Pompei, nuove scoperte a Civita Giuliana: gli schiavi meglio nutriti dei “liberi”. Ritrovate fave, frutta e oggetti del lavoro servile
Gli scavi rivelano un quadro sorprendente: la dieta degli schiavi era integrata con alimenti ricchi di vitamine e proteine. Rinvenuti anche calchi di porte, attrezzi agricoli e strutture del piano superiore della villa.
Pompei, nuove scoperte a Civita Giuliana: gli schiavi meglio nutriti dei “liberi”. Ritrovate fave, frutta e oggetti del lavoro servile.
Nuove scoperte emergono dalla villa di Civita Giuliana, a nord degli Scavi di Pompei, dove le ricerche archeologiche stanno restituendo un quadro sorprendente della vita degli schiavi romani.
Secondo gli ultimi ritrovamenti, questi lavoratori – considerati dai Romani instrumenta vocalia, “strumenti parlanti” – ricevevano una nutrizione in alcuni casi superiore a quella di molti cittadini liberi.
Le indagini, finanziate con 140mila euro nell’ambito della “Campagna nazionale di scavi” del Ministero della Cultura, sono documentate sull’E-Journal ufficiale degli Scavi di Pompei.

Fave, frutta e celle da 16 mq: la dieta degli schiavi
In una stanza al primo piano del quartiere servile sono state trovate anfore con fave, una delle quali semivuota, e un grande cesto di frutta – pere, mele o sorbe.
Integratori preziosi per uomini, donne e bambini costretti a vivere in celle di appena 16 metri quadrati, ciascuna con fino a tre letti.
La presenza di fave e frutta conferma ciò che le fonti antiche suggerivano: gli schiavi venivano nutriti con alimenti ricchi di vitamine e proteine per mantenerli in salute e massimizzare la produttività.
Il loro valore economico, infatti, poteva raggiungere migliaia di sesterzi.

Dispense al primo piano per proteggerle dai topi e per controllarne il consumo
La conservazione del cibo ai piani superiori potrebbe avere avuto una duplice funzione: proteggerlo dai roditori – i cui resti erano già stati individuati negli alloggi terreni – e razionare le scorte.
È probabile che al piano superiore vivessero servi di fiducia, responsabili del controllo degli altri lavoratori.
Una villa di dimensioni eccezionali
Il quartiere servile di Civita Giuliana, che poteva ospitare circa cinquanta persone, è uno dei più ampi mai rinvenuti nel territorio pompeiano.
Per alimentare un gruppo simile erano necessari ogni anno 18.500 kg di grano, provenienti da una superficie agricola stimata in 25 ettari.
Nonostante la durezza della condizione servile, accadeva dunque che gli schiavi delle grandi ville fossero nutriti meglio di molti cittadini liberi, spesso costretti a chiedere assistenza per sopravvivere.

Calchi straordinari: porte, attrezzi agricoli e strutture del piano superiore
Lo scavo ha portato alla luce nuovi calchi in gesso altamente dettagliati:
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l’anta di una porta a doppio battente, con le borchie ancora visibili;
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un oggetto riconducibile ad attrezzi agricoli, forse una stegola o parte di un aratro;
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un grande portone inclinato, forse in riparazione, trovato vicino alla “stanza del carpentiere”.
Gli archeologi stanno indagando anche le murature dei piani superiori e ambienti separati da tramezzi in opus craticium.

«Questi scavi mostrano in modo chiaro quanto fosse disumano il sistema schiavistico antico», commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel.
«Gli schiavi venivano trattati come strumenti di lavoro, ma l’umanità non può essere cancellata. Respiriamo la stessa aria, mangiamo le stesse cose: a volte gli schiavi mangiavano persino meglio dei cosiddetti liberi».
Zuchtriegel ricorda inoltre che forme moderne di schiavitù, sotto altri nomi, coinvolgono ancora oggi oltre 30 milioni di persone nel mondo.
Il progetto di tutela: fermare i tombaroli e ampliare lo scavo
La villa è oggetto di indagini dal 2017, condotte in stretta collaborazione con la Procura di Torre Annunziata per contrastare il saccheggio illegale.
Oggi è attivo un nuovo progetto ufficiale di demolizione, scavo e valorizzazione, che permetterà di ampliare lo studio del quartiere servile e ricostruire in maniera completa la struttura dell’intera villa.
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