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“Le Iene” divieto di benedire le coppie omosessuali: Giulio Golia incontra il parroco di Bonassola

“Mi sento a disagio nei confronti di una Chiesa che dice di no anche a una semplice benedizione di persone omosessuali"

Stasera, venerdì 2 aprile, a “Le Iene”, in prima serata, su Italia 1, andrà in onda l’incontro di Giulio Golia con Don Giulio Mignani, il parroco di Bonassola (La Spezia) di cui si è parlato molto in questi giorni per via della protesta contro la Santa Sede per il divieto di benedire le coppie omosessuali. “Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo”, aveva dichiarato il prete durante l’omelia della messa della Domenica delle Palme. Nel corso di una lunga intervista il parroco spiega alla Iena la sua disapprovazione nei confronti del documento della Congregazione per la dottrina della fede, organo ufficiale del Vaticano incaricato di promuovere e tutelare la dottrina della Chiesa cattolica.

Sulla Chiesa Don Giulio Mignani dichiara: “Mi sento a disagio nei confronti di una Chiesa che dice di no anche a una semplice benedizione di persone omosessuali. In alcuni passaggi è duro quel documento in cui si dice che si può benedire il peccatore, ma non il peccato, cioè l’unione. Così la coppia omosessuale viene subito connotata come qualcosa di negativo”.

Parlando del clamore che le sue parole pronunciate durante l’omelia della Domenica delle Palme hanno suscitato, afferma: “Perché l’ho detto? Da una parte ho pensato alle persone omosessuali che sono dentro la comunità cristiana e a come loro possano aver avvertito questo. È come se un figlio si sentisse dire da sua madre che il suo modo di vivere la propria sessualità fa schifo. Allo stesso modo è per le persone credenti che dalla madre Chiesa si sentono dire questo. Un dolore enorme. Dall’altra parte ho pensato ai genitori che fanno più difficoltà ad accogliere i figli che fanno coming out. Mi hanno chiamato in tanti per ringraziarmi, dicono che le mie parole hanno dato una ventata di freschezza, acceso una speranza”.

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Sul Disegno di legge Zan (il DdL in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, ndr.) al centro dell’attenzione di questi giorni e su cui si sono espressi diversi personaggi del mondo dello spettacolo, il prete afferma: “Purtroppo incide la posizione della Chiesa sulla legge contro l’omotransfobia”. “Desidero che la Chiesa cambi e che la mia protesta sia un gesto di attenzione”. E aggiunge: “Non chiamatemi prete delle famiglie arcobaleno, perché sono il prete di tutti”. Spiega poi che poche ore fa ha avuto modo di parlare della sua scelta di non benedire le palme anche con il Vescovo: “Mi ha invitato a rileggere il documento per cogliere cose positive. Si è accorto che queste critiche le può fare uno che vuole distruggere la Chiesa, ma anche chi la ama”. Quindi conclude: “È la Chiesa che ha bisogno di aprirsi non gli omosessuali. Loro la benedizione la ricevono comunque da DioIo non sono nato pretese a un certo punto la Chiesa mi dice che non ha più bisogno del mio contributo, posso tornare a fare altro”.

Non mancano delle riflessioni personali sul Pontefice: “Ho molta stima del Papa. Su alcune cose faccio difficoltà a capire quale sia il suo vero pensiero. Io sono tenuto a credere che lui accetti tutte queste parole, nella Chiesa purtroppo sono i documenti che contano, non le parole dette così. Quella famosa frase che ha fatto il giro del mondo in cui (il Papa, ndr.) dice «Chi sono io per giudicare un gay?» a me non è che sia piaciuta tantissimo. Se vado in un supermercato, vedo una mamma che sta rubando da mangiare e so che quella mamma ha dei bambini che non riescono a mangiare penso che quello che sta facendo è oggettivamente sbagliato, ma soggettivamente no. Negli omosessuali non c’è niente di oggettivamente sbagliato: tu Papa a una coppia eterosessuale diresti «Chi sono io per giudicare?» No. E allora perché devi dirlo a una coppia omosessuale? Io penso che, avendo lui controfirmato, la pensi effettivamente così. Spero di no, ma come si dice? «Verba volant, scripta manent». È quello che alla fine conta e conterà nella storia, andando avanti, quando lui non ci sarà più. Poi comprendo anche che per un Papa non deve essere facile, ci sono argomenti effettivamente divisivi. Lui dice non lo faccio perché altrimenti metto in pericolo l’Istituzione. Ma a quale costo?”.

Riguardo la figura di Gesù, dice: “Io sono convinto che questo mio atteggiamento sia in sintonia con lo spirito di Gesù. Lui era uno che sul piatto della bilancia, se da una parte c’era la legge religiosa e dall’altra parte il bene della persona, era totalmente per il bene della persona. Se ci fosse una persona che riuscisse a dimostrarmi con certezza assoluta che Gesù, se fosse qui, la penserebbe diversamente da me, io non avrei dubbi, non Lo seguirei, non sarei fedele a Lui.

In merito all’uso del preservativo, dice: “Non vedo nessuna contrarietà nell’utilizzarlo”.

Infine, ricordando il suo passato e il suo avvicinamento alla vita ecclesiale, racconta: “Non mi hanno mai obbligato a frequentare la Chiesa, ho fatto i sacramenti, e come tutti, al momento della cresima, non m’interessava. Al catechismo preferivo il dentista anche se c’era da massacrare i denti! Il catechismo per me era più qualcosa di dovuto. Poi la mia vita è andata avanti”.

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