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Milano, maxi operazione antidroga: 19 arresti tra i membri del clan Calaiò

Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone legate al clan Calaiò. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha svelato una rete di spaccio gestita da una donna, attiva tra il carcere di Opera e il quartiere Barona.

Milano, maxi operazione antidroga: 19 arresti tra i membri del clan Calaiò.

È scattata una vasta operazione antidroga condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri (ROS) e dalla Polizia Penitenziaria della Casa di Reclusione di Milano-Opera, con il supporto del Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria, del Comando Provinciale Carabinieri di Milano e del Commissariato di P.S. Milano Ticinese.

L’operazione ha portato all’esecuzione di 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Milano su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).

L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, rappresenta l’esito di una lunga e complessa attività investigativa che ha consentito di smantellare una piazza di spaccio legata al clan Calaiò, storicamente radicato nel quartiere Barona.

Una donna al vertice dell’organizzazione

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, una donna, già vicina ai vertici del clan ma rimasta fuori dai precedenti provvedimenti eseguiti nel 2023 e nel 2024, avrebbe assunto il ruolo di capo operativo dell’organizzazione, coordinando una rete di spaccio strutturata e gerarchicamente organizzata.

La donna gestiva l’attività per conto dei membri detenuti della famiglia Calaiò, mantenendo collegamenti diretti con i vertici del gruppo criminale attraverso intercettazioni ambientali in carcere, che hanno confermato la sua piena partecipazione al sodalizio.

Dalle indagini è emerso che la rete criminale curava ogni fase del traffico di droga — approvvigionamento, confezionamento, trasporto e distribuzione — con una divisione precisa di ruoli e compiti tra gli affiliati.

L’attività di spaccio era concentrata nel quartiere Barona, ma si estendeva anche ad altre aree della provincia milanese.

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