Tatiana Tramacere, la scomparsa “misteriosa” organizzata da lei: undici giorni nascosta in mansarda con l’amico.
Il caso Tatiana Tramacere prende una svolta: la 27enne avrebbe pianificato da sola il suo allontanamento, trovando rifugio per undici giorni nella mansarda dell’amico Dragos.
Tatiana Tramacere, la scomparsa “misteriosa” organizzata da lei: undici giorni nascosta in mansarda con l’amico.
Per undici giorni il nome di Tatiana Tramacere ha riecheggiato ovunque, ma con la notte tra il 4 e il 5 dicembre quel giallo che sembrava sul punto di trasformarsi nell’ennesima tragedia si è invece chiuso con un finale diverso. La 27enne di Nardò è rientrata a casa, viva, provata, ma in condizioni definite “discrete” dai medici. Era rimasta per tutto il tempo a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, nascosta nella mansarda di Dragos Gheormescu, l’amico 30enne che l’aveva ospitata.
La sera del 24 novembre: l’ultimo avvistamento
La storia inizia ufficialmente il 24 novembre. Tatiana, studentessa di filosofia con una forte presenza sui social e oltre 50mila follower che seguono le sue poesie e i suoi pensieri online, esce di casa a Nardò. L’ultima persona a vederla è proprio Dragos Gheormescu che la incontra in un parco a poche centinaia di metri dall’abitazione della famiglia Tramacere; lì trascorrono circa due ore, parlano, passeggiano, vengono ripresi dalle telecamere mentre si baciano e poi mentre si avviano verso la palazzina in cui vive il 30enne.
Trascorrono quattro giorni prima che i genitori di Tatiana presentino formale denuncia in quanto in passato la ragazza si era già allontanata spontaneamente altre volte, ma con il prolungarsi del silenzio, l’ansia si è trasformata in allarme.
Nel giro di poche ore il caso esplode a livello nazionale. Le trasmissioni di cronaca nera iniziano a occuparsene, i social si riempiono di appelli, le foto della ragazza vengono condivise migliaia di volte. Il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, pubblica un messaggio in cui chiede a chiunque abbia visto qualcosa di farsi avanti, e l’intera comunità vive con il fiato sospeso, alternando speranza e paura del peggio.
Le indagini: telefoni, tabulati e telecamere in tilt
Fin dall’inizio gli inquirenti concentrano l’attenzione sulle ultime ore note di Tatiana e quindi su Dragos, l’ultimo ad averla incontrata. Gli vengono sequestrati il telefono e vengono passati al setaccio chat, messaggi e tabulati. La Procura di Lecce lo iscrive nel registro degli indagati con un’ipotesi pesante, quella di istigazione al suicidio: un passaggio tecnico che consente agli investigatori di compiere atti più invasivi, dalle perquisizioni agli accertamenti scientifici.
La ricerca delle immagini di sorveglianza si rivela più complessa del previsto. Un forte temporale ha mandato in tilt parte delle telecamere pubbliche nella zona, costringendo i carabinieri a chiedere e visionare i filmati di impianti privati, citofoni e sistemi condominiali. Sarà proprio una di queste telecamere a segnare una svolta: per oltre quaranta ore gli investigatori analizzano le riprese che inquadrano l’uscio della casa di Dragos.
Le immagini della sera del 24 novembre mostrano due figure che entrano nel portone. I volti non sono riconoscibili, solo due sagome, due ombre. Da quel momento, però, le registrazioni mostrano una sola persona entrare e uscire: il 30enne. Nessuna traccia di una donna che esce dall’edificio nei giorni successivi.
La mansarda e lo stanzino: il blitz del 4 dicembre
Quando il quadro inizia a farsi più definito, la Procura dispone la perquisizione dell’abitazione di Dragos. È la sera del 4 dicembre quando i carabinieri del Nucleo investigativo, insieme agli uomini del RIS, bussano alla porta della mansarda a Nardò. Temono di trovarsi davanti a una scena del crimine, il timore di molti è che quelle immagini di video sorveglianza fossero l’ultimo movimento di Tatiana ancora in vita.
In casa, però, non trovano subito la ragazza. Secondo quanto trapela, Tatiana si sarebbe nascosta al buio in un piccolo abbaino sul terrazzo, accessibile liberamente dall’appartamento. Poco dopo viene individuata, tremante e spaventata, ma in apparente buona salute. Con sé ha due telefoni, non il proprio: il suo cellulare personale risulta spento dal giorno della scomparsa.
Undici giorni chiusi in casa: convivenza, nascondiglio e silenzio
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, confermata in gran parte dallo stesso Dragos e – stando alle prime informazioni – anche da Tatiana, la giovane non avrebbe mai lasciato quell’abitazione dal 24 novembre in poi. Le telecamere, infatti, non la riprendono mentre esce dall’edificio in nessuno dei giorni successivi.
All’interno della mansarda la ragazza sarebbe stata libera di muoversi, di uscire sul terrazzo e, in teoria, anche di lasciare la casa. Non sono stati rilevati segni di costrizione, né strumenti che facciano pensare a una detenzione forzata. Per gli inquirenti questo è uno degli elementi che rafforzano la pista dell’allontanamento volontario, anche se restano ancora da chiarire i dettagli psicologici e relazionali che l’hanno portata a una scelta così radicale e al silenzio assoluto verso la famiglia.
La versione di Dragos: “è stata lei a organizzare tutto”
Al centro della vicenda, c’è naturalmente il racconto di Dragos Gheormescu. L’uomo viene ascoltato a lungo dai carabinieri, prima e dopo il ritrovamento di Tatiana in casa sua. Davanti alle telecamere, il 30enne legge una dichiarazione: parla di un “forte sentimento reciproco” nato e consolidato durante la convivenza di quei giorni e ammette di non aver compreso le conseguenze, anche pubbliche, di quella che definisce “un’avventura di comune accordo”.
Secondo la sua versione, sarebbe stata Tatiana a chiedergli aiuto e a organizzare nei dettagli l’allontanamento: “mi ha detto che era giù di morale e voleva isolarsi dal mondo per un po’, ancora qualche giorno e poi sarebbe tornata a casa. Diceva che ero l’unico di cui si fidava”. Gheormescu sostiene di aver voluto “tutelarla nelle sue scelte personali di cambiare vita” e di aver perfino provato, negli ultimi giorni, a convincerla a interrompere quell’isolamento quando il clamore mediatico intorno alla scomparsa è diventato enorme.
Il 30enne si dice profondamente rammaricato, chiede scusa ai genitori di Tatiana, all’Arma, ai magistrati, alla comunità di Nardò e perfino alla proprietaria dell’appartamento in cui vive. Il suo legale sottolinea che gli originari capi d’imputazione indicati nel decreto di perquisizione – tra cui l’omicidio aggravato e l’occultamento di cadavere – sono venuti meno, mentre l’indagine prosegue per valutare se vi siano ipotesi residuali di reato, come false dichiarazioni o procurato allarme.
Il ritorno a casa: un “regalo di Natale” per la famiglia
Subito dopo il ritrovamento, Tatiana viene accompagnata all’ospedale Vito Fazzi di Lecce per accertamenti clinici e per essere visitata anche sul piano psicologico, con il supporto straordinario attivato dalla Croce Rossa. Le sue condizioni vengono giudicate sostanzialmente buone. Nella notte la giovane fa finalmente ritorno a casa, a Nardò, scortata dal fratello Vladimir e dai carabinieri.
Il padre, Rino Tramacere, parla di “regalo di Natale”, spiegando di star vivendo anticipatamente le feste in famiglia. “L’abbiamo ritrovata sana e salva”, dice ai cronisti davanti all’abitazione, visibilmente commosso. Il fratello, Vladimir, racconta l’attimo in cui l’ha abbracciata per primo, dentro la casa di Dragos, mentre fuori una folla concitata si era già radunata, pronta a esplodere dapprima in rabbia e poi in un lungo applauso di sollievo alla notizia che la ragazza è viva.
L’ipotesi di allontanamento volontario e il futuro dell’inchiesta
Col passare delle ore, mentre la ragazza riposa in casa con i genitori e prova a ritrovare un minimo di serenità, gli inquirenti mettono in fila i tasselli. L’elemento della libertà di movimento all’interno dell’abitazione, l’assenza di segni di violenza, la presenza di due telefoni non suoi e la conferma, da parte di entrambi, che la convivenza in mansarda fosse frutto di una scelta condivisa, spingono la Procura di Lecce a orientarsi verso la conclusione che si sia trattato di un allontanamento volontario. L’inchiesta, almeno per le ipotesi più gravi, sembra avviata verso l’archiviazione, anche se restano da valutare eventuali profili minori di responsabilità.
È il segno di un quadro investigativo in evoluzione, in cui le prime ipotesi, formulate per non escludere nessuno scenario, vengono progressivamente limate alla luce dei riscontri oggettivi.
Tatiana oggi: bisogno di silenzio e di cura
Per ora, la voce che non si sente è proprio quella di Tatiana. Il fratello lo ha detto chiaramente: la famiglia non vuole pressarla, non le ha fatto domande, attende che sia lei, “quando se la sentirà e quando si sarà ripresa”, a raccontare cosa è successo in quei giorni chiusa in mansarda.
L’avvocato della famiglia chiede rispetto e serenità per la giovane e per i genitori, sottolineando che “il dato oggettivo, ed è quello che conta per loro, è che sia stata trovata viva”. Il sindaco di Nardò parla di “sospiro di sollievo per un’intera comunità” e invita tutti a lasciare che le autorità facciano il proprio lavoro e che Tatiana possa recuperare, lontano dai riflettori, un equilibrio che appare oggi la vera urgenza. Le risposte sulle sue motivazioni interiori arriveranno, forse, solo quando sarà lei stessa a decidere di parlare.
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