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Giornata Mondiale dell’Infanzia: l’allarme di Save the Children sulle guerre, la fame, la crisi climatica e la povertà che negano i diritti a milioni di bambini.

Save the Children e Unicef lanciano l’allarme nella Giornata mondiale dei diritti dell’Infanzia: “è urgente rimettere i bambini al centro dell’agenda globale”.

Giornata Mondiale dell’Infanzia: l’allarme di Save the Children sulle guerre, la fame, la crisi climatica e la povertà che negano i diritti a milioni di bambini.

In un mondo attraversato da guerre, crisi climatiche e disuguaglianze sempre più profonde, l’infanzia rischia di diventare una vittima silenziosa. Nella Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 2025, il messaggio che arriva dalle grandi organizzazioni internazionali è netto: i bambini sono “sotto attacco”, e i loro diritti – che sulla carta dovrebbero essere garantiti ovunque – vengono ogni giorno negati, ignorati e calpestati.

Dietro questa espressione – “sotto attacco” – non ci sono solo le immagini dei conflitti, ma un intreccio di violenze visibili e invisibili: bombe e fame, sfruttamento e povertà, mancanza di cure, di scuola e persino di tempo per giocare. È il ritratto di una generazione a cui stiamo chiedendo di crescere in mezzo a una crisi permanente.

Bambini in guerra: la minaccia degli ordigni esplosivi

Uno dei dati più scioccanti riguarda proprio i conflitti armati. Secondo il report di Save the Children,“Minori e ferite da esplosione: l’impatto devastante delle armi esplosive sui bambini”, nel 2024 il 70% dei quasi 12.000 minori uccisi o feriti in zone di guerra è stato colpito da ordigni esplosivi. Significa che la maggior parte di quei bambini non è morta per armi leggere o per scontri diretti, ma per esplosioni: bombe, missili o proiettili pesanti, spesso utilizzati in aree densamente popolate.

Le Nazioni Unite registrano per il 2024 4.676 bambini uccisi e 7.291 feriti: in totale 11.967 piccoli, il numero più alto mai documentato, con un aumento del 42% rispetto al 2020. La guerra, sempre più urbanizzata, entra nelle case, nelle scuole, nei mercati. Non si combatte più solo al fronte, ma nei quartieri e nelle strade dove i bambini vivono, giocano e vanno a scuola.

Nel frattempo, dagli anni ’90 a oggi, il numero di bambini che vivono in aree di conflitto attivo è più che raddoppiato: sono circa 520 milioni, più di un minore su cinque nel mondo. Non è solo una questione di sicurezza fisica: significa crescere ogni giorno con il rumore delle sirene, con l’idea che la fuga possa essere l’unica via di salvezza e con un futuro che somiglia a un orizzonte spezzato.

Fame, malnutrizione e crisi climatica: quando sopravvivere diventa un’impresa

Alle guerre si somma la fame. Nel 2025, 118 milioni di bambini hanno sofferto la fame, e quasi 63 milioni di loro – più della metà – si sono ritrovati in questa condizione a causa dei conflitti. Non si tratta solo di mancanza di cibo, ma di una malnutrizione acuta che è responsabile di circa la metà dei decessi dei bambini sotto i cinque anni. In molti contesti la fame viene persino usata come arma: si assediano città, si bloccano gli aiuti, si distruggono campi e depositi.

Poi c’è la crisi climatica, che lavora in modo più lento, ma non meno devastante. Negli ultimi 30 anni, ogni anno, circa 48 milioni di bambini sono stati colpiti da disastri climatici: alluvioni, siccità, cicloni o ondate di calore. Intere comunità perdono le proprie case, le scuole vengono distrutte, le reti idriche danneggiate e i raccolti annientati. Per i bambini significa saltare mesi di scuola, vivere in rifugi di fortuna, ammalarsi più facilmente o vedere i propri genitori precipitare in una povertà ancora più estrema.

Come se non bastasse, i recenti tagli agli aiuti internazionali stanno mettendo a rischio programmi essenziali per la salute, la nutrizione e l’istruzione di milioni di minori.

Sfruttamento, schiavitù moderna e povertà multidimensionale

A questo quadro si aggiunge un altro dato inquietante: nel mondo 1 persona su 4 in condizione di sfruttamento o “schiavitù moderna” è un bambino. Stiamo parlando di 12,3 milioni di minori costretti a lavorare in condizioni disumane, sfruttati sessualmente, arruolati come bambini-soldato, vittime di tratta, obbligati a matrimoni precoci o a lavori che distruggono l’infanzia e la salute.

L’Unicef, nel rapporto “La condizione dell’infanzia nel mondo 2025: porre fine alla povertà dei bambini – Il nostro imperativo comune”, descrive una povertà che non è solo mancanza di denaro, ma una vera povertà multidimensionale. Più di 1 bambino su 5 nei paesi a basso e medio reddito subisce gravi privazioni in almeno due ambiti fondamentali per la vita: istruzione, salute, abitazione, nutrizione, servizi igienici, acqua potabile. Ciò significa, ad esempio, non avere accesso a cure mediche, vivere in case insalubri, non andare a scuola o non avere acqua pulita né servizi igienici.

Un piccolo progresso c’è stato: tra il 2013 e il 2023 la percentuale di bambini che subiscono una o più gravi privazioni è scesa dal 51% al 41%. I passi avanti, però, rallentano, quasi si bloccano, sotto il peso delle nuove crisi: guerre, disastri climatici, aumento del debito pubblico, divaricazione tecnologica e tagli agli aiuti.

Povertà monetaria: quando il reddito non basta a vivere

Il rapporto Unicef analizza anche la povertà dal punto di vista economico. Oltre il 19% dei bambini nel mondo vive in povertà monetaria estrema, con meno di 3 dollari al giorno. Quasi il 90% di questi minori si trova in Africa subsahariana e in Asia meridionale.

Neppure i paesi più ricchi sono immuni. In 37 paesi ad alto reddito, circa 50 milioni di bambini vivono in povertà monetaria relativa: le loro famiglie hanno redditi molto inferiori rispetto alla media del Paese e questo limita la possibilità di partecipare alla vita sociale, culturale ed educativa come i coetanei.

L’Europa e l’Italia: un allarme che tocca da vicino

La povertà non è, però, solo un problema “lontano”. Anche in Europa i numeri non lasciano tranquilli: negli ultimi cinque anni, 446.000 bambini in più sono stati colpiti dalla povertà.

L’Italia si colloca in una posizione particolarmente delicata: i minori in povertà assoluta sono 1,28 milioni, pari al 13,8% dei bambini e ragazzi nel nostro Paese.

Dietro queste percentuali ci sono famiglie che rinunciano alla mensa scolastica, bambini che non possono frequentare attività sportive, che non hanno un luogo adeguato per studiare, che vivono in case fredde d’inverno e troppo calde d’estate o che non possono permettersi gite scolastiche, libri, connessione Internet.

La voce di Mattarella: «non possiamo osservare senza comprendere»

In questa cornice arriva il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che richiama tutti a un’assunzione di responsabilità.

“La sofferenza di un bambino è la sconfitta di un’intera comunità”, afferma il Capo dello Stato, ricordando che ogni volta che un giovane cresce “ascoltato, accolto, rispettato”, la collettività ritrova in lui “la speranza del futuro”.

Mattarella insiste sulla necessità di ascoltare veramente i bambini e i ragazzi, riconoscere le loro fragilità e non lasciare che si nascondano “dietro la rabbia, il mutismo o lo schermo di un computer”, in un contesto che li osserva, ma non li comprende.

Il suo richiamo è chiaro: non bastano le celebrazioni, servono azioni concrete, quotidiane, condivise, per restituire ai più giovani fiducia, tutela e reali opportunità di crescita. È un invito a rendere effettivi i principi della Costituzione che proteggono l’infanzia e ne promuovono lo sviluppo umano e sociale.

La Convenzione Onu e il diritto al gioco

La Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra ogni anno il 20 novembre, ricorda l’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nel 1989. È il trattato sui diritti umani più ratificato al mondo: solo gli Stati Uniti non l’hanno ancora ratificato.

La Convenzione, con i suoi 54 articoli, è il primo documento a riconoscere i bambini come persone titolari di diritti e con opinioni che devono essere ascoltate. I quattro pilastri fondamentali sono: parità di trattamento, salvaguardia del benessere, diritto alla vita e allo sviluppo, ascolto e partecipazione.

Quest’anno UNICEF Italia ha scelto di concentrare l’attenzione su un diritto spesso sottovalutato: il diritto al gioco, sancito dall’articolo 31, che spesso, purtroppo, non viene garantito.

Per i minori che vivono in contesti di emergenza e vulnerabilità, il gioco è molto più di un passatempo: è il modo per ritrovare un minimo di normalità, per elaborare traumi, per sentirsi ancora bambini.

Iniziative e simboli

Nel corso della settimana della Giornata, in tutta Italia si stanno moltiplicando iniziative promosse da UNICEF, Save the Children, istituzioni e mondo associativo: incontri nelle scuole, marce dei diritti, laboratori, convegni, mostre, attività sportive e ludiche.

Il presidente di UNICEF Italia, Nicola Graziano, partecipa al seminario “Crescere ed educare nell’era dell’intelligenza artificiale”, organizzato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia e dalla Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, con un intervento sui diritti dei minorenni nell’ambiente digitale. Nella stessa giornata UNICEF Italia prende parte al convegno dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza dedicato a “Essere figli di famiglie fragili”.

Con l’iniziativa “Go Blue”, UNICEF Italia e ANCI invitano i Comuni a illuminare di blu un monumento o un edificio simbolico. Più di 200 città hanno già aderito: un gesto semplice, ma potente, per ricordare che ogni bambino ha diritti che devono essere garantiti e non solo proclamati.

A Milano va in scena la Marcia dei Diritti, organizzata insieme alla Fondazione Milano Cortina, con lo slogan “Diritti in campo, sport e gioco in libertà”. Studenti, insegnanti e famiglie attraversano la città per ribadire che lo sport, il gioco e la socialità sono parte integrante della crescita e della cittadinanza attiva dei bambini.

Mediaset lancia una nuova campagna multimediale con lo spot “I diritti dei bambini fanno rima con il nostro impegno”: una filastrocca recitata da bambini che parla di casa, gioia, ascolto, pace, cura e istruzione. Un linguaggio semplice per raccontare diritti fondamentali.

Non solo una ricorrenza: una scelta politica e morale

La Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rischia di diventare, se non si sta attenti, una data da calendario, buona per qualche iniziativa simbolica e poco più.

Mettere davvero i bambini al centro significa fare scelte politiche, economiche, culturali precise: fermare l’uso indiscriminato di armi esplosive; proteggere i minori nei conflitti; investire in scuola, sanità, protezione sociale, servizi essenziali; combattere povertà e disuguaglianze e riconoscere che hanno una voce che riguarda tutti.

Perché, come ricorda Mattarella, ogni volta che un bambino soffre è l’intera comunità a fallire, ma ogni volta che un bambino cresce libero, ascoltato e rispettato, non è solo il suo futuro a cambiare: è il futuro di tutti noi.

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