Padova: mostra “Inganni” al Centro Culturale Altinate San Gaetano.
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In esposizione dal 29 gennaio al 16 marzo 2025, alla Terrazza 35 del Centro Culturale Altinate/San Gaetano, le opere dedicate da Elisabetta Susani a questo luogo straniante si inseriscono in una personale ricerca più che ventennale intorno alle testimonianze materiali e immateriali dell’antropizzazione, che ha il suo fulcro nei siti considerati Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.
Questo colossale impianto siderurgico, l’unico interamente conservato al mondo, fu il primo esempio di archeologia industriale ad essere ammesso nell’ambita World Heritage List, nel 1994.
Fondato nel 1873 nella storica regione mineraria del bacino della Saar, nel periodo del suo massimo ‘splendore’, gli anni Sessanta, impiegò fino a 17.000 lavoratori. Durante la Seconda guerra mondiale, fu teatro di vicende storiche oltremodo drammatiche: oltre 12.000 Zwangsarbeiter, uomini, donne e bambini, vi furono sottoposti a lavoro forzato, in condizioni infernali. È stato accertato che almeno 60 bambini persero la vita all’interno dello stabilimento.
L’indagine visiva dell’artista, realizzata nel 2017, esplora la metamorfosi di questo illustre prodotto della prima età della macchina, da luogo di produzione e sfruttamento operaio a gettonata destinazione turistica.
Interrogandosi sul significato profondo di questa trasformazione, si configura come una caleidoscopica meditazione sulla dialettica tra memoria e rappresentazione.
I tableaux esposti sono calibrati “infingimenti” che cavalcano l’apologia estetizzante del sito, ispirata a una lucida fascinazione per la rovina industriale, di matrice piranesiana, ove “ad evocare i destini inaccettabili dell’umanità asservita, intrappolata in quella ferraglia, non restano che sparuti spettri sbiaditi”.
Proponendo una narrazione immaginifica, l’artista evoca deliberatamente la visione cinematografica che si offre ai turisti al crepuscolo, coinvolgendoci nel processo di spettacolarizzazione di un documento storico, paradigmatico della giocattolizzazione del reale e dell’ideologia della tecnica, che “ci obnubila e anestetizza”.
Straziante metafora del grande inganno che ci pervade, la colonna sonora è ascolta qui.
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