Aurora Maniscalco, hostess palermitana morta a Vienna: il fidanzato indagato per istigazione al suicidio
La Procura di Palermo apre un’indagine dopo la caduta della 24enne. Il fidanzato è indagato. In Austria era stata negata l’autopsia. Ora sarà effettuata in Italia.
Aurora Maniscalco, hostess palermitana morta a Vienna: il fidanzato indagato per istigazione al suicidio.
Nuovo capitolo nella vicenda di Aurora Maniscalco, la hostess palermitana di 24 anni morta a Vienna lo scorso 23 giugno. La Procura di Palermo ha aperto un’indagine e iscritto nel registro degli indagati il fidanzato della giovane, un 27enne assistente di volo, con l’accusa di istigazione al suicidio.
La famiglia, che non ha mai creduto all’ipotesi del gesto volontario, ha presentato una denuncia formale, chiedendo che vengano chiarite tutte le circostanze della tragedia. Le autorità italiane hanno così disposto il rimpatrio della salma, previsto per martedì 8 luglio, per procedere a un’autopsia in Italia, classificata come atto irripetibile.
In Austria, infatti, l’autopsia non era mai stata autorizzata: nonostante la richiesta presentata dai familiari tramite un avvocato, le autorità viennesi avevano archiviato rapidamente il caso come suicidio, basandosi su testimonianze e dichiarazioni del fidanzato. Questa decisione ha acceso forti polemiche e spinto la famiglia a rivolgersi alla magistratura italiana.
Cosa è successo a Vienna: la caduta e il decesso
Aurora Maniscalco è precipitata dal terzo piano di un edificio residenziale nella capitale austriaca tra il 22 e il 23 giugno. La giovane era stata trasportata in gravissime condizioni all’ospedale generale di Vienna, dove è deceduta nel pomeriggio del 23 giugno.
Secondo la ricostruzione iniziale fornita dal fidanzato, i due avrebbero avuto una lite poco prima che Aurora uscisse sul balcone. Subito dopo, la caduta. Tuttavia, diversi elementi hanno sollevato dubbi e alimentato la convinzione, da parte della famiglia, che la verità possa essere un’altra.
In primo luogo, ha colpito profondamente il fatto che le autorità austriache non abbiano autorizzato alcuna autopsia, nonostante l’insistenza dei familiari, che tramite un avvocato avevano presentato una richiesta formale. Inoltre, i tempi con cui la notizia della morte è stata comunicata alla famiglia sono apparsi insoliti, generando perplessità sul comportamento del fidanzato nelle ore immediatamente successive all’accaduto.
A questi aspetti si è aggiunta un’anomalia ancora più inquietante: i profili social di Aurora sarebbero stati attivi anche dopo la sua morte, con accessi sospetti nei giorni successivi, un fatto che ha ulteriormente alimentato sospetti e dolore. Infine, la famiglia ha denunciato diverse incongruenze nei racconti forniti dal fidanzato, giudicati poco lineari e in contrasto con altre informazioni raccolte.
Tutti questi elementi hanno spinto i genitori della giovane a rifiutare l’ipotesi del suicidio e a rivolgersi alla magistratura italiana per fare piena luce sulla dinamica e sulle eventuali responsabilità.
Un’indagine che attraversa due Paesi
Ora tocca alla Procura di Palermo: i risultati dell’autopsia italiana saranno fondamentali per valutare se esistano responsabilità penali e quale sia stata la vera dinamica della caduta. La Procura di Roma potrebbe subentrare in caso di reati accertati commessi all’estero ai danni di un cittadino italiano.
Nel frattempo, la difesa del fidanzato si dice serena, mentre i genitori di Aurora chiedono “solo chiarezza”. La città di Palermo, intanto, attende l’arrivo del feretro e si prepara a dare l’ultimo saluto alla giovane, mentre cresce l’attesa per l’esito dell’autopsia.
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