fbpx
CAMBIA LINGUA

Il “Barocco Festival” a Lecce per inaugurare il nuovo organo della Chiesa di Sant’Anna

Un programma di carattere improvvisativo con musiche di Strozzi, Frescobaldi, Greco e Scarlatti, eseguite da Cosimo Prontera

Il “Barocco Festival” a Lecce per inaugurare il nuovo organo della Chiesa di Sant’Anna.

Il “Barocco Festival Leonardo Leo”, domenica 17 settembre, alle ore 20.30, approda a Lecce, nella chiesa di Sant’Anna, con il concerto per organo “Le improvvisazioni scritte. Toccate, partite e diferencias”, che presenta un programma di carattere improvvisativo con musiche di Strozzi, Frescobaldi, Greco e Scarlatti, eseguite da Cosimo Prontera.

Il concerto, con il quale si inaugura il nuovo organo della chiesa leccese, mette in focus i secoli XVII e XVIII nei quali la pratica dell’improvvisazione era utilizzata per la parte dell’accompagnamento ma consentiva anche al musicista di abbellire e arricchire il tema. Il partimento, ad esempio, era una traccia scritta su un solo pentagramma sulla quale il musicista esperto improvvisava un brano per tastiera.

Il momento musicale è preceduto dal saluto di Giuseppe Capoccia, presidente dell’associazione “Antonio Pignatelli”, e dagli interventi del critico musicale, Eraldo Martucci, e del costruttore dello strumento, Nicola Canosa.

È nel periodo barocco che l’improvvisazione trova il suo apogeo in quanto spesso presente come parte integrante della struttura armonica e melodica degli stili dell’epoca. In particolare, dal ‘600 al ‘750, con lo sviluppo del basso continuo e le tecniche di ornamentazione tra cui la coloratura e la diminuzione, l’improvvisazione conosce il massimo grado di espressione. Gli ornamenti permettevano di decorare, aggiungere, variare e abbellire una particolare linea melodica, ed erano codificati attraverso una serie di simboli espressamente previsti e indicati dal compositore e lasciati all’estro dell’interprete. I preludi, le toccate, le fantasie, le fughe sono la testimonianza di quanto l’improvvisazione fosse centrale in quella lunga fase della storia della musica.

Cosimo Prontera

Grandi clavicembalisti e organisti dal XVI al XVIII secolo furono maestri dell’arte improvvisativa. Tra questi Domenico e Giovanni Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Dietrich Buxtehude e Johann Sebastian Bach: capitava spesso di assistere a gare di improvvisazione come quelle fra Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi, oppure tra Domenico Scarlatti e Georg Friedrich Haendel.

Si narra che vi partecipasse anche il giovane Ludwig van Beethoven, pianista a Vienna. A questo florido periodo di grande interesse e sviluppo dell’improvvisazione, seguì quello del tardo barocco nel quale fu imposto alla musica un sistema teorico formalizzato di regole e leggi che gradualmente soffocò l’idea di libertà alla base della pratica improvvisativa. A tal proposito il musicologo Ernst Thomas Ferand scrive: “Essi cercavano di annullare almeno in parte l’impulso verso l’improvvisazione; un’arte creativa di abbellimento, stimolata dall’ispirazione del momento, viene sostituita da un meccanicismo razionalistico che tende alla scelta e alla conveniente utilizzazione di formule riduttive già pronte per l’uso”.

La pratica dell’improvvisazione organistica rivestiva una rilevanza speciale all’interno delle chiese e dei contesti liturgici. Gli organisti dell’epoca erano ritenuti maestri dell’improvvisazione e spesso erano chiamati a mostrare le loro abilità attraverso una varietà di tecniche e stili. Uno dei tipi più comuni di improvvisazione organistica era il preludio. Gli organisti spesso improvvisavano preludi elaborati all’inizio dei servizi religiosi con lo scopo di creare un’atmosfera appropriata per il culto e introdurre l’ascoltatore alla musica liturgica. Gli organisti potevano sviluppare i preludi basandosi su schemi armonici, creando variazioni e adottando elementi di virtuosismo.

Le fughe richiedevano una conoscenza approfondita del contrappunto e gli organisti in molti casi improvvisavano variazioni su melodie religiose familiari, come i canti liturgici. Anche i versetti erano una forma di improvvisazione, con la quale gli organisti sviluppavano diverse versioni di un tema o di una melodia in modo da poter essere utilizzate durante diverse parti del rito religioso. In ogni caso, l’organista era chiamato a espremere tutte le sue abilità, attraverso passaggi veloci, arpeggi, scale e altre tecniche virtuose, al fine di creare atmosfere adeguate ai successivi momenti della liturgia, dalla preparazione alla conclusione. Ciò richiedeva una padronanza della pratica sia dal punto di vista tecnico che espressivo.

chiesa sant anna

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×