Foggia, arrestato il latitante Leonardo Gesualdo: blitz dei Carabinieri del GIS. Era tra i più pericolosi d’Italia
Blitz all’alba dei Carabinieri del GIS: catturato a Foggia Leonardo Gesualdo, 39 anni, boss della “Società foggiana” e latitante da cinque anni. Condannato per associazione mafiosa, era tra i criminali più pericolosi d’Italia.
Foggia, arrestato il latitante Leonardo Gesualdo: blitz dei Carabinieri del GIS. Era tra i più pericolosi d’Italia.
All’alba di oggi, i Carabinieri del Gruppo di Intervento Speciale (GIS) hanno catturato a Foggia Leonardo Gesualdo, 39 anni, considerato uno degli esponenti di spicco della “Società foggiana”, l’organizzazione mafiosa radicata nel territorio da decenni.
Gesualdo era latitante da oltre cinque anni ed era inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno, ricercato per associazione di tipo mafioso.
L’operazione, scattata all’alba, rappresenta uno dei colpi più significativi inferti negli ultimi mesi alla criminalità organizzata pugliese.
Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, guidata dal procuratore Roberto Rossi, l’azione è stata condotta dopo mesi di indagini serrate da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, che sono riusciti a localizzare il nascondiglio in cui il boss viveva da tempo sotto falsa identità.
Il blitz all’alba: irruzione nel covo e resa senza resistenza
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, il blitz è scattato nelle prime ore del mattino.
I reparti speciali dell’Arma, seguendo le procedure operative tipiche delle Unità d’Intervento Speciale di Polizia, hanno fatto irruzione in un edificio alla periferia della città, dove Gesualdo si era rifugiato.
L’azione, rapida e silenziosa, è stata accompagnata dalle esplosioni controllate utilizzate per forzare l’accesso. Sorpreso nel sonno, il latitante non ha opposto resistenza e si è arreso immediatamente agli uomini del GIS.
Nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti:
- una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, con caricatore inserito e sei colpi pronti all’uso;
- diverse migliaia di euro in contanti;
- documenti di identità falsi, utilizzati per sfuggire ai controlli durante la latitanza.
Il 39enne è stato condotto in caserma per le procedure di identificazione e sarà trasferito in un istituto penitenziario di massima sicurezza.
Un boss della “Società Foggiana”
Leonardo Gesualdo era considerato un elemento di spicco della batteria “Moretti–Pellegrino–Lanza”, una delle tre principali articolazioni della Società foggiana, il sistema mafioso che da anni controlla racket, estorsioni e traffici illeciti nel capoluogo dauno.
Secondo gli investigatori, Gesualdo aveva un ruolo chiave nella gestione degli affari del clan e nel mantenimento della “cassa comune”, il fondo attraverso cui l’organizzazione finanziava stipendi agli affiliati, spese legali per i detenuti e attività di supporto alle famiglie dei membri arrestati.
La latitanza di Gesualdo era iniziata nel novembre 2020, quando si era sottratto a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito dell’operazione “Decima Bis”, prosecuzione diretta dell’inchiesta “Decima Azione” condotta dalla DDA di Bari.
Nell’ambito di quel procedimento, Gesualdo era stato condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa.
L’operazione “Decima Bis”: il sistema del potere mafioso foggiano
L’indagine “Decima Bis” ha permesso di ricostruire con dovizia di dettagli la struttura interna, le dinamiche di potere e le attività criminali delle tre batterie della Società foggiana, da tempo contrapposte tra loro — anche se a fasi alterne — per il controllo del territorio e degli affari illeciti.
Secondo gli inquirenti, i clan si spartivano aree di influenza legate a estorsioni, usura, traffico di droga e gestione degli appalti, mantenendo un equilibrio instabile garantito da regole ferree di appartenenza e dal rispetto della “cassa comune”, un vero e proprio tesoro di guerra che assicurava liquidità all’organizzazione.
Le indagini avevano anche evidenziato il ruolo crescente di nuove generazioni di affiliati, in grado di combinare metodi mafiosi tradizionali e logiche imprenditoriali per infiltrarsi nell’economia locale.
La latitanza di cinque anni: fughe, silenzi e false identità
Per oltre cinque anni Gesualdo era riuscito a sottrarsi alla cattura grazie a una rete di fiancheggiatori e coperture locali.
Viveva in un edificio isolato alla periferia di Foggia, dove conduceva una vita apparentemente anonima. Gli investigatori hanno documentato i suoi spostamenti grazie a intercettazioni, pedinamenti e sorveglianza elettronica, fino alla localizzazione definitiva del rifugio.
Secondo quanto emerso, Gesualdo avrebbe fatto uso di documenti falsi per affittare immobili e spostarsi in modo occasionale, evitando contatti diretti con i membri del clan per non attirare sospetti.
L’uomo, definito dagli inquirenti “un criminale di vecchia scuola ma con mentalità moderna”, rappresentava un simbolo della continuità mafiosa nella provincia di Foggia, nonostante i numerosi arresti avvenuti negli ultimi anni.
Un successo investigativo dello Stato
L’arresto di Leonardo Gesualdo rappresenta un successo operativo e simbolico per l’Arma dei Carabinieri e per la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
Dopo anni di indagini e di lavoro sul territorio, la cattura di uno dei più pericolosi esponenti della Società foggiana conferma l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità organizzata pugliese, considerata da tempo una delle più violente e radicate del Sud Italia.
Le indagini proseguono ora per individuare la rete di fiancheggiatori e basisti che hanno permesso a Gesualdo di restare nascosto così a lungo.
Fonti investigative sottolineano che il blitz di oggi non segna solo la fine di una latitanza, ma anche un nuovo punto di partenza nella lotta contro la mafia foggiana, la cui capacità di rigenerarsi è ancora al centro dell’attenzione della DDA.
Reazioni e commenti istituzionali
Dalla Procura di Bari è arrivato un messaggio di soddisfazione per la riuscita dell’operazione.
Il procuratore Roberto Rossi ha dichiarato che “l’arresto di Gesualdo è il risultato di una collaborazione costante tra magistratura e forze dell’ordine, che conferma l’efficacia del lavoro di squadra nel contrasto alle organizzazioni mafiose locali”.
Anche il Ministero dell’Interno ha espresso apprezzamento per l’azione del GIS, definendo la cattura “un segnale importante dello Stato che non arretra davanti alla criminalità organizzata, ma continua a perseguire con fermezza ogni latitante”.
Un segnale forte dello Stato a Foggia
Negli ultimi anni la provincia di Foggia è stata teatro di numerosi episodi di violenza mafiosa, tra omicidi, attentati dinamitardi e racket ai danni di imprenditori.
L’arresto di Gesualdo, dopo cinque anni di latitanza, rappresenta un colpo durissimo per la “batteria Moretti–Pellegrino–Lanza”, e un messaggio chiaro ai clan ancora attivi: lo Stato non dimentica e arriva sempre.
Il blitz di questa mattina segna così un nuovo capitolo nella lunga lotta dello Stato contro la mafia foggiana, che continua a essere una delle priorità investigative della Direzione Nazionale Antimafia.
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