Scatta oggi il click day per la presentazione delle domande per gli 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal ‘decreto flussi’.
Scatta ufficialmente il click day per la presentazione in via esclusivamente telematica delle domande per gli 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal cosiddetto ‘decreto flussi’, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 26 gennaio scorso.
Decreto che disciplina la programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non stagionale nel territorio dello Stato.
Nell’ambito della quota massima indicata all’articolo 1, sono ammessi in Italia, per motivi di lavoro non stagionale e di lavoro autonomo, i cittadini non comunitari entro una quota di 38.705 unità, comprese le quote da riservare alla conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato e per lavoro autonomo di permessi di soggiorno rilasciati ad altro titolo, di cui quota 30.105 ingressi per lavoro subordinato non stagionale nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale per cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria.
Sono inoltre ammessi in Italia, per motivi di lavoro subordinato stagionale, nei settori agricolo e turistico-alberghiero, i cittadini non comunitari residenti all’estero entro una quota di 44.000 unità, da ripartire tra le regioni e le province autonome a cura del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Tutte le domande – spiega online il Viminale- potranno essere presentate fino a concorrenza delle quote previste dal decreto o comunque fino al 31 dicembre 2023. La procedura richiede il possesso di un’identità Spid da parte di ogni utente.
“In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere, con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi”, rileva la Coldiretti, citando i dati Idos -Dossier Statistico Immigrazione-.
Attualmente -però- non esiste una suddivisione delle quote di ingresso a livello territoriale.
Sulla base delle esperienze degli ultimi anni, la Coldiretti indica che le regioni in cui si concentreranno le richieste di ingresso sono le stesse nelle quali si concentrano le coltivazioni stagionali che richiedono un grande impegno di manodopera.
Fra queste ci sono il Trentino, soprattutto per la raccolta delle mele, il Veneto per la raccolta degli ortaggi, il Friuli Venezia Giulia per la preparazione delle piantine di vite per i nuovi impianti, e la Campania per la coltivazione del tabacco e del pomodoro destinato alla trasformazione industriale.
Anche la Confagricoltura indica una “crescita elevata” della manodopera in agricoltura di origine extracomunitaria, che rappresenta circa il 70% dei lavoratori.
Tra i Paesi di provenienza predomina l’Africa, con Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera non comunitaria proveniente dell’Est Europa, in particolare da Albania e Macedonia, e poi dall’Asia, con India e Pakistan.
Sebbene gli arrivi attesi quest’anno superino quelli del 2022, per le organizzazioni agricole non sono comunque sufficienti rispetto alla domanda.
« Nelle campagne sarebbero necessari almeno centomila giovani», rileva il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. «E’ una necessità»- prosegue – «da affrontare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge».
Centomila è anche la cifra indicata dalla Confagricoltura, che da tempo ha chiesto una revisione del decreto flussi e secondo la quale, «malgrado l’aumento, rispetto allo scorso anno, delle quote del Decreto flussi, nelle aziende agricole mancheranno ancora lavoratori sufficienti per le operazioni tardo primaverili ed estive».
«Occorre almeno il triplo di manodopera disponibile e adeguatamente qualificata» afferma Massimiliano Giansanti , Presidente dell’organizzazione agricola.
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