Livorno: il futuro del termovalorizzatore al centro di un dibattito tra politica e sostenibilità
A Livorno l'assessora Monni risponde all'opposizione riguardo alla possibile chiusura anticipata dell'impianto di Picchianti e agli sviluppi del Piano Regionale dell'Economia Circolare.
Livorno: il futuro del termovalorizzatore al centro di un dibattito tra politica e sostenibilità.
Il futuro dell’impianto di termovalorizzazione di Livorno è stato al centro di un’interrogazione presentata dal portavoce dell’opposizione Marco Landi a cui ha risposto l’assessora all’Ambiente.
Monia Monni ha segnalato che “allo stato attuale e con riferimento al ATO Costa, l’Autorità per il servizio di gestione dei rifiuti urbani, risulta in fase di autorizzazione un impianto di ossicombustione per una potenzialità pari a 177.000 t/a di rifiuti solidi, che potrebbe offrire adeguata risposta rispetto al quantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti nel territorio del comune di Livorno (attualmente circa 30.000 t/a, ma destinati a ridursi a meno di 25.000 t/a in relazione alla progressiva introduzione di sistemi di tariffazione puntuale, già in corso sul territorio comunale)“.
“L’eventuale chiusura differita dell’impianto di termovalorizzazione di Picchianti – ha proseguito -, pur dovendo segnalare che allo stato attuale non risulta che siano state effettuate formali comunicazioni di tale anticipata dismissione né da parte della competente Autorità di Ambito a Regione Toscana, né dal gestore dell’impianto al Settore regionale Autorizzazioni Rifiuti, non potrebbe che tenere conto, come noto, di quanto previsto proprio dal nuovo Piano dell’Economia Circolare che ha debitamente tenuto conto di possibili dismissioni anticipate, prevedendo opportune previsioni correttive di natura gestionale, coerenti con gli obiettivi di Piano e della normativa comunitaria, senza perciò determinare alcun problema di equilibrio del modello“.
“Rispetto a quanto riportato nel quadro conoscitivo del Piano Regionale dell’Economia Circolare – ha concluso l’assessora – si segnala che con riferimento ai dati 2023 si è registrata una diminuzione di circa 4mila tonnellate di CSS avviato a impianti extra-regionali, nonché una riduzione di circa 5mila tonnellate di rifiuto indifferenziato avviato fuori regione, anche in considerazione della chiusura della discarica di Gaggio Montano (BO). Con riferimento invece ai rifiuti organici, risulta utile ricordare come la Toscana stia pienamente colmando il proprio gap impiantistico con l’avvio di nuovi impianti dedicati a Montespertoli e Peccioli che potranno esercitare la propria attività in coerenza con il generale principio di prossimità. Per quanto riguarda infine i conferimenti a recupero dei rifiuti esitati dai TMB regionali in impianti extraregionali si ricorda che questi, in coerenza con la normativa nazionale di settore, avvengono secondo logiche di mercato, valutabili pertanto nell’ambito delle competenze dell’Autorità di Ambito, in quanto titolari del contratto di servizio con il gestore dello stesso“.
Nella replica il portavoce dell’opposizione Marco Landi ha sottolineato che “in Aula l’assessora Monni ha detto che nel 2023 il termovalorizzatore di Livorno ha trattato 56mila 461 tonnellate di rifiuti, di cui 31mila di rifiuti urbani indifferenziati generati nel comune di Livorno e 19mila generati e raccolti nel territorio di ATO Toscana Costa“.
“Qui – ha aggiunto – siamo di fronte a una situazione soprattutto di tempistica. Lei ci ha detto che nel 2027 avremmo avuto a disposizione un impianto molto particolare, unico al mondo e le istituzioni più volte ci hanno detto che il termovalorizzatore di Livorno avrebbe chiuso nel 2027. In realtà si era anche previsto di spendere 13 milioni per un revamping dell’impianto che doveva durare tre anni. Uno studio costato 20mila euro ha spiegato che spendere tutti questi soldi era ovviamente antieconomico e questo noi l’avremmo potuto dire anche gratis. Lei dice che è chiaro che non c’è una dismissione anticipata dell’impianto per cui ad oggi ancora non sappiamo che cosa accadrà in questa fase transitoria. Nel Piano dei rifiuti nella fase transitoria si dice che questi impianti sono fondamentali per lo smaltimento di quel tipo di rifiuti e si fa un revamping un investimento per i prossimi 50anni di quasi 20milioni di euro.”
“Noi condividiamo – ha concluso il consigliere regionale Landi – che non debba esserci un maggior conferimento nelle discariche rispetto a questi flussi che in realtà oggi su Livorno non vanno. Ma siamo convinti che nel 2027 non vedremo mai l’ossicombustione di Peccioli. Quindi o si riattiva in maniera seria per dei tempi programmati, come si sta facendo a Montale, per una quindicina di anni per un investimento congruo di dieci, quindici o venti milioni e si parla seriamente di questo impianto oppure aspettiamo la prossima campagna elettorale per capire quali devono essere le strategie comunicative rispetto al posizionamento che questa regione vuol avere“.
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