CAMBIA LINGUA

Milano, sgomberato il Leoncavallo: Piantedosi annuncia “tolleranza zero”

Dopo oltre trent’anni di occupazione e 133 rinvii, la polizia ha liberato il centro sociale Leoncavallo di via Watteau a Milano. Il governo parla di legalità ristabilita, gli attivisti di tragedia.

 

Milano, sgomberato il Leoncavallo: Piantedosi annuncia “tolleranza zero”.

Dopo 133 rinvii, la polizia ha liberato l’immobile occupato dal 1994. Reazioni contrastanti: il governo parla di legalità ristabilita, gli attivisti di “tragedia”.

Milano – La mattina del 21 agosto 2025 resterà una data simbolica per la città di Milano e per la storia dei centri sociali italiani. Dopo oltre trent’anni di occupazione e ben 133 rinvii, è stato eseguito lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, lo spazio autogestito di via Watteau considerato da molti il più noto e longevo d’Italia.

VIDEO

Alle 7:30, con un’operazione coordinata dalla Questura, la polizia ha fatto irruzione nell’edificio insieme all’ufficiale giudiziario. All’interno non è stato trovato nessuno, ma l’area è stata immediatamente transennata e gli accessi chiusi per consentire agli operai incaricati dai proprietari – la famiglia Cabassi – di sigillare i portoni.

Una storia lunga tre decenni

Il Leoncavallo era stato occupato nel 1994 e da allora lo sfratto era stato più volte rinviato. Nel novembre 2024 la Corte d’appello di Milano aveva condannato il ministero dell’Interno a versare 3 milioni di euro di risarcimento ai Cabassi per i mancati sgomberi. Una situazione che aveva contribuito ad accelerare l’intervento definitivo.

Negli ultimi mesi, l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva avviato un dialogo con il Comune per un possibile trasferimento in via San Dionigi, nella zona sud del Corvetto. Un’ipotesi tuttavia complicata dalla necessità di costosi lavori di bonifica dell’amianto, stimati in almeno 300mila euro.

Le reazioni politiche

La premier Giorgia Meloni dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano:

“In uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità”.

“Le occupazioni abusive sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il Governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti”.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito lo sgombero “la fine di una lunga stagione di illegalità”.

“Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. Oggi viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Lo sgombero del Leoncavallo è un passo di una strategia costante e determinata” – ha dichiarato Piantedosi.

Sulla stessa linea il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che sui social ha commentato:

“Decenni di illegalità tollerata e sostenuta dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!”.

Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala:

“Ieri ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza che, come consuetudine, si tiene ogni mercoledì. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo.
Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto stamattina dal Prefetto la notizia.
L’intervento sul Leoncavallo era sì previsto, ma per il 9 settembre. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro. Come sottolineato da alcuni quotidiani, si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge, che potessero andare nel senso auspicato.
Sono convinto, e l’ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale”.

La voce degli attivisti

Durissimo invece il commento delle Mamme del Leoncavallo, che hanno definito lo sgombero “una tragedia”.

“È uno sfratto esecutivo. Abbiamo 30 giorni per recuperare le nostre cose. Di certo il Leoncavallo è andato” – hanno dichiarato, preferendo non aggiungere ulteriori commenti.

Solidarietà è arrivata anche dall’estero. Pablo Iglesias, ex leader di Podemos, ha ricordato l’esperienza personale vissuta al Leoncavallo negli anni ’90:

“Per noi è stata una scuola politica. Lì è nato il movimento delle Tute Bianche e lì abbiamo preparato i contro-vertici di Praga e Genova. Spero che trovino presto un nuovo spazio”.

Proteste e futuro incerto

La notizia dello sgombero ha attirato decine di persone nei pressi di via Watteau. Nel pomeriggio è stata annunciata un’assemblea pubblica per discutere il futuro del centro sociale e le possibili iniziative di protesta.

Il Comune di Milano rimane al centro di un difficile equilibrio: da un lato il sostegno al rispetto della legalità, dall’altro la ricerca di una soluzione condivisa che eviti tensioni sociali e dia continuità alle attività culturali e sociali svolte in questi anni dal Leoncavallo.

I proprietari riprendono possesso dell’area

Con lo sgombero, l’immobile torna ufficialmente alla famiglia Cabassi, che da tempo portava avanti un contenzioso con lo Stato. Dopo la condanna del Viminale al risarcimento, lo stesso ministero aveva tentato di rivalersi su Marina Boer, presidente dell’associazione “Mamme antifasciste del Leoncavallo”, formalmente registrata come titolare dello spazio.

Lo scontro giudiziario, tuttavia, potrebbe non essere finito qui. Resta aperto il nodo del futuro delle attività e della collocazione di uno dei simboli storici dei movimenti autogestiti italiani.

Lo sgombero del Leoncavallo rappresenta non solo la fine di un’occupazione, ma anche la chiusura di un capitolo significativo della storia politica, sociale e culturale di Milano.
Tra legalità ristabilita e memoria di un luogo che ha formato generazioni di attivisti.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×