‘Ndrangheta, operazione contro la “nuova linea” di Scilla
18 finiscono in carcere, 4 ai domiciliari. Sequestrate 6 società
‘Ndrangheta, operazione contro la “nuova linea” di Scilla.
Altro duro colpo inferto alla ‘ndrangheta reggina. Questa mattina, al termine delle indagini coordinate dal Procuratore Giovanni Bombardieri, sono finite in manette 22 persone per associazione e concorso esterno mafioso, estorsione, rivelazione di segreto d’ufficio, detenzione e porto d’armi da fuoco, tentato omicidio e trasferimento fraudolento di valori.
L’operazione “Nuova Linea”, avviata nel 2021 dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, ha permesso di ricostruire gli affari della ‘ndrangheta nei territori di Scilla, Villa San Giovanni e Bagnara Calabra.
Confermato ulteriormente il ruolo della cosca “Nasone – Gaietti” di Scilla, già minata da diversi procedimenti penali come “Cyrano”, “Alba di Scilla” e “Lampetra”, al cui vertice, dopo pochi anni dal suo ritorno in libertà, sarebbe giunto uno degli indagati dell’operazione.
Il boss avrebbe dato vita ad una “nuova linea” di ‘ndrangheta, un nuovo assetto criminale a Scilla, ricevendo la benedizione e la consacrazione dalla potente cosca Alvaro di Sinopoli.
Questa svolta avrebbe poi generato una serie di contrasti tra i soggetti legati alla “nuova linea” e altri membri del clan – indicati come “quelli della piazza” – facenti capo a esponenti storici della cosca Nasone. In ballo la gestione delle estorsioni ai danni di diversi imprenditori e commercianti della zona.
Come se non bastasse, alla luce dei proficui rapporti con altre famiglie di ‘ndrangheta di Villa San Giovanni e di Bagnara Calabra, la “nuova linea” avrebbe avuto una notevole disponibilità di armi.
Le indagini, infine, avrebbero anche evidenziato l’ingerenza della ‘ndrangheta nella vita politica del Comune di Scilla.
Esponenti dei Nasone – Gaietti avrebbero messo in atto una manovra di trasferimento fraudolento di valori, agevolata dalla fitta rete di contatti con l’Amministrazione comunale, che avrebbe facilitato le concessioni demaniali a dei prestanome per la gestione di lidi balneari.
Il valore complessivo delle società e dei beni sequestrati dai Carabinieri è stimabile in circa 1 milione di euro.
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