Modena: “Riccardo III” di Kriszta Székely al Teatro Storchi
dal 3 al 7 maggio
Modena: “Riccardo III” di Kriszta Székely al Teatro Storchi.
Riccardo III da sempre affascina per la sua dimensione violenta, manipolatoria e solitaria; il duca di
Gloucester è senza dubbio uno dei cattivi più iconici del repertorio shakespeariano. La giovane e affermata regista ungherese Kriszta Székely, artista associata al Teatro Stabile di Torino, si confronta con questa figura letteraria così imponente.
Lo spettacolo, prodotto da Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano e Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, arriva al Teatro Storchi di Modena dal 3 al 7 maggio (mercoledì, giovedì e venerdì alle 20.30, sabato 19.00 e domenica 16.00).
In occasione della replica di sabato 6, ERT / Teatro Nazionale organizza Vengo anch’io! Laboratori
creativi per bambini mentre i genitori sono a teatro: il Centro La Fenice conduce alle 19.00 nel ridotto
del Teatro un laboratorio di movimento e danza per i più piccoli dai 6 ai 12 anni.
Per Kriszta Székely, questo dramma, attraverso le azioni estreme e radicali del protagonista, racconta
l’ascesa inarrestabile di un uomo, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e buio abisso che si
spalanca oltre il potere stesso.
Riccardo III, qui interpretato da Paolo Pierobon, con le sue contraddizioni, la sua intelligenza pericolosa, lesue capacità attoriali, la sua sofferenza esposta e usata come forma di coercizione per confondere gli altri, è la metafora perfetta della necessità del potere di blandire le coscienze per ottenere risultati spesso effimeri.
In una dimensione internazionale così complessa, dominata da rigurgiti nazionalisti, intolleranza religiosa, razzismo, il dramma di Shakespeare si staglia per la sua drammatica attualità. Riccardo III seduce come un basilisco, con la pura forza dell’autostima concentrata in uno sguardo. Non è un capro espiatorio, ma insinua la sua volontà senza che le sue vittime riescano a sottrarsi, lo seguono alleati traditi e spossessati.
Cosa spinge le persone a cadere nelle mani di un tiranno? Perché non ci si sottrae collettivamente alla
violenza e alla sopraffazione? Perché la sfrenatezza è affascinante, e perché solo pochi riescono a
resistervi? Sono domande vicine al nostro tempo, come tutte le esplorazioni dell’umano che troviamo
inoltrandoci nelle pagine del grande autore inglese. «I suoi drammi – suggerisce il critico, scrittore e storicostatunitense Stephen Greenblatt – sondano i meccanismi psicologici che conducono una nazione a
dimenticare i propri ideali e persino il proprio interesse personale. Perché qualcuno, si chiede Shakespeare, dovrebbe appoggiare un leader paurosamente inadatto a governare, una persona pericolosa e impulsiva, malvagia e subdola, o indifferente alla verità?».
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