Monza, collaborazione tra i Musei Civici e la Scuola Task di Kyoto
Monza, per il terzo anno consecutivo i Musei Civici di Monza proseguono la collaborazione con la Scuola TASK di Kyoto (Traditional Arts Super College of Kyoto) con una mostra che indaga sul rapporto tra arte e artigianato, tradizione e sperimentazione. A confronto, due realtà didattiche e formative per certi versi simili ma anche così diverse, la scuola TASK di Kyoto, caposaldo del mantenimento delle antiche e raffinate tecniche artigianali della secolare tradizione giapponese, e l’Istituto Superiore Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, attivo in Villa Reale tra le due Guerre, perfetta sintesi del connubio tra talento artistico e pratica artigianale.
Mantenimento della Tradizione da una parte – la scuola TASK Kyoto – che diventa solo un dato di partenza dall’altra – ISIA di Monza – per poi arrivare al suo superamento grazie alla capacità inventiva dei maestri che si sono avvicendati nell’insegnamento all’ISIA, personalità rilevanti che hanno spesso dato corpo a uno sbilanciamento verso l’arte più che all’artigianato.
In mostra, per la parte dedicata alla scuola giapponese, la sapiente maestria dei giovani allievi del corso superiore della TASK di Kyoto è evidenziata da una rassegna fotografica dei lavori realizzati lo scorso anno, mentre alcuni pezzi in esposizione sono testimoni dell’arte della lavorazione della ceramica impartita nella scuola negli ultimi anni.
Per la parte dedicata all’ISIA, sono stati selezionati alcuni pezzi del repertorio decorativo, – lascito della scuola ai Musei Civici di Monza -, tra cui le cospicue donazioni di Ugo Zovetti e Luca Crippa, e il mosaico di piastrelle “Partenza del legionario” di Salvatore Fancello, esposto in occasione della VI edizione della Triennale di Milano del 1936 e proposto per la prima volta nelle sale del Museo.
“Le importanti opere dell’ISIA in mostra” – chiosa l’Assessore alla Cultura Massimiliano Longo – sottolineano le affinità e le differenze con il repertorio artistico della scuola TASK Kyoto: due mondi distanti geograficamente, con stili, culture e filosofie diverse, ma che hanno avuto e hanno margini di contaminazione da scoprire e da inventare.”
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