Porto Mantovano: truffa e circonvenzione di incapace, tre denunciati.
Indagini delicate dei Carabinieri svelano mesi di raggiri ai danni di un 69enne: tre persone denunciate per truffa e circonvenzione di incapace.
Porto Mantovano: truffa e circonvenzione di incapace, tre denunciati.
Per mesi, forse troppo a lungo, nessuno aveva davvero capito cosa stesse accadendo a quel 69nne, conosciuto da tutti in paese per la sua discrezione e per quel modo gentile di salutare chi incontrava lungo la strada. Viveva una vita tranquilla, scandita da abitudini sobrie e da una fiducia spontanea verso il prossimo, quella fiducia che spesso caratterizza le persone che non immaginano di poter essere ingannate. E invece, come hanno ricostruito i Carabinieri della Stazione di Porto Mantovano al termine di un’indagine complessa e delicata, proprio questa disponibilità emotiva era diventata la breccia attraverso cui tre individui – oggi denunciati – avevano insinuato un disegno criminale fatto di raggiri, manipolazioni e denaro sottratto con freddezza.
La storia prende avvio nella primavera del 2024, anche se nessuno, allora, avrebbe potuto immaginare la profondità dell’inganno. Una donna si sarebbe avvicina all’anziano: modi dolci, parole misurate, racconti di difficoltà familiari che sembravano plausibili, se non addirittura commoventi. Lei, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, non sarebbe stata lì per caso: ogni gesto, ogni confidenza, ogni lacrima apparentemente sincera avrebbe avuto lo scopo preciso di costruire una relazione di fiducia, di insinuarsi nel cuore e nella mente di chi, in buona fede, non vedeva alcun pericolo.
Mentre questo rapporto prendeva forma, quasi invisibile agli occhi esterni, altre due figure orbitavano attorno alla vicenda. Erano gli uomini che, secondo l’indagine, avrebbero raccolto materialmente il denaro che la donna riusciva ad ottenere: bonifici, passaggi di contante, prelievi ripetuti da parte dell’anziano: una trama fitta di operazioni che, prese singolarmente, potevano sembrare normali, ma che nella loro totalità rivelavano un percorso di sottrazione sistematica e crudele.
I Carabinieri si sono trovati a dover guardare oltre i semplici numeri. Non si trattava solo di far combaciare date, importi o movimenti bancari. C’era molto di più: c’era un uomo che stava lentamente perdendo la capacità di dire “no”, che viveva schiacciato dal timore di deludere chi credeva di aiutare, che aveva ormai smarrito il confine tra la realtà e il racconto distorto che gli veniva imposto. Le indagini non sono state soltanto un esercizio di tecnica investigativa, ma un lavoro umano fatto di ascolto, di pazienza e di attenzione verso una fragilità che si manifestava ad ogni incontro.
Quando i militari hanno iniziato a “scavare” tra gli estratti conto e le giustificazioni dei bonifici, il quadro si è via via definito. C’erano prelievi inspiegabili, operazioni ravvicinate nel tempo, somme trasferite a persone che avevano legami diretti con i tre indagati. C’era un ritmo, un metodo, una ripetizione. Non era un gesto isolato: era un sistema. E quel sistema aveva portato l’anziano a consegnare, passo dopo passo, una cifra impressionante: 200.000 euro, i risparmi di una vita, dissolti in poco più di un anno.
Col passare dei mesi, il peso emotivo era diventato insostenibile. L’uomo non dormiva più bene, viveva in uno stato di ansia costante, convinto di dover ancora “aiutare” chi in realtà lo stava sfruttando. I Carabinieri lo hanno trovato in una condizione di profonda sofferenza, non soltanto economica ma soprattutto psicologica. Ogni richiesta che riceveva aveva assunto la forma di un obbligo morale. Era una prigionia invisibile, costruita non con la forza, ma con la manipolazione: una sudditanza psicologica vera e propria.
La svolta dell’indagine è arrivata quando gli investigatori, ricostruito ormai l’intero percorso del denaro, hanno deciso di intervenire: fermando quel flusso hanno protetto la vittima, gli hanno restituito la possibilità di raccontare ciò che stava vivendo senza paura o vergogna. E soprattutto hanno restituito ad un uomo fragile la consapevolezza di non essere più solo.
Oggi, grazie all’attività investigativa dei Carabinieri della Stazione di Porto Mantovano, quel sistema è stato smascherato. I tre presunti responsabili, una 30nne di Mantova, un 37nne di Caselle Lurani (LO) ed un 21nne di Piacenza, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria di Mantova poiché ritenuti responsabili, in ipotesi accusatoria, del reato di circonvenzione di incapace e truffa.
Per l’anziano, quello che per troppo tempo era stato un incubo silenzioso si è finalmente interrotto. E in questa storia, dove il denaro è solo una parte, il lavoro dei Carabinieri assume un significato che va oltre le cifre e gli articoli di legge: la capacità di vedere ciò che agli occhi di molti resta invisibile, e di intervenire quando quella invisibilità diventa dolore.
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