto emergeva dagli atti e dai report ufficiali. La decisione della Cassazione, ha aggiunto, conferma la correttezza dell’operato del ministro.
La reazione di Salvini: “difendere i confini non è reato”
A stretto giro è arrivato anche il commento del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. In un messaggio pubblicato sui social, Salvini ha sintetizzato il senso della pronuncia: “Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”. In successive dichiarazioni pubbliche ha ammesso il peso personale di un procedimento durato a lungo, parlando di una sensazione di sollievo dopo anni vissuti “in sospeso”.
L’esultanza del governo e della maggioranza
La decisione della Cassazione è stata accolta con favore da tutto l’esecutivo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito l’assoluzione “una buona notizia”, sottolineando che la sentenza conferma un principio “semplice e fondamentale”: un ministro che difende i confini dello Stato svolge il proprio dovere. Antonio Tajani ha parlato di “giustizia fatta”, mentre Attilio Fontana e altri esponenti della maggioranza hanno salutato la pronuncia come la conferma di un mandato politico chiaro ricevuto dagli elettori.
Le critiche di Open Arms: “Decisione politica”
Di segno opposto il commento della ong spagnola. Il fondatore Oscar Camps ha definito la sentenza una “decisione politica”, sostenendo che non è stata fatta giustizia. Secondo Open Arms, affermare che non vi sia reato nel trattenere per giorni persone soccorse in mare legittimerebbe l’uso della sofferenza umana come strumento politico, creando un precedente pericoloso per il futuro delle politiche migratorie europee.
Un verdetto che pesa oltre il processo
Con l’assoluzione definitiva di Salvini, il caso Open Arms esce dalle aule giudiziarie, ma continua a dividere il dibattito pubblico. Da un lato, la sentenza rafforza la linea politica della difesa dei confini come prerogativa dell’azione di governo; dall’altro, riaccende le critiche delle organizzazioni umanitarie e di una parte dell’opposizione sul rispetto delle convenzioni internazionali e dei diritti dei migranti. Sul piano giudiziario, però, la vicenda è chiusa: per la Cassazione, il fatto non costituisce reato.
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