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Migranti, la Commissione UE propone la lista dei Paesi sicuri: inclusi Egitto, Tunisia e Marocco.

La nuova lista mira a velocizzare le procedure di asilo con una valutazione in tre mesi per chi proviene da Stati con basso tasso di protezione. Prevista maggiore flessibilità e dinamicità.

Migranti, la Commissione UE propone la lista dei Paesi sicuri: inclusi Egitto, Tunisia e Marocco.

La nuova lista mira a velocizzare le procedure di asilo con una valutazione in tre mesi per chi proviene da Stati con basso tasso di protezione. Prevista maggiore flessibilità e dinamicità. 

La lista dei Paesi e i criteri adottati

La lista proposta nella giornata di ieri comprende Bangladesh, India, Egitto, Tunisia, Marocco, Colombia e Kosovo. A questi si aggiungono, in linea di principio, tutti i Paesi candidati all’adesione all’Unione Europea, esclusa l’Ucraina a causa della guerra in corso. Le valutazioni si basano su criteri precisi: un tasso medio di accoglimento delle domande d’asilo inferiore al 5%, l’elevato numero di richieste presentate e la presenza dei Paesi nelle liste nazionali già esistenti.

L’iniziativa, già anticipata dalla presidente Ursula von der Leyen, mira a uniformare l’applicazione del concetto di “Paese sicuro” a livello comunitario, supportando gli Stati membri nella gestione delle richieste di protezione internazionale.

Procedura accelerata: come funziona

Con la nuova procedura accelerata che può essere svolta alla frontiera o in zone di transito, i Paesi membri dell’UE potranno esaminare le richieste d’asilo provenienti dai Paesi designati entro tre mesi, dimezzando i tempi rispetto al regime standard di sei mesi. La misura è destinata a essere applicata alle persone provenienti da Stati in cui, mediamente, non più del 20% dei richiedenti ottiene protezione.

Secondo le stime della Commissione, il provvedimento potrebbe riguardare circa 200.000 delle 900.000 richieste d’asilo che l’UE riceve ogni anno. L’accelerazione non esclude il rispetto dei diritti fondamentali: ogni richiesta sarà comunque esaminata caso per caso, con la possibilità di ricorrere a un tribunale nazionale.

Un sistema flessibile e dinamico

La Commissione ha chiarito che la lista non è rigida: potrà essere aggiornata nel tempo, sia aggiungendo sia rimuovendo Paesi, a seconda dell’evolversi delle condizioni politiche e umanitarie. Inoltre, la designazione di “Paese sicuro” può essere accompagnata da eccezioni: uno Stato può essere ritenuto sicuro in generale, ma non per determinate regioni o categorie di persone, come donne, minoranze etniche, religiose o sociali.

Tale impostazione riflette anche una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, che aveva messo in discussione la generalizzazione contenuta nel Protocollo Italia-Albania, sottolineando l’obbligo di valutazioni contestuali e individuali.

L’iter legislativo e il ruolo degli Stati membri

La proposta dovrà ora passare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio. L’elenco, una volta approvato, diventerà vincolante per tutti gli Stati membri, anche per quelli che non hanno incluso uno dei sette Paesi nella propria lista nazionale. Tuttavia, è previsto che un Paese escluso dall’elenco europeo possa ancora essere considerato sicuro a livello nazionale, salvo opposizione della Commissione entro due anni.

La Commissione ha escluso che il Parlamento o il Consiglio possano aggiungere altri Paesi alla lista senza una specifica valutazione tecnica da parte della stessa Commissione. È invece possibile che vengano rimosse delle nazioni già incluse, sempre sulla base di elementi oggettivi e aggiornati forniti da agenzie competenti come l’UNHCR, l’Agenzia europea per l’asilo e il Servizio europeo per l’azione esterna.

La reazione dei governi europei

Il governo italiano ha accolto con favore l’iniziativa. La premier Giorgia Meloni ha espresso “grande soddisfazione”, sottolineando come la proposta della Commissione confermi la validità dell’approccio italiano e, in particolare, del Protocollo siglato con l’Albania. Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito la misura “un successo politico e operativo”, evidenziando che la presenza nella lista di Paesi come Egitto, Tunisia e Bangladesh riflette pienamente le richieste avanzate da Roma.

Un passaggio chiave verso il Patto per le migrazioni

Il Patto europeo per le migrazioni e l’asilo entrerà formalmente in vigore nel giugno 2026, ma la Commissione ha deciso di anticiparne l’applicazione per alcuni aspetti cruciali, come appunto la designazione dei Paesi sicuri e la soglia del 20%. L’obiettivo è contribuire a smaltire l’arretrato delle domande di asilo nei vari Stati membri e promuovere una gestione più efficiente e coordinata del fenomeno migratorio a livello europeo.

In un contesto in cui la pressione migratoria rimane alta e le divisioni politiche sul tema sono forti, la proposta della Commissione rappresenta un tentativo concreto di rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri, tutelando al tempo stesso i diritti fondamentali dei richiedenti asilo. Un equilibrio complesso, ma oggi più che mai necessario.

Migranti, la Commissione UE propone la lista dei Paesi sicuri: inclusi Egitto, Tunisia e Marocco.

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