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Milano Art Week 2025: al Museo del Novecento un nuovo percorso espositivo, due mostre da non perdere e un evento speciale

In occasione di Milano Art Week presentate anche le mostre 'Rauschenberg e il Novecento', 'Artshow' e l'esposizione dedicata all'opera di Adelita Husni Bey, vincitrice del Premio ACACIA 2025

Milano Art Week 2025: al Museo del Novecento un nuovo percorso espositivo, due mostre da non perdere e un evento speciale

Il Museo del Novecento presenta il percorso espositivo della collezione permanente completamente rinnovato.

La narrazione, che segue un ordinamento cronologico intrecciato a uno tematico, con approfondimenti monografici, si svolge in spazi dove predomina la continuità di materiali, colori e toni.

Un allestimento che asseconda l’architettura nelle sue partizioni originarie e restituisce l’idea di Museo come ‘soglia’ con un rapporto osmotico tra interno ed esterno dell’edificio, tra luce naturale e artificiale.

Il progetto di rinnovamento generale degli spazi proseguirà in autunno con un intervento sull’ingresso e sulla rampa di accesso alle sale già rivolto verso l’imminente cantiere per la seconda torre dell’Arengario.

L’architettura monumentale della galleria dedicata al Futurismo, la prima a essere stata interessata dal riallestimento, accoglie il visitatore con la collezione di arte futurista più importante a livello internazionale. Arricchiscono l’esposizione i capolavori della donazione Giuseppina Antognini e Francesco Pasquinelli e della Collezione Gianni Mattioli in comodato.

Milano Art Week 2025: al Museo del Novecento un nuovo percorso espositivo, due mostre da non perdere e un evento speciale

Il percorso continua attraverso le “Controverse modernità” degli anni del fascismo, dove l’espressione artistica assume caratteri che possono apparire antitetici tra una perdita progressiva della fiducia nella modernità e un ‘ritorno’ al classico, per aprirsi sulla sala monografica dedicata a Marino Marini.

Qui il visitatore può ammirare le opere in un ambiente in cui esterno e interno si fondono: la statua della Pomona, rappresentativa della maternità arcaica precristiana, si confronta prospetticamente con la statua della Madonnina del Duomo, simbolo della maternità cristiana.

Le vetrate esaltano il legame tra le opere e lo spazio esterno, come tra “Cavallo e cavaliere“, sempre di Marino Marini, e il monumento equestre realizzato da Ercole Rosa in piazza Duomo creando così un’esperienza immersiva.

Sala Fontana, caratterizzata dalla “Struttura al Neon per la IX Triennale di Milano” diventata un simbolo che caratterizza piazza Duomo, vede riunite nell’ammezzato “Il fiocinatore (Pescatore)” accanto alla “Signorina seduta” e al “Busto femminile” a completare il percorso artistico di Lucio Fontana.

La valorizzazione della scultura continua in “Segno e materia [Anni ’50-’60]” dove “Sfera n.5” di Arnaldo Pomodoro, posta al centro della galleria, riflette l’ambiente circostante mentre ritrova la sua visione frontale Colloquio maggiore di Pietro Consagra.

Milano Art Week 2025: al Museo del Novecento un nuovo percorso espositivo, due mostre da non perdere e un evento speciale

Rafforza l’idea del Museo come ‘soglia’ lo spazio dedicato a Enrico Baj che si affaccia su piazzetta Reale. L’opera “I funerali dell’anarchico Pinelli“, illuminata anche la sera come già accade con la straordinaria Sala Fontana, si può scorgere dalla strada in un dialogo costante con la città.

Anche l’allestimento della sezione Noveau Réalisme, sempre nella galleria “Gesti e processi“, riporta il visitatore a una dimensione partecipativa in un gioco tra interno, con il progetto di Christo e le fotografie di Ugo Mulas che documentano l’impacchettamento della statua equestre di Vittorio Emanuele II esposti, e l’esterno con la vista sui portici accanto al monumento.

Chiude il percorso Lullaby l’opera di Maurizio Cattelan realizzata con le macerie del PAC, il Padiglione di arte contemporanea distrutto dall’attentato del 1993. Una data simbolica che chiude il Secolo Breve e apre alla contemporaneità, con l’ampliamento dell’Arengario saranno ospitati i lavori di artisti internazionali, in un continuum del Novecento italiano ed europeo.

Nelle sale, un contrappunto fotografico accompagna le opere esposte e rivela al visitatore il modus operandi degli artisti, dall’esecuzione dei tagli di Fontana alle combustioni di Burri, sono i celebri scatti di Ugo Mulas che entrano in collezione e documentano il fermento creativo di quegli anni.

Milano Art Week 2025: al Museo del Novecento un nuovo percorso espositivo, due mostre da non perdere e un evento speciale

La mostra “Rauschenberg e il Novecento“, dal 5 aprile al 29 giugno 2025, anticipa il respiro internazionale e una nuova modalità espositiva: una selezione di 8 opere dell’artista americano entra nel percorso museale in dialogo con la collezione permanente.

Sono affinità tematiche o formali o, ancora, richiami diretti che collegano la ricerca dell’artista al futurismo, al dramma della guerra nella galleria “Controverse modernità [Anni ’20-’40]” fino agli anni più recenti della galleria “Gesti processi [Anni ’60-’90]“.

Nello spazio degli Archivi inaugura con la mostra “Artshow (1986-2011) la guida per orientarsi nel mondo dell’arte“, dal 5 aprile al 28 settembre 2025, un progetto di approfondimento del panorama artistico e culturale milanese attraverso la voce dei suoi protagonisti.

In esposizione le copertine e le pubblicazioni collaterali di Artshow, la storica guida alle mostre e agli eventi d’arte contemporanea, creata e diretta da Giulio Ciavoliello, nata a Milano nella seconda metà degli anni Ottanta.

“Il nuovo allestimento della collezione permanente del Museo del Novecento restituisce alla città un percorso espositivo ripensato per valorizzare il dialogo tra le opere e con il pubblico – afferma l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi.

In questa cornice si inseriscono due mostre che testimoniano la ricchezza della storia artistica del Novecento e la sua eredità contemporanea: da un lato, ‘Rauschenberg e il Novecento’ esplora il legame tra l’artista americano e il panorama artistico italiano, mettendo in luce le connessioni con i movimenti d’avanguardia; dall’altro, l’esposizione dedicata ad ‘Artshow’ rende omaggio a una guida che, per oltre due decenni, è stata un punto di riferimento per il pubblico e gli operatori del settore.

Due progetti che, insieme, raccontano il ruolo di Milano come crocevia dell’arte e della sperimentazione, oggi più che mai fulcro di una scena culturale internazionale.

Un ruolo confermato anche dal Premio ACACIA: Adelita Husni Bey, l’artista vincitrice, con la sua opera ‘Briganti’ arricchisce la collezione del Museo, ribadendo l’attenzione della città verso la ricerca contemporanea”.

Si ringrazia per la fondamentale collaborazione la Direzione Tecnica e Arredo Urbano con l’ingegnere Massimiliano Papetti, la Direzione di Area con l’architetto Elena Nannini e per il supporto l’Associazione AMICHAE con particolare riferimento alla fiducia accordataci dalla presidente Laura Colnaghi Calissoni.

Artshow (1986–2011): la guida per orientarsi nel mondo dell’arte

A cura di Giulio Ciavoliello, apre al pubblico il 5 aprile

5 aprile – 28 settembre 2025

Il Museo del Novecento dedica una mostra ad Artshow, la storica guida alle mostre e agli eventi d’arte contemporanea nata a Milano nella seconda metà degli anni Ottanta. Per più di vent’anni la pubblicazione, creata e diretta da Giulio Ciavoliello, è stata un mezzo di informazione fondamentale per il pubblico dell’arte.

In esposizione le copertine e le pubblicazioni collaterali della guida che riportava titolo, luogo e data per ogni mostra, senza commenti. Integravano le informazioni essenziali una cartina delle principali città, le rubriche sulle inaugurazioni (elencate cronologicamente) e sulle mostre personali (in ordine alfabetico).

L’agile periodico, in formato tascabile, dava molte opportunità a chi lo utilizzava. Per esempio, visitare gratuitamente una mostra il giorno dell’inaugurazione consentiva incontri, confronti, la nascita di nuove relazioni. Il mondo dell’arte si univa così in una comunità di addetti ai lavori e appassionati.

Artshow (1986–2011): la guida per orientarsi nel mondo dell’arte” inaugura il progetto di approfondimento del panorama artistico e culturale milanese attraverso la voce dei suoi protagonisti, cui sarà dedicato lo spazio degli Archivi, al quarto piano del Museo. Le pubblicazioni della Artshow Edizioni diventeranno parte di un archivio del contemporaneo istituito e custodito dal Museo del Novecento.

La mostra rientra nel programma di Milano ArtWeek (1–6 aprile), che trasforma la città in un grande palcoscenico per l’arte. La manifestazione promossa dal Comune di Milano è coordinata da Arte Totale ETS, associazione composta da ArtsFor_, Artshell e MAC–Milano Art Community.

Inaugurazione Premio ACACIA 2025: vince Adelita Husni Bey

A cura di Gemma De Angelis Testa, si è tenuta giovedì 20 marzo 2025 ore 18.00

20 marzo – 28 settembre 2025

Il Museo del Novecento e l’Associazione ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana presentano Briganti di Adelita Husni Bey, l’artista vincitrice del Premio ACACIA 2025 (Milano, 1985).

L’opera entrerà a far parte della collezione ACACIA, raccolta donata al Museo del Novecento dal 2015 e sarà esposta in uno spazio dedicato nel percorso museale, con un allestimento concepito dall’artista, dal 20 marzo.

Anche quest’anno, l’evento di premiazione sarà accompagnato da un talk che approfondirà gli elementi fondanti della pratica di Husni Bey e l’opera esposta, attraverso un dialogo a cui parteciperà l’artista, Gianfranco Maraniello, Direttore Museo del Novecento di Milano, Andrea Viliani, Direttore Museo delle Civiltà di Roma, e Matteo Lucchetti, storico dell’arte e curatore per le Arti e Culture Contemporanee sempre presso il Museo delle Civiltà.

La pratica di Adelita Husni Bey integra discipline come la pedagogia radicale, il teatro e l’antropologia giuridica, con il fine di mettere in discussione le strutture socio-politiche contemporanee e di mostrarne le criticità.

La sua produzione comprende disegni, fotografie, video e performance, spesso utilizzati come tracce e documentazione di workshop da lei condotti, nei quali impiega tecniche come il Teatro dell’Oppresso e l’improvvisazione. In ogni progetto, il coinvolgimento di figure diverse è fondamentale.

Ne sono un esempio gli studenti nel caso dell’opera commissionata dal Padiglione Italia per la 57a Biennale di Venezia, The Reading (2017), gli scienziati del Charles Darwin Station per l’opera Parable (2024) o i due gruppi di infermiere danesi e americane in On necessary work (2021).

Questo approccio è presente anche in Briganti, serie fotografica realizzata nel 2023, che prende il nome dal club di rugby e dall’associazione antirazzista e antifascista con sede a Librino, con la quale l’artista ha collaborato.

Le fotografie esposte mostrano il risultato del laboratorio di Teatro Immagine realizzato con la squadra junior femminile de “I Briganti”, condotto da Husni Bey.

Abbandono del territorio, antifascismo, attacco, difesa e dipendenza, sono i concetti chiave che contraddistinguono le cinque fotografie donate, scelti durante il laboratorio dalle giocatrici per riflettere sulla storia del loro club e per esprimere le loro emozioni.

Premio ACACIA

Il Premio ACACIA, ideato e diretto da Gemma De Angelis Testa, nasce nel 2003 con lo scopo di sostenere l’arte contemporanea italiana e di costituire una collezione per la Città di Milano.

L’opera di Adelita Husni Bey si unisce a quelle di Mario Airò, Massimo Bartolini, Rosa Barba, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Gianni Caravaggio, Maurizio Cattelan, Loris Cecchini, Roberto Cuoghi, Rä di Martino, Lara Favaretto, Linda Fregni Nagler, Francesco Gennari, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Adrian Paci, Diego Perrone, Paola Pivi, Marinella Senatore, Luca Trevisani, Grazia Toderi, Tatiana Trouvé, Marcella Vanzo, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli, donate al Museo del Novecento nel 2015 dall’Associazione ACACIA.

Adelita Husni Bey (Milano, 1985)

Adelita Husni Bey è un’artista e pedagogista che indaga discipline come l’anarco-collettivismo, il teatro e l’antropologia giuridica (legal anthropology).

Husni Bey organizza workshop e crea opere attraverso modelli pedagogici non competitivi applicati all’arte contemporanea. Il suo lavoro pone l’accento sulla sperimentazione collettiva, coinvolgendo un ampio spettro di partecipanti, quali: architetti, attivisti, avvocati, studenti, insegnanti, urbanisti, attori, fisioterapisti, ecc.

Recentemente, in qualità di Fellow del Vera List Center a New York (2020-2022), ha indagato le trasformazioni sociali indotte dalle pandemie attraverso una struttura a labirinto appositamente progettata, che ha funzionato come spazio dinamico per workshop e conferenze.

Per la Biennale di Sharjah 2025, ha collaborato con la ricercatrice Shehrazade Mahassini a un’installazione filmica che esplora l’estrazione dell’acqua, le infrastrutture e le politiche di adattabilità, affrontando le crisi ambientali plasmate dai sistemi economici contemporanei e dalle loro storie.

Ha partecipato alla 16a Biennale di Sharjah, Emirati Arabi Uniti, alla 57a Biennale Arte di Venezia, alla 16a Bienal de Cuenca, Ecuador. Ha esposto in numerosi musei e Istituzioni, tra i quali: Centro de Arte dos de Mayo (Mostoles), Kunsthall Bergen (Bergen), Kunsthall Trondheim (Trondheim), MoMA (New York), Museo delle Civiltà (Roma), Museion (Bolzano), Museo Reina Sofía (Madrid), New Museum (New York), Pirelli Hangar Bicocca (Milano), Whitney Museum (New York).

Rauschenberg e il Novecento

A cura di Gianfranco Maraniello e Nicola Ricciardi con Viviana Bertanzetti, apre al pubblico il 5 aprile

5 aprile – 29 giugno 2025

Nel centenario della nascita di Robert Rauschenberg (Port Arthur, 1925 Captiva Island, 2008), il Museo del Novecento di Milano presenta un eccezionale progetto espositivo che costruisce per la prima volta un ponte tra le opere di questo fondamentale protagonista della storia dell’arte e alcuni dei più significativi capolavori ospitati all’interno delle collezioni del Museo, intrecciando una trama tra la visione innovativa dell’artista americano e il ricco tessuto dell’arte italiana del ventesimo secolo.

Parte del programma di Milano Art Week, la mostra, organizzata dall’associazione Arte Totale e promossa da Comune di Milano – Cultura con il supporto di Fiera Milano e di Marazzi Group, rappresenta il punto culminante delle iniziative promosse da miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano che proprio a Rauschenberg e al suo spirito collaborativo ha dedicato la sua 29esima edizione, a partire dal titolo, “among friends“, preso in prestito dall’ultima retrospettiva dedicata all’artista americano.

Figura centrale nella transizione dall’arte moderna a quella contemporanea, Rauschenberg ha sempre dimostrato un’insaziabile curiosità e un profondo impegno per la collaborazione e lo scambio di idee. Al Museo del Novecento questi aspetti sono enfatizzati dalla volontà di mettere in relazione e dialogo, a volte in maniera volutamente anacronistica, la sua ricerca e quella di artisti appartenenti ai principali movimenti artistici che hanno scandito il Novecento italiano, dal Futurismo all’Arte Povera.

Attraverso sovrapposizioni di visioni, materiali e intenzioni artistiche, le sue opere si confrontano con le collezioni del Museo, instaurando richiami diretti, affinità formali o tematiche. Il risultato è un percorso che riflette le audaci sperimentazioni di artisti che, come Rauschenberg, hanno inventato nuovi linguaggi, sfidando i materiali e rivoluzionando le convenzioni di pittura e scultura.

Avvalendosi della consulenza della Robert Rauschenberg Foundation, i curatori della mostra – Gianfranco Maraniello, Direttore dell’Area Musei d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Milano, e Nicola Ricciardi, Direttore Artistico di miart, con il prezioso supporto di Viviana Bertanzetti – hanno inserito lungo il percorso museale una selezione di otto opere provenienti da tutta Europa e realizzate da Rauschenberg tra gli anni Settanta e Ottanta.

La mostra si apre nella Galleria del Futurismo, in cui è esposta la più importante collezione del movimento artistico di inizio Novecento e dove allo sfrenato entusiasmo per l’automobile e la velocità espressa da Giacomo Balla risponde Rauschenberg con uno dei suoi Gluts, la serie per cui l’artista americano ha fuso rottami automobilistici e residui di stazioni di servizio a commento dell’eccesso di offerta di petrolio che a metà degli anni Ottanta portò al crollo del prezzo al barile a alla conseguente crisi economica.

Al piano superiore, Bonaparte valica il Gran San Bernardo – dipinto da Jacques-Louis David a inizio Ottocento e reinterpretato da Rauschenberg negli anni Ottanta del secolo successivo – trova il suo posto tra i dipinti di Mario Sironi e Carlo Carrà.

L’opera, intitolata Able Was I Ere I Saw Elba dal leggendario palindromo che Napoleone avrebbe pronunciato prima di attraversare le Alpi, si è posta in dialogo anche con la grande scultura di Arturo Martini, I morti di Bligny trasalirebbero il cui titolo deriva da un discorso di Mussolini sulle complicate relazioni tra Italia e Francia a metà anni Trenta.

Salendo ancora di un piano si approda agli anni Cinquanta e al primo degli artisti incontrati di persona da Rauschenberg, Alberto Burri.

Il pittore di Città di Castello, tra i primi a sperimentare linguaggi inediti e materiali extrapittorici nelle sue tele come plastica, sabbia, ferro, cemento – è stato fonte di significativa ispirazione per l’artista americano, qui presente con uno dei suoi Cardboards, la serie degli inizi degli anni Settanta in cui l’artista introduce pezzi di cartone nell’opera, non come supporto, ma come materiale mostrato nella sua immediata valenza di elemento di scarto.

Prima di giungere alla galleria “Gesti e processi” dedicata agli ultimi decenni del secolo, dagli anni Sessanta agli anni Novanta – recentemente ristrutturata e riallestita trova spazio un dialogo tra presenza e assenza, tra il presente e il tempo che scorre, tra figure fantasmatiche e ombre malinconiche.

Milano Art Week 2025: al Museo del Novecento un nuovo percorso espositivo, due mostre da non perdere e un evento speciale

La Scultura d’ombra, realizzata come opera site-specific da Claudio Parmiggiani per il Museo del Novecento, si rispecchia infatti, metaforicamente quanto letteralmente, in uno dei Phantom di Rauschenberg, una serie molto breve creata nel 1991 con immagini serigrafate su alluminio specchiato anodizzato: due immagini oniriche che appaiono e scompaiono a seconda della luce, delle ombre e dei riflessi sulle rispettive superfici.

L’influenza dei combine-paintings di Rauschenberg nello sviluppo di alcuni dei tratti caratteristici del Movimento del Nouveau Réalisme – come il ritorno all’oggettualità, il rapporto con il folklore urbano, l’integrazione di materiali desunti dalla realtà, anche quella più banale, nel contesto pittorico – è sottolineata nella sala successiva da un ideale dialogo transoceanico tra i lavori di Daniel Spoerri, Arman e Christo con uno degli Spread realizzati dal maestro americano in cui si mescolano armonicamente immagini trasferite, collage di tessuto e oggetti trovati.

La magnifica sala con vista su Piazza del Duomo, che ora ospita le opere Rosa bianca e Rosa nera di Jannis Kounellis e soprattutto l’imponente Festa cinese del maestro della pop art italiana Mario Schifano, arricchisce la riflessione con Summer Glut Fence, tra i lavori più pop dell’artista americano nonché la sua ultima serie di sculture in metallo.

Qui l’opera integra l’arte con il caos della vita: gli assemblaggi di oggetti di scarto esplorano le potenzialità del metallo e come i Turisti di Maurizio Cattelan che fanno capolino da sopra un architrave – offrono la possibilità di guardare le cose in relazione alle loro molteplici possibilità.

Continuando il percorso, sul lato destro dell’ala museale, uno spazio più raccolto mette in dialogo le opere concettuali di Giulio Paolini con la dimensione onirica di uno degli Hoarfrost di Rauschenberg.

Il lavoro, dei primi anni Settanta, è parte di una serie il cui titolo è citazione della brina dantesca. I tessuti di cotone e seta leggera, con le loro pieghe fluttuanti, rivelano le immagini impresse dall’artista americano materializzando la continua ricerca della bellezza e dell’ineffabilità dell’arte perseguita dal maestro italiano dell’Arte Povera.

La mostra si conclude con una riflessione sulla trasformazione. La materia e l’energia in mutamento nei Crogioli di Gilberto Zorio e la tensione costante della Stratosferica di Eliseo Mattiacci, intesa come tentativo di dialogo con l’universo, trovano una risonanza profonda nell’ambizioso progetto ROCI concepito dal maestro americano tra il 1984 e 1991.

Questa mostra itinerante su larga scala mira a innescare il dialogo e a promuovere una reciproca comprensione interculturale attraverso l’espressione artistica. Onoto Snare / ROCI Venezuela, del 1985, qui presentato, incarna tale ideale, sintesi della vorace curiosità di Robert Rauschenberg e del suo indomito spirito di condivisione e collaborazione.

Dai celebri assemblaggi alla fusione di immagini e oggetti trovati, dalle superfici specchianti alla ricerca sul potere evocativo dei materiali più semplici, la mostra rende evidente come la contaminazione sia il fulcro della pratica artistica di Rauschenberg.

Uno spirito che permea ogni sezione del museo, recentemente arricchito da un riallestimento frutto di un attento e meticoloso lavoro curatoriale.

Informazioni

Museo del Novecento

Sede: Piazza Duomo 8, Milano

Orari:

  • Da martedì a domenica: 10.00 – 19.30
  • Giovedì: fino alle 22.30
  • Lunedì: chiuso

Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura

Contatti:

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