Matthew Herbert porta “The Horse” in Triennale Milano: un viaggio sonoro tra archeologia musicale, spiritualità e natura
Lo scheletro di un cavallo diventa orchestra: la prima italiana di un progetto unico tra elettronica, strumenti ancestrali e riflessione ecologica
Matthew Herbert porta “The Horse” in Triennale Milano: un viaggio sonoro tra archeologia musicale, spiritualità e natura
La Triennale Milano ha accolto Matthew Herbert con la prima italiana di The Horse, una composizione che unisce orchestra ed elettronica. The Horse nasce da un’indagine radicale sulla relazione tra esseri umani, animali e mondo naturale. L’opera è stata presentata grazie al sostegno dell’Unione Buddhista Italiana, che ne ha riconosciuto il valore spirituale, culturale e simbolico.
Il progetto, frutto della collaborazione con archeologi musicali, costruttori di strumenti e la London Contemporary Orchestra, ha come protagonista un elemento sorprendente: lo scheletro di un cavallo, trasformato in sorgente sonora, simbolica e concettuale dell’intera composizione.
Il cavallo come simbolo di interdipendenza, memoria e sfruttamento
Herbert descrive il cavallo come un simbolo potente della storia dell’umanità: «Rappresenta la corruzione e lo sfruttamento che caratterizzano il nostro rapporto con il mondo naturale».
Secondo il compositore, è anche un animale che incarna l’ambivalenza del progresso umano: senza i cavalli, l’industrializzazione non avrebbe avuto la stessa rapidità o intensità. E, in un paradosso storico, anche l’attuale crisi climatica trova un’origine remota nel lavoro e nella fatica che l’uomo ha imposto ai cavalli per accelerare i propri ritmi produttivi.
A livello genetico, ricorda Herbert, non esistono più cavalli selvatici: ogni esemplare oggi vivente discende da animali totalmente addomesticati. La sua opera diventa così un atto di consapevolezza, memoria e gratitudine verso un singolo animale reale, da cui provengono molte delle componenti sonore utilizzate.
Strumenti costruiti con ossa, crini, pelle e materiali organici
La dimensione sonora dell’opera è tanto innovativa quanto arcaica. Tra gli strumenti utilizzati emergono:
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una lira ricavata dal bacino del cavallo
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sonagli ottenuti dallo sperma di cavalli da polo
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rumori dei cavalli della polizia antisommossa
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materiali provenienti da animali uccisi o maltrattati
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flauti costruiti dai femori, archi da costole e crini, tamburi in pelle
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uno shaker con cemento e sperma di cavallo
Ma ciò che Herbert considera più sorprendente sono i suoni ottenuti soffiando aria attraverso le zampe: una forma di musica acustica primordiale, definita “inquietante, spirituale, disordinata e commovente”. La sua ricerca si traduce in un’esperienza che mescola ancestralità e tecnologia, creando un universo sonoro che sospende il confine tra rito, performance e installazione musicale.
Archeologia sonora: la domanda che guida tutto il progetto
L’intero lavoro è nato da una domanda condivisa da tutti i collaboratori: «Che cosa deve aver significato essere i primi musicisti al mondo?». Non esistono risposte definitive, e proprio per questo The Horse si struttura come un esperimento di archeologia sonora: un tentativo collettivo di immaginare, ricostruire e far rivivere quelle prime tensioni creative tra corpo, materia e spirito.
Fonti sonore diverse si intrecciano:
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registrazioni site specific davanti alle pitture rupestri nel nord della Spagna
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suoni catturati all’ippodromo di Epsom, luogo della morte dell’attivista femminista Emily Davison
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6.900 campioni di suoni
Il risultato è un paesaggio elettro-acustico che attraversa generi e linguaggi, riflettendo la versatilità e l’identità artistica di Herbert.
La partecipazione del Bazzini Consort e la dimensione spirituale del progetto
La performance milanese ha visto la presenza di 16 musicisti, tra cui un ensemble del Bazzini Consort di Brescia, già collaboratore del compositore. Ogni esecuzione è concepita come un rito collettivo, che ricrea la fase generativa dell’opera e invita il pubblico a interrogarsi sulla interdipendenza tra esseri umani e animali, sulle origini della musica e sulla dimensione spirituale dell’ascolto.
Herbert definisce la musica come:
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“l’unica arte invisibile”,
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una forma spirituale per natura,
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un’esperienza in grado di alterare la percezione, quasi un atto di “puro voodoo”.
Una collaborazione con l’Unione Buddhista Italiana dedicata a spiritualità, ecologia e ascolto
L’iniziativa rientra nella collaborazione attiva tra la Triennale Milano e l’Unione Buddhista Italiana, che da anni lavora per integrare arte, spiritualità, ecologia e pratiche di consapevolezza. L’UBI, che riunisce oggi 68 centri buddhisti e sostiene oltre 1000 progetti sociali e ambientali, promuove percorsi culturali dedicati a temi come: ascolto, impermanenza, interdipendenza, consapevolezza, relazione mente-corpo e vacuità. The Horse si inserisce perfettamente in questa visione, offrendo una riflessione sul rapporto tra materia e spirito, tra natura e tecnologia, tra vita e memoria.
Un autore che ha ridefinito i confini del suono
Matthew Herbert – noto anche come Herbert, Doctor Rockit, Radio Boy, Mr. Vertigo, Transformer, Wishmountain e DJ Empty – è uno dei musicisti contemporanei più innovativi. Dagli anni ’90 lavora sull’idea che qualsiasi suono possa diventare musica.
Tra i suoi progetti più celebri:
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Around the House: ritmi dance e suoni da utensili da cucina
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Bodily Functions: musica creata con suoni del corpo
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Plat du Jour: la catena alimentare trasformata in partitura
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One Pig: il ciclo di vita di un maiale registrato dall’inizio alla fine
Con The Horse ha ottenuto l’Ivor Novello Award 2024 per la “Best Large Ensemble Composition”.
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