Appalti pubblici: nel 2025 scatta il BIM obbligatorio.
A partire dall’1 gennaio 2025, il Building Information Modeling, indicato con la sigla BIM, sarà indispensabile per tutti i lavori pubblici che riguardano la costruzione, la ristrutturazione e la manutenzione che superano la cifra di 1 milione di euro. È un cambiamento che rappresenta una trasformazione importante nel settore edile del nostro Paese, che si avvia verso un futuro sempre più caratterizzato dal digitale.
Cos’è il BIM e perché è importante
Dal 2025, l’uso del BIM (Building Information Modeling) diventerà obbligatorio negli appalti pubblici in Italia, segnando un passo importante verso la digitalizzazione del settore edile. Oltre ai requisiti fondamentali già in essere, come ad esempio il possesso dell’attestazione SOA, documento che certifica l’idoneità tecnica e finanziaria per partecipare agli appalti (le categorie e le classifiche SOA sono verificabili nel sito ufficiale di SOA Semplice), con l’introduzione di questo obbligo ci sarà dunque una novità dal punto di vista burocratico per le aziende.
Il BIM è una metodologia collaborativa che permette di creare un modello digitale in tre dimensioni di un’opera edile. Nel modello sono comprese tutte le informazioni necessarie, sia per quanto riguarda le caratteristiche geometriche che quelle funzionali e strutturali. Il BIM consente di avere a disposizione una copia a tutti gli effetti digitale dell’opera.
È uno strumento utile per la progettazione, ma anche per simulare e gestire l’edificio lungo tutto il suo ciclo di vita. Per adattarsi a queste nuove norme, le imprese hanno la necessità di investire in infrastrutture tecnologiche e in software specializzati, oltre che in formazione per il personale.
Il contesto normativo in riferimento all’obbligo del BIM
L’introduzione del BIM obbligatorio è stabilita dal Nuovo Codice Appalti, nello specifico dall’articolo 43 comma 1, che indica la necessità dell’uso del BIM per tutti i progetti pubblici che hanno un valore pari o superiore a 1 milione di euro, a partire dal 2025.
I requisiti dell’obbligatorietà del BIM fanno riferimento sia ai progetti di nuova costruzione che ad interventi su edifici che già esistono. L’obbligo non è esteso a progetti che hanno importi più bassi di 1 milione di euro e alle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria.
È da ricordare, però, che, se un progetto è stato realizzato in una fase iniziale con strumenti di gestione digitale, anche le manutenzioni straordinarie possono rientrare nell’obbligo del BIM. Il percorso dell’introduzione del BIM obbligatorio è stato comunque graduale nel tempo, perché dal 2019 la norma è stata prevista per opere oltre i 100 milioni di euro, dal 2020 per progetti che superano i 50 milioni di euro, dal 2022 per lavori oltre i 15 milioni di euro e dal 2023 per opere con somme oltre i 5,35 milioni di euro.
L’obiettivo di queste normative è quello di promuovere la digitalizzazione nel settore edile, apportando miglioramenti nell’efficienza e nella qualità di tutte le fasi di progettazione e di realizzazione delle opere pubbliche.
Le fasi del BIM nei processi di appalto
Il BIM sarà integrato nelle diverse fasi dei processi di appalto. Guiderà tutti i passaggi dal progetto iniziale fino ai disegni esecutivi. Il BIM sarà essenziale anche nella valutazione delle offerte e aiuterà nella gestione del cantiere, nel controllo dei costi e nella pianificazione delle attività. Anche dopo la costruzione, il BIM sarà fondamentale per la manutenzione e le ristrutturazioni successive.
Per essere pronti alla scadenza del 2025, le imprese che operano nel settore edile devono iniziare fin da questo momento ad adattarsi alle nuove norme. Si tratta di un aggiornamento tecnologico, ma anche di un cambiamento culturale nell’approccio ai progetti di costruzione e di manutenzione. Le imprese edili devono valutare le esigenze in maniera attenta e investire nelle tecnologie che consentiranno loro di gestire modelli BIM complessi in modo efficiente.
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